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Storie di donne, letteratura di genere/ 402 – Di Luciana Grillo

Stefania Colombo, «La principessa ballerina» – È uno straordinario romanzo che si appoggia alla storia, ma vola alto, come i versi di Menico che viaggiano nell’etere

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Titolo: La principessa ballerina
Autrice: Stefania Colombo
 
Editore: Morellini 2021
Collana: Varianti
 
Pagine: 144, Brossura
Prezzo di copertina: € 14,90
 
Due navi furono progettate e realizzate contemporaneamente nei Cantieri Navali di Riva Trigoso, la Principessa Jolanda e la Principessa Mafalda.
Era l'autunno del 1907.
La prima affondò al momento del varo, tra lo sconcerto generale, mentre un bambino dai riccioli biondi, Domenico, scivolò su uno scoglio e morì.
La seconda nave fu varata un anno dopo e... Va tutto bene, ma ondeggia, ondeggia così tanto che la chiameranno «Ballerina».
 
Solca l'oceano, congiunge Italia e Argentina o New York, trasportando «azzimati viaggiatori di prima classe...coperti da costosi cappotti e rintanati nel salone da ballo».
Con loro ci sono anche i passeggeri di terza classe, a cui la pubblicità non rivolge alcun messaggio, sono solo zavorra, come i migranti che anche oggi solcano il nostro mare che «può ascoltare le briciole delle loro vite senza dover tendere troppo l'orecchio».
Su questo piroscafo ballerino viaggiano personaggi illustri, Marconi e Pirandello e Toscanini, poi la prima guerra mondiale impone uno stop ai viaggi perché la nave deve servire la patria.
Intanto Ungaretti canta la sua guerra, i suoi soldati...
 
A Riva Trigoso nasce un fratellino di Domenico, il piccolo Menico, dal carattere deciso e dai capelli scuri.
Alla fine del conflitto, la Principessa Mafalda riprende a congiungere le due coste dell'Oceano, ma al cantiere mancano molti operai: alcuni non torneranno più a casa, altri sono rientrati gravemente segnati.
Menico è troppo esile per andare a lavorare in cantiere, e viene impiegato a Sestri Levanti per riparare le reti dei pescatori.
Vorrebbe navigare, il ragazzo cocciuto, ma la mamma ha paura di perdere anche lui che si rifugia nella lettura delle poesie, quando riesce a strappare furtivamente e a nascondere in tasca qualche pagina dei libri che sfoglia in libreria. Insieme al soldato Giuseppe, legge il ligure Eugenio, poi, «nel maggio del 1925 però / sul giornale appare il / Manifesto degli intellettuali antifascisti».
 
Compra il giornale, «lo conserva gelosamente», fa suoi i versi di Montale che sente vicini: codesto solo oggi possiamo dirti,/ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, ascolta i consigli che i suoi insegnanti danno ai genitori: «Menico deve poter studiare... Ma Menico non vuole fare il maestro. Legge tanto ma parla poco...l'università è un altro paio di maniche: è qualcosa creato per i ricchi di prima classe del Principessa Mafalda, non per loro. E poi il professare parla di letteratura. Mica si mangia, la letteratura... Menico sa scrivere correttamente..., se vuole scrivere che lo faccia, senza bisogno di spendere altri soldi».
 
Menico di notte è a Sestri con i pescatori, di giorno in spiaggia, dove incontra le mademoiselles che arrivano dalla Francia: Menico cerca parole poetiche e le osserva, custodisce accuratamente un piccolo carillon che trova sulla sabbia, ascolta la musica, (forse) si innamora, una delle ragazze lo bacia e corre via. Si incontrano ancora, apparentemente per caso, lei si chiama Elise.
Menico vuole diventare adulto, indipendente, vuole conquistare Elise, va al porto di Genova e si imbarca sulla Principessa Mafalda, con un libro di poesie di Rimbeau che gli ha dato in prestito il libraio.
 
L'11 ottobre 1927 la nave salpa e in sala macchine c'è Menico.
Ci sono contrattempi e piccole riparazioni da fare, si parte in ritardo, dopo aver pensato che sarebbero stati trasferiti tutti su una nave più nuova, la Giulio Cesare.
Menico frequenta la sala dei radiotelegrafisti, subisce il fascino delle parole, di un alfabeto fatto di punti e linee, racconta, mentre Francesco lo ascolta e prevede per lui un futuro da poeta: «...ma scrivi poesie corte, così potrai inviarmele grazie al telegrafo anche mentre sarò in viaggio. E se saranno belle, trasmetterò le tue poesie nell'etere fino a riempire il cielo...»
Tra qualche tappa e molti rollii, la storia si avvia a conclusione.

L'autrice ci fa vivere minuto per minuto quel maledetto 25 ottobre, quando la Principessa Mafalda ballerà in fondo al mare.
Questo è uno straordinario romanzo che si appoggia alla storia, ma vola alto, come i versi di Menico.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

Nota personale: forse anche mia madre ha viaggiato sulla Principessa Mafalda, certamente mio nonno. Io invece sono stata sulla Giulio Cesare in viaggio di nozze, da Montevideo a Genova. Settembre 1971.


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