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Storie di donne, letteratura di genere/ 409 – Di Luciana Grillo

Daniela Larentis, «Destini oltre il mare» – Il nuovo romanzo della collega che, con passione, ama riflettere sull’importanza delle più diverse espressioni artistiche

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Titolo: Destini oltre il mare
Autrice: Daniela Larentis
 
Illustratore: Matteo Boato
Editore: Reverdito, 2022
 
Pagine: 160, illustrato, Brossura
Prezzo di copertina: € 16,50
 
Credo di aver letto quanto Daniela Larentis ha pubblicato fino ad oggi, perciò posso affermare con convinzione che Destini oltre il mare è un romanzo che conferma le capacità espressive dell’autrice e ne rivela una maturità compiuta.
È un romanzo adatto a lettrici e lettori maturi, ma sicuramente anche ad adolescenti che potrebbero immedesimarsi nei protagonisti e condividere le loro ansie e i loro dolori, le malinconie e i primi amori.
Potrebbe essere un’ottima lettura scolastica, perché inviterebbe i giovani studenti a conoscere Paesi lontani, storie e civiltà diverse dalle nostre e situazioni difficili che attualmente sono raccontate spesso in modo superficiale, come accade quando si parla di migranti, di barconi, di naufragi.
 
La storia è interessante, l’argomento affrontato è frutto di studio accurato, di conoscenza approfondita del mondo africano e dei problemi con cui le popolazioni si confrontano.
I temi scelti sono straordinariamente attuali: il cambiamento climatico («il terreno è sempre più duro, mentre nella stagione della pioggia si abbattono sulla zona terribili inondazioni con conseguenze nefaste»), i lunghi viaggi della speranza («Getta un ultimo sguardo verso quei volti familiari, registra il movimento ritmico di mani che lo salutano… l’idea sarebbe quella di andare in Algeria, transitando da Tamanrasset verso DebDeb, non lontano dal confine che unisce Algeria, Tunisia e Libia, e di entrare poi in territorio libico dirigendosi a Gadames; da lì raggiungere Kabaw per poi puntare verso Zuwara, il punto di imbarco da dove potranno salpare verso l’isola di Lampedusa, in Italia»), il rapporto dell’uomo con la natura («la loro è una vita semplice e dura… L’uomo bianco sta alterando l’equilibrio naturale del pianeta… così sono sempre più frequenti le dispute fra le diverse etnie per il controllo delle poche risorse disponibili… La deforestazione è un atto criminale… solo chi non ha rispetto per il pianeta e per tutte le forme di vita, chi non vive un rapporto simbiotico con la natura può compiere azioni del genere… I Dogon non parlano molto, sono esseri silenziosi che attribuiscono un grande peso alle parole. ..sono custodi della biodiversità…»), la presenza dell’uomo bianco che «sta rubando le nostre terre… non ringrazia. Prende… è individualista, non è nella sua natura agire per il bene comune», la vita delle donne nei villaggi...
 
I protagonisti sono due fratelli del Mali, Sekou e Naninju, entrambi partiti in tempi diversi dalla loro terra, che sperano di ritrovarsi e di vivere in un mondo migliore, entrambi provati dal viaggio e dal naufragio, in seguito al quale sono rimasti soli.
Diverso il loro destino, Sekou gira l’Europa lasciando il segno grafico nelle città in cui passa, Naninju adottata da una coppia affettuosa, due medici senza figli che la comprendono, la sostengono, la amano, va a scuola, frequenta il mondo dei bianchi ma all’amico Federico confessa: «Con gli altri ho la percezione di essere sempre soppesata…si crea sempre una distanza difficile da colmare».
 
Pensieri profondi, parole importanti, «le parole illuminano, le parole celano» per Naninju, «poche parole ma potenti… Nel suo villaggio aveva imparato il valore dell’essenzialità, a non sprecare le parole», secondo Sekou che «ora vive in un luogo dove non c’è più spazio per l’ascolto, tutti scaricano addosso agli altri fiumi di parole vuote… Quando viveva sull’altopiano non si sentiva mai solo, non provava mai quel senso di inquietudine e di abbandono che prova da molti anni, da quando ha lasciato la sua terra».
 
Vorrei ancora scrivere di Federico e del rapporto complesso con suo padre, vorrei raccontare la conclusione di questa vicenda, ma lascio a lettrici e lettori il gusto di scoprire come va a finire… preferisco concludere con il pensiero che «siamo tutti migranti, solo che molti non sanno di esserlo... In un mondo di parole infinite il silenzio dice molte più cose interessanti e meno vuote di qualsiasi discorso impegnato…».
E così mi fermo, in un silenzio ricco di emozioni, raccontate con sensibilità da Daniela Larentis, curatrice per questa testata della rubrica «Pensieri, parole, arte», letta con passione da chi ama riflettere sull’importanza della parola scritta, delle riflessioni, delle più diverse espressioni artistiche.

E, a proposito di espressioni artistiche, mi sembra doveroso aggiungere che il romanzo è impreziosito dalle illustrazioni di Matteo Boato che, con il suo stile rigoroso e immediato, segue le vicende dei protagonisti dando loro un peso visivo che li rende davvero indimenticabili.
 
Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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