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Storie di donne, letteratura di genere/ 429 – Di Luciana Grillo

Nicoletta Campanella, Rita Oliva e altri, «La vie en roses - Rose Tè - Patrimonio di domani» – Dame, giardinieri, ibridatori… invito a immergersi fra queste pagine

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Titolo: La Vie en Roses - Rose Tè - Patrimonio
di Domani


Autrici
: Nicoletta Campanella, Rita Oliva e altri

Editore: Nicla Edizioni 2020
 
Pagine: 372, illustrate, brossura
Prezzo di copertina: € 32

Ci sono libri che si sfogliano, libri che si leggono, libri che si guardano con occhi speciali perché alle parole si aggiungono straordinarie fotografie di fiori, giardini, ritratti, stampe, paesaggi… È il caso di questa affascinante pubblicazione che ci fa vedere bellissime rose storiche «con quel certo fascino d’epoca, esaltato dalle delicate tonalità pastello».
Queste rose tè sono arrivate nei primi decenni del 1800 in Europa dalla Cina, viaggiando a bordo delle navi della Compagnia delle Indie Orientali insieme ai sacchi di tè, sono diventate le rose da giardino per eccellenza e sono state ideale modello per pittori che le dipingevano su biglietti augurali, come ad esempio il famoso doganiere Rousseau.
 
La regina Vittoria, di cui si legge l’arrivo a Kensington per essere proclamata regina, aveva solo sedici anni, era consapevole della sua inesperienza, sapeva «che una sovrana deve vivere soprattutto per gli altri» e riuscì a capire «il bisogno di un simbolo della potenza inglese, dei valori morali del suo tempo, dello straordinario destino dell’Inghilterra. Quel simbolo era rappresentato dalla corona che posava sul suo capo…».
Le rose tè «illuminarono il cielo della Golden Age di Vittoria»; coltivate inizialmente sulla Riviera francese, amate da Josephine Bonaparte, apprezzate da William Robinson – artefice di una vera e propria rivoluzione estetica – le rose tè dimostrano che anche in un clima meno favorevole possono crescere e «sono migliori se lasciate crescere da sé».
 
È seguito poi un certo declino fin quando il redattore della rivista inglese The Rose, L. Arthur Wyatt, non intuisce lo sviluppo di un certo interesse per questa varietà di rose, per cui si dimette dalla rivista nel 1969 e insieme ad altri appassionati botanici cerca nei cinque continenti le varietà di cui non si hanno più notizie.
Così, sorprendentemente, scopre che sono ancora coltivate, persino nei luoghi dal clima piuttosto rigido, dove si mescolano armoniosamente rose antiche e rose moderne.
 
La ricerca delle autrici di questo volume ci porta in Toscana, ci fa entrare nella Società toscana di Orticultura di Firenze, di nuovo in Inghilterra per il Giubileo d’oro della Regina di Vittoria e per altri Garden Party a cui erano invitati anche nobili indiani.
E sugli abiti della regina, ricamati in argento, brillavano rose, cardi e trifogli, mentre nascevano i giardini inglesi che meravigliavano gli ospiti e che sarebbero stati imitati in tante parti del mondo.
 
Anche sulla costa francese si diffondono giardini lussureggianti, apprezzati dai numerosi villeggianti e salutati dalla regina Vittoria che, partendo da Nizza nel 1899, scrisse: «Ahimé! Il mio ultimo affascinante viaggio in questo paradiso della natura, che mi rattrista lasciare. Mi dispiace tornare al nord senza sole, ma sono molto grata per tutto quello che ho goduto qui».
Naturalmente, per rappresentare al meglio l’epoca, il libro è arricchito da un bell’apparato iconografico, vediamo le dame e i loro abiti, gli accessori, i giochi e i cavalli… e un mare di rose.
 
E si continua così, di pagina in pagina, tra rose meravigliose di cui sembra quasi di sentire il profumo, tra storie interessanti e poco note ai profani, tra suggerimenti di viaggi anche in Italia e di visite a cittadine e giardini, come il Castello di Pietralunga a Sanremo, dove il commendatore Persico aveva creato un roseto sperimentale o a Lione, città delle rose e della seta pregiata che, mandata a Parigi, si trasformava in abiti sontuosi tra le mani del sarto-mago Worth.
 
Leggendo storie di tempi passati, ci si può anche imbattere in una scrittrice italiana assai nota nel secolo scorso (e oggi colpevolmente dimenticata), Gianna Manzini, che in un racconto scrive di scelte floreali: «Una rosa bianca? Bella: ma una sola e bianca mi diventa cosa talmente ambiziosa che io non la posso in alcun modo sostenere… La tea sarebbe stata da preferire a tutte per la delicatezza del colore…».
Cecil Beaton, grande artista della fotografia – e non solo – ha amato le rose, che già sua madre coltivava. Le rose sono presenti sia nei ritratti che nei suoi autoritratti, nelle foto per campagne pubblicitarie e nei giardini che circondano case e laboratori.
 
Naturalmente, le autrici non rinunciano al racconto delle origini delle rose tè, della diffusione e dei vari tipi, delle rose a cespuglio, di quelle indiane, giapponesi e francesi, di quelle perdute e ritrovate, delle rose di Viru che a quaranta chilometri da Roma sono coltivate da un sardo appassionato, Sergio Maria Scudu, per concludere con un delicato omaggio a Flavia Cantagalli Farina Cini, nata in una famiglia di ceramisti fiorentini che crearono la formula chimica per la produzione del «blu dei Della Robbia».
Donna Flavia si impegnò nell’azienda di famiglia e nel sociale, alimentò le attività culturali, sostenne compagnie teatrali e, insieme al marito Neri Farina Cini, affidò al giovane Pietro Porcinai il compito di realizzare un roseto davanti alla sua casa.
Era il 1934 e accoglievano i visitatori le rose che formavano un arco da cui si accedeva al giardino ottagonale e che si arrampicavano sulla fontana.
 
Avrei voluto scrivere ancora e riprodurre almeno una parte delle tantissime foto che illustrano il volume… ma una recensione ha dei limiti.
A chi ama i fiori, a chi predilige le rose, a chi si lascia incuriosire dalla storia di dame, giardinieri, ibridatori, eccetera eccetera… l’invito a immergersi fra queste pagine.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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