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Storie di donne, letteratura di genere/ 447 – Di Luciana Grillo

Martina Riccio, «La cena» – A volte bastano pochi secondi per far riaffiorare ricordi sommersi…

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Titolo: La cena
Autrice: Martina Riccio
 
Postfazione: Benedetta La Penna
Editore
: Giraldi Editore, 2022

 
Pagine: 130, Brossura
Prezzo di copertina: € 14
 
Giulia compie ventotto anni e ancora una volta si trova in contrasto con sua madre: «Era incredibile come, in quindici anni, sua madre non fosse cambiata per niente. È il tragico dilemma quando diventi adulto e inizi a guardare i tuoi genitori come esseri umani e non come figure mitologiche… ti rendi conto che, mentre tu sei cambiato, loro sono lì, fermi… non si sarebbe mai liberata dall’idea di dimostrare a sua madre quanto si fosse sempre sbagliata sul suo conto… Cos’era successo al sorriso di sua madre? Le era rimasto solo il peso del dovere: il dovere di essere una brava madre, brava donna, brava cuoca, brava nonna. Non era mai riuscita a liberarsi di quel peso… soprattutto da quando era rimasta sola».
 
Giulia ha appena ricevuto l’invito a una cena con i suoi ex compagni di scuola, lo accetta, nonostante molte incertezze: i ricordi la aggrediscono, i pensieri negativi la sommergono, gli sgarbi subiti la amareggiano, i tradimenti delle amiche la addolorano.
Lei aveva voluto solo essere se stessa, giocare al calcio, indossare abbigliamento comodo, «non ha paura di niente, lei» aveva detto suo padre, forse per darle sicurezza e coraggio.
L’autrice ci presenta compagni e compagne, giovanissimi/e e aggressivi/e, pronti/e ad offendere, a tradire, come Valeria a cui Sara chiede provocatoriamente:< 
Giulia, da adulta, ripensa a loro, «tutti come lei: incasinati fino al midollo, cresciuti in un quartiere che li aveva nutriti severamente e poi buttati in diverse parti del mondo. Erano tutti esuli e sopravvissuti alla cattiveria… sei poco maschio, troppo maschio, troppo femmina, poco femmina; troppo magra, troppo grassa…».
Sonia ha compreso: «…tu a undici anni avevi già capito tutto. Hai sofferto tanto, ma sapevi di voler essere libera… tu sei te stessa in ogni momento…». Giulia sa che «quegli anni, senza Sonia, non sarebbero stati sopportabili».
E, da adulte, insieme, capiscono e si abbracciano «sotto gli alberi della periferia notturna di Roma, in una fredda sera di dicembre».
 
Illuminante la postfazione di Benedetta La Penna che, tra l’altro, scrive: «noi donne abbiamo il compito di rimanere al nostro posto, composte, senza creare danni collaterali, non possiamo provare desideri o pulsioni…»

Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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