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Storie di donne, letteratura di genere/ 53 – Di Luciana Grillo

Pina Sovilla, «Dove germoglia l’erba»: una interessante raccolta di liriche che hanno il sapore della riflessione e l’intensità del sentimento

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Titolo: Dove germoglia l'erba
Autrice: Sovilla Pina
 
Editore: UCT 2014 Collana Picchio verde
Pagine: 67 illustrate
 
Formato: 22,5x12, Brossura
Prezzo di copertina: € 10,00
 
Nella rubrica «Storie di donne / Letteratura di genere» non ho mai recensito un testo poetico, per scelta precisa: ho sempre pensato infatti che scrivere di prosa sia più semplice per chi scrive e più agevole per chi legge.
Soprattutto, sono convinta che si legga un romanzo con il desiderio di conoscere una storia in cui identificarsi, in qualche modo, mentre la poesia, come si sa, incute una certa soggezione.
E la poesia, in genere, si legge poco.
Ma l’ultima pubblicazione di Pina Sovilla merita senz’altro di comparire fra le recensioni di scrittrici che settimanalmente propongo per la profondità e la forza che emana.
 
Dove germoglia l’erba è una interessante raccolta di liriche che hanno il sapore della riflessione e l’intensità del sentimento. Sono poesie che sembrano prose in versi, come se la Sovilla si fosse divertita a giocare con parole, pensieri, suoni, ricordi, colori…
Talvolta introduce le sue composizioni con brevi frasi, come «L’occhio mette a fuoco le immagini / la mente custodisce i negativi / il cuore li elabora / a suo piacimento».
E poi parte con i suoi versi ruvidi e intensi, dove non troviamo mai autocompiacimento o leziosità: i temi sono i più vari, dalle stagioni («la mano lieve della primavera / mi accarezza pensieri ed emozioni») al ricordo di persone care perdute, come la mamma («ideavi l’indomani / duellando con venti, bufere / e oscuramenti solari») e lo sposo scomparso prematuramente («da te vorrei un cenno nel sonno / che mi riveli se mi senti / soffocare il pianto e Accendi una luce / mentre / attraversiamo / vicoli ciechi») o la figlia Elisa, l’amica Giovanna, e Anna che «adora aromi e piante officinali…ama cucinare, ci attende all’invito».
 
Nella raccolta, impreziosita dai delicati disegni di Mirta De Simoni Lasta, vediamo la Sovilla intenta ad intrecciare «passato e presente /come un giorno intrecciavo / i capelli fragranti del larice» in uno dei suoi luoghi dell’anima (Maso Ginocchio) e a cercare «parole senza voce / (che) gridano per uscire / palesare l’inquieta / costante solitudine / che radica timore / d’essere incorporeo».
La poetessa definisce le parole ricorrendo alla sua sensibilità, dice che «sono schegge, perle, rubini / brillanti e gocce di mercurio – / In tondo, fanno l’intero./ Le vedrei boccheggiare le parole / se una ad una non le accostassi / sul foglio immacolato, a divulgare / quanto più dolce si fa il canto / se dal ciglio è già sgorgato il pianto».
E quale potrebbe essere la migliore conclusione, se non questa citazione, in una rubrica che delle «parole scritte» non può fare a meno?
 
Luciana Grillo
(Precedenti)

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