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Storie di donne, letteratura di genere/ 79 – Di Luciana Grillo

Enrica Belli, La giovane morte di Mario Pietrantoni – Una piacevole sorpresa, forse uno dei migliori romanzi dell’estate

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Titolo: La giovane morte di Mario Pietrantoni
Autrice: Belli Enrica
 
Editore: Frassinelli 2015
Pagine: 159, rilegato
 
Note: Disponibile eBook
Prezzo di copertina: € 15
 
È davvero una piacevole sorpresa leggere il primo romanzo di una giovane scrittrice e scoprire che è veramente brava, che sa scrivere con rigore e assoluta padronanza, che sa costruire una storia complessa e articolata con sapiente semplicità.
Perfetta la ricostruzione dell’ambiente in cui si svolge la vicenda, un piccolo paese arroccato fra i monti, dove si intrecciano rapporti ambigui fra potere e politica negli anni del Fascismo.
Il giovane Mario, venti anni appena e già promessa del ciclismo, viene trovato ucciso «steso su un fianco, le ginocchia al petto, i pugni sfioravano il viso».
Tocca al commissario Gregorio Linguiti «poliziotto più per ribellione che per scelta, un grande amore per le arrampicate in montagna, un sereno distacco dalle passioni politiche alla moda raggiunto dopo un tenue invaghimento mussoliniano, e un solo vero grande desiderio: liberarsi il prima possibile di quegli abruzzesi silenziosi, cafoni e testardi con cui suo malgrado da trent’anni conviveva» fare luce su questa vicenda: e subito sono due gli assassini rei confessi.
 
Incredibile…! Ma perché confessare un delitto che non avevano commesso?
La Belli, quasi in punta di piedi, ci fa entrare nel mondo di Mario, un mondo matriarcale dominato dalla nonna Antonia «monarca assoluto, sua altezza e santità…Gran femmin» e dalla mamma Teresa, un mondo dal quale il padre Carlo è escluso, lasciato in un angolo, considerato una nullità: «a quarantadue anni era ancora relegato nel mondo dell’ infanzia, come fosse il primo dei… figli ma senza speranza di arrivare alla maggiore età. Per sempre figlio e non padre. Lavorava, silenzioso».
È nonna Antonia, «una femmina forte, sfrontata e sfacciata… a regalare a Mario la prima bicicletta perché doveva assecondare tutti i capricci di quel creaturo e che gli altri, parenti e affini, smagrissero per tutta una stagione o andassero in giro sporchi da fare schifo non sembrava importarle un granché…»
Si intuisce il groviglio i sentimenti e rancori che si sviluppano all’interno della famiglia: da un lato c’è Carlo che alla morte della madre sembra diventare finalmente uomo; dall’altro c’è Mario che pedala veloce e vuole Caterina, promessa sposa del figlio del farmacista; e c’è anche Giovanni, il figlio maggiore di Carlo che, spinto da suo padre, comincia a provare invidia per Mario, il fratello che andava a scuola e diventava irraggiungibile in sella alla sua bicicletta.
 
Il commissario cammina, medita, parla e ascolta, indaga, «non voglio mandare in prigione un innocente», va dal podestà, discute col questore e pensa a Mario quasi come a un figlio, «quel figlio mai avuto (che) era diventato un sottofondo di tristezza nel carattere, un dolore leggero ma costante… pensava a come sarebbe stato fiero di portarlo a scuola, abbracciarselo la sera, leggergli i classici, insegnargli a riconoscere stemmi e bandiere, raccontargli di battaglie e strategie. Farne un uomo».
Di capitolo in capitolo, mentre ci si avvia a capire perché Mario sia stato ucciso e da chi, il commissario viene inopinatamente aggredito alle spalle.
L’incontro con il questore è esemplare, illuminanti i biglietti con «una scrittura da bambino. O da quasi analfabeta, da cafone, che è lo stesso.
«Le lettere tonde, grandi e storte. Poche.
«Il commissario studiò con attenzione grafia e contenuto, rabbrividì.»
 
I biglietti, dunque, suggeriscono ipotesi inquietanti, sconvolgenti, impensabili quasi, «un’ipotesi che restava contro natura…»
Linguiti ha capito. La tragedia è compiuta, la violenza incontrollabile è esplosa, la morte di Mario è l’anello di una catena che sembra chiudere il cerchio.
La Belli è andata avanti senza perdere un colpo, parola dopo parola.
Il lettore e la lettrice non possono che attendere il suo secondo romanzo e augurarle tutto il successo che merita.
 
Luciana Grillo 
(Precedenti recensioni)

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