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Storie di donne, letteratura di genere/ 83 – Di Luciana Grillo

Ilaria Gaspari, Etica dell’acquario – Brava Ilaria, ora attendiamo il secondo romanzo

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Titolo: Etica dell'acquario
Autore: Gaspari Ilaria
 
Editore: Voland 2015
Collana: Amazzoni
 
Pagine: 191, brossura
Prezzo di copertina: € 15
 
Capita raramente di leggere un’opera prima e di rimanere colpiti da tanta consumata abilità nel raccontare, tanto rigore, tanta pulizia formale, tanta capacità di analisi.
Ilaria Gaspari, non ancora trentenne, ambienta a Pisa, città dove ha frequentato la prestigiosa Scuola Normale, un romanzo di straordinaria intensità, in cui ai ricordi di anni già lontani – collegio solitudine ansia amicizie Amore – si aggiungono dieci anni di fughe, di tentativi di dimenticare Marcello e un bambino mai nato, fino alla morte di Virginia, suicida, che replica un altro suicidio, quello di Matteo.
«Mi sentivo sospesa nella luce abbagliante che segue la pioggia quando il mare è vicino e il cielo sembra alzarsi di colpo. Sospesa come un guscio vuoto, una conchiglia sulla battigia dopo la mareggiata.»
 
Così gli anni pisani sembrano chiusi in un acquario, nello stesso tempo freddi e immobili, dal quale «saremmo usciti per sempre… e nemmeno nelle stanze in cui avevamo vissuto sarebbe rimasto un segno di noi, e chissà dove ci avrebbe portati la vita; e nelle promesse che ci facevamo, di restare sempre amici, di vederci sempre e di andare in vacanza insieme ogni estate, quell’idea delle nostre camere vuote, dei nostri cinque anni nel collegio umido cancellati da un trasloco, insinuava un’impressione di irrealtà».
Gaia, l’io narrante, la protagonista, sa bene che Marcello è stato il suo primo e più grande amore, dal quale tuttavia si è volontariamente allontanata; perciò, quando ricorda i loro giorni e le loro notti «indulgevo fino a portare all’estremo il dolore della separazione che sentivo vicina, assaporavo la felicità di quella nostalgia acerba del presente».
 
Poi, dopo la laurea, per Gaia ci sono la depressione, il ricovero in ospedale, la fuga e la determinazione forte a cancellare la vita precedente.
«Dovevo scappare, ancora, volevo ricominciare una vita in cui sarei stata senza passato. Volevo una vita pulita, precisa…»
Il lavoro la porta, casualmente, nel Canton Ticino: la giovane e bella laureata va subito in video, le affidano una rubrica di giardinaggio. E Gaia confessa: «Nascosi nella fatuità tutte le cicatrici dell’acquario…Per dimenticare Pisa mi seppellii a Lugano…»
Il doloroso ritorno a Pisa, obbligatorio per l’indagine sulla morte di Virginia, non serve a dare serenità alla nostra protagonista, anzi: il bilancio della sua vita non è quello che  si sarebbero aspettati i suoi amici che, al contrario, avevano saputo realizzare le ambizioni di quegli anni lontani.
«Ora sono sola nella stanza, una stanza di nessuno, una stanza d’albergo qualunque; è la sera di un giorno di novembre, a Pisa, la città che ha imprigionato tutti gli anni della mia giovinezza nel recinto sicuro dell’acquario…»
E conclude: «Tornare a Pisa era stata una pessima idea». E se ne va, sbattendo la porta.
 
Brava, Ilaria Gaspari, ora ti attendiamo al secondo romanzo.
 
Luciana Grillo
(Precedenti recensioni)

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