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Storie di donne, letteratura di genere/ 85 – Di Luciana Grillo

Rossana Campo, «Dove troverete un altro padre come il mio» – Una scrittrice di culto si racconta attraverso un rapporto difficile col padre

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Titolo: Dove troverete un altro padre come il mio
Autrice: Campo Rossana
 
Editore: Ponte alle Grazie 2015 (collana Scrittori)
Pagine: 149, brossura
 
Nota: Disponibile eBook
Prezzo di copertina: € 13,00
 
Quando mi preparavo a scrivere «Costruire Letteratura con mani di donna» lessi un breve romanzo di Rossana Campo, Duro come l’amore, e decisi di inserire questa giovane autrice fra quelle che – a mio avviso – erano grandi o lo sarebbero diventate.
Sono passati alcuni anni, Rossana Campo è cresciuta, è maturata, racconta con rabbiosa e ironica consapevolezza storie che hanno un sicuro riferimento autobiografico, ripercorre con occhi adulti e privi di pregiudizi la sua infanzia, i rapporti difficili con suo padre, la complicità con suo fratello, il ruolo della mamma.
 
Come si comprende fin dal titolo, il personaggio principale è Renato, un padre ribelle alle consuetudini, un marito violento, uno spirito libero, un uomo che ha amato molto e forse male i suoi figli, ai quali ha cercato – maldestramente – di insegnare comportamenti coerenti e corretti.
«Rossanì, tu non devi avere mai paura di niente nella vita…»
È dopo la morte di Renato che Rossana riesce a rivederne la storia, dopo un funerale assai simile al defunto: «il carro funebre che è arrivato in ritardo… è andato subito a schiantarsi contro un paletto… Beppe, il matto del paese… aveva tirato fuori una trombetta… si era messo a improvvisare un assolo stonato ma che infondeva una sorta di allegria in tutti noi, una specie di marcetta dei boy scout…»
 
Dunque, la figlia ormai adulta ripensa alle intemperanze del padre, arrivato in Liguria dal sud, con il complesso del terrone, carabiniere cacciato dall’Arma, che senza lavoro, non perdeva l’abitudine di «andarsene a scorrazzare in giro per i fatti suoi» né rinunziava alla sua compagna abituale, la bottiglia, e alle sbronze cattive, a causa delle quali, con la mamma, Rossana deve sfuggire a Renato: «non mi piace per niente quando andiamo in giro così come due disgraziate… e io vorrei sapere chi mi ridarà indietro la mia vita di prima, di quando avevo un padre e una madre…»
A questo padre, Rossana dedica pensieri e parole, «…senza Renato, senza avere avuto il padre che ho avuto, non avrei scritto…»; anche alla madre, naturalmente: «con questa madre, ogni volta che dico qualcosa non so mai cosa succederà… mi riprende per mano e sento che me la stringe forte, ma la sensazione è strana perché mi pare che non la stringe come una madre che stringe la figlia per darle sicurezza. Mi pare che è piuttosto lei la bambina…»
 
Ma il momento della consapevolezza, dell’accettazione, della comprensione arriva, per Rossana, «quando papà non c’è più…n on (voglio) vedermi più come la figlia di due genitori sballati che le hanno fatto mancare un mucchio di cose» e rivede suo padre che, radiato dall’Arma, «comincia a bere come se si volesse cancellare dalla faccia della terra…come se volesse ammazzarsi… E poi, certe volte, dopo giorni e giorni di furia domestica, di urla, di botte a mia madre, il crollo».
La sofferenza di Rossanì e di sua madre si prolunga nel tempo, così come gli episodi di violenza; e quando le due si allontanano da casa per evitare tanta violenza, sono i vicini di casa a chiamarle perché «…lo sentivano urlare tutta la notte… o sentivano odore di bruciato, o di gas, e lui non apriva la porta, non rispondeva al telefono».
 
La Campo non si risparmia e non ci nasconde né i sentimenti, né il rancore, né la tenerezza che – nonostante tutto – a tratti affiora.
Con la stessa sincerità, l’autrice parla dei suoi romanzi, i cui protagonisti vengono considerati dai lettori ai margini.
Ebbene, «…vado avanti a raccontare come questa marginalità sociale per me è necessario renderla con una sintassi e una grammatica sporche, un po’ storte e scalcagnate».
In questo senso, la Campo segue esemplarmente la lezione di Pasolini e racconta le vicende dei personaggi – gente di borgata – con la loro lingua, le loro espressioni, il loro colore, la loro violenza.
Come hanno detto lettrici più autorevoli di me, ad esempio Valeria Parrella, «in questo libro, Rossana fa un miracolo: è al contempo la ribelle degli esordi e la scrittrice della maturità, che tutto comprende e perdona».
 
Luciana Grillo
(Precedenti recensioni)

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