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Storie di donne, letteratura di genere/ 110 – Di Luciana Grillo

Maria Pia Veladiano, «Una storia quasi perfetta» – Un romanzo intenso, con le parole dipinte con i pennelli e con un linguaggio poetico e rigoroso

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Titolo: Una storia quasi perfetta
Autrice: Veladiano Mariapia
 
Editore: Guanda, 2016
Pagine: 237, rilegato
 
Nota: disponibile anche in versione sBook
Prezzo di copertina: € 17,50
 
Bianca, una donna bella e affascinante, un’artista delicata e forte al tempo stesso – così diversa da Rebecca, la protagonista brutta e rifiutata del romanzo precedente «La vita accanto» – è al centro di Una storia quasi perfetta, dove quel quasi apre spiragli e suscita curiosità.
Quasi… esiste forse una storia perfetta, assolutamente perfetta?
All’inizio del romanzo, sembra che possa esistere, che possa essere assolutamente perfetto il legame che nasce tra Bianca, che offre agli sguardi penetranti di un uomo le sue creazioni, i disegni di fiori, boschi, acque ammalianti, i ritratti di bambini, le sagome degli animali e «lui», l’imprenditore che opera nel campo della moda e che subito vede in lei la creatrice di prodotti commerciabili.
Per poi lasciarsi incantare da questa donna capace di elevare a divino quanto c’è di terreno e di amare incondizionatamente l’arte.
 
Bianca è forte, non si lascia umiliare, e – pur rendendosi conto delle sconfitte – sa guardare oltre, sa lasciarsi attraversare da piazze luminose e acque vorticose, come sono quelle descritte dall’autrice legata alla sua realtà geografica vicentina, sa appoggiarsi al suo Gabriele e volare….
Lui non ha neanche un nome, lui «diventava quasi poeta quando parlava dei nomi. In realtà aveva imparato tutto quel che sapeva sui nomi da una donna e non aveva più dimenticato. Lui non dimenticava niente di quel che avrebbe potuto essergli utile».
Lui non la molla fin quando non si perfeziona un contratto che gli darà denaro e prestigio; Bianca si fida, gli racconta la sua storia, la nascita improvvisa di un bimbo («Mio figlio mi ha restituito a me stessa…»), l’accettazione responsabile della maternità («Non avevo paura per questo bambino arrivato dal capriccio di un vecchio egoista. La luce arriva anche dall’inganno»), la tenerezza e le parole della sua mamma sempre malata e troppo presto perduta («Qualche volta i sogni servono a vivere. Qualche volta ci cancellano. Ma non aver paura di sognare. La vita senza sogni è una traversata in acque nere… E qualsiasi umiliazione il sogno ti abbia fatto patire, la vita è più grande del tuo dolore… Ricorda questo Bianca. Indossa sempre qualcosa di azzurro. In memoria del cielo che manda la pioggia. In memoria di me»).
 
Accanto a Bianca, a incoraggiarla e sostenerla c’è il padre («un padre e marito splendido»), artista anche lui che, vecchio e stanco, non rinunzia a dipingere i trompe l’oeil per il piccolo Gabriele, al quale parla in francese. C’è la sorella Beatrice, medico generoso che si occupa degli ultimi e che cerca di mettere in guardia Bianca; c’è proprio Gabriele, che sembra aver capito tutto: «Tu es une merde… Tu vuoi i suoi disegni… Tu sei uno che ruba. Rubi anche le parole…».
Dall’altra parte, c’è l’infanzia solitaria di «lui», figlio di ricchi genitori affidato alle tate, ci sono Giulia, Costanza, Claire, le donne che ruotano intorno a lui e che non vedono di buon occhio la nuova arrivata che riceve fiori e che sembra davvero averlo fatto innamorare; ci sono anche le altre donne, che «lui» ha usato e buttato via…
 
Veramente intenso questo romanzo di Maria Pia Veladiano, che dipinge con le parole e scrive con i pennelli, che ci fa vagare in giardini senza tempo e ci fa apprezzare una lingua poetica e rigorosa. 
I lettori e le lettrici non dimenticheranno facilmente Bianca, la sua casa, i suoi fiori, il suo bambino e neanche lui, il seduttore, il manipolatore, il dongiovanni di provincia che ricorda certi personaggi di Pietro Germi… né dimenticheranno la saggezza di Gabriele, cresciuto fra tele e colori, sensibile e attento, orgogliosamente determinato nel tentativo di salvare la sua mamma da un uomo che non la merita.
Il tutto espresso con rigorosa ricchezza lessicale e con un ritmo musicale che sa evocare passione abbandono e riscatto.
 
Luciana Grillo
(Precedenti recensioni)

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