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Storie di donne, letteratura di genere/ 119 – Di Luciana Grillo

Angela Bonanno, «Antologia della malata felice» – Più che romanziera, la Bonanno è un’affabulatrice potente che si serve con assoluta padronanza della parola

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Titolo: Antologia della malata felice
Autrice: Bonanno Angela
 
Editore: Forme Libere, 2011
Pagine: 119, rilegato
 
Genere: Narrativa
Prezzo di copertina: € 12
 
119 pagine dense, da leggere con concentrazione: una storia drammatica in cui si mescolano malattia e abbandono, che tuttavia le protagoniste riescono a vincere.
Mirna è la donna abbandonata dal suo uomo, la madre di Mia, figlia «dal sorriso di gesso… occhi strangolati dalle lacrime… impacchettata in un sudario verde e sterile…»
Mirna, lettrice appassionata, all’improvviso emerge dalle pagine dei libri e si scopre fragile, indifesa, malata, incapace di parlare e di gridare: «Allora liberava le lacrime, lasciandole scorrere nella speranza che qualcuno riuscisse a leggervi ciò che avrebbe voluto dire con le parole».
Mia, dal canto suo, «aveva sempre visto sua madre incassata in una perfezione dura, come una di quelle pietre preziose che anche indossate rimangono fredde sul metallo di un gioiello».
 
Tra le due donne, Pete, marito (anzi ex) e padre, «bello e solare, sempre abbronzato perché girava soprattutto in moto», ancora amato sia da Mirna («L’odore dell’abbandono è simile a un urlo proveniente da una strada buia e malfamata…») che da Mia: «Mia ha bisogno di Pete… non immaginava di essere dipendente da Pete fino a questo punto…».
Mentre Mirna combatte la sua battaglia contro la malattia e contro le mille paure che la tormentano («Paura di scordare come si cammina. Paura dei sapori… Paura delle pillole… Paura del vento, quando esagera… Paure rimescolate come carte ma che fanno sempre quaranta…»), mentre aspetta con angoscia il trapianto, «Mia aveva paura… soffocava a restare in quella stanza con lei…», sogna di partire per un luogo lontano, per allontanarsi da tutto quel dolore che la stava opprimendo.
 
Va in un’agenzia di viaggi «e le sembrò di attraversare a nuoto lo Stretto di Messina» e ne esce con «il pianeta terra riposto dentro la borsa».
Infine, arriva il midollo compatibile ed il tempo del post trapianto: «Il post trapianto è un paese. Una terra inospitale. Entrarci è un segreto al buio di una stiva. È Pinocchio nelle fauci di una balena. È Sherazade che non ha più voglia di inventare storie. In un libro, il post trapianto dovrebbe lasciare le pagine in bianco».
Ci si avvia alla conclusione di questa storia con la convinzione che la malattia del corpo possa diventare strumento di guarigione della mente e con la certezza che Mirna – dopo tanto dolore – riesca a sorridere, pensando di dire allo sconosciuto donatore: «Chiunque tu sia, ho sempre confidato nella bontà degli sconosciuti».
 
Angela Bonanno, autrice di questa «Antologia della malata felice», sa usare le parole come un prestigiatore usa le mani: avvince il lettore e la lettrice con una serie di frasi brevi e incisive che colpiscono come uno schiaffo e lo/la aiutano a confrontarsi con le proprie insicurezze.
Più che romanziera, la Bonanno, autrice di poesie (anche in dialetto siciliano), è un’affabulatrice potente che si serve con assoluta padronanza della parola scritta.
 
Luciana Grillo
(Recensioni precedenti)

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