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Storie di donne, letteratura di genere/ 131 – Di Luciana Grillo

Maria Rosa Cutrufelli, Il giudice delle donne – Così andava il mondo nel 1906, così era la vita delle donne, di tutte le donne

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Titolo: Il giudice delle donne
Autrice: Cutrufelli Maria Rosa
 
Editore: Frassinelli 2016
Pagine: 251, rilegato
 
Note: Disponibile eBook
Prezzo di copertina: € 18
 
A distanza di 70 anni dalla concessione del voto alle donne in Italia, Maria Rosa Cutrufelli, con l’abilità che le è propria, racconta una storia vera assai poco nota e, riportandoci indietro nel tempo – per la precisione al 1906, anno in cui Sibilla Aleramo pubblicava il romanzo autobiografico Una donna (coincidenza casuale ma significativa!) – descrive la vita delle «maestrine» che andavano in giro per l’Italia, lasciando casa e affetti, per insegnare in luoghi spesso lontani e talvolta inospitali.
Gli stipendi erano bassi, le giovani donne dovevano adattarsi in camerette disadorne, presso famiglie che le ospitavano in cambio di un contributo economico.
Era però un lavoro dignitoso, che permetteva alle ragazze di conquistare l’indipendenza non solo economica dalle famiglie.
 
Alessandra, accompagnata dalla mamma, si reca in un piccolo paese delle Marche – Montemarciano – e lentamente si ambienta, frequentando sia una vecchia amica della mamma (che svolge probabilmente funzioni di controllo) e la figlia Lisetta, sua coetanea, sia altre maestre.
La casa che la ospita è quella di un vecchio «avvolto fino ai piedi in una zimarra da stagnaro» e di sua nipote Teresa, una ragazzina che non parla più dopo un evento misterioso e drammatico di cui ha solo un vago e confuso ricordo.
Il direttore didattico è il promesso sposo di Lisetta. Il fratello di Lisetta, Adelmo, è un giornalista; la maestra con cui Alessandra si trova meglio è Luigia, moglie del sindaco.
Questo è il microcosmo in cui la giovane cittadina si inserisce. E insieme all’esperienza didattica, entra nel mondo delle donne che vogliono far sentire la loro voce e reclamare i loro diritti.
Per esempio il diritto di voto. «Tutte le donne… dovrebbero avere libertà di pensare, il tempo per pensare e i mezzi che aiutano a pensare».
 
La Cutrufelli, nel recuperare questa vicenda che fece delle dieci maestrine e del giudice Lodovico Mortara personaggi da prima pagina, racconta con straordinaria delicatezza la vita del paese, i rapporti fra le persone, le chiacchiere e i commenti del parroco, del sindaco, dei benpensanti: «Le donne oneste non si sporcano con la politica!», le scuse e le bugie a cui talvolta si deve ricorrere («a cos’altro può ricorrere una ragazza che non ha la minima libertà di movimento?»), il desiderio di cambiamento, di autonomia che anima ogni donna che «senza l’autorizzazione del marito… non potrà presentarsi in tribunale», il senso di rassegnazione che fa dire ad una maestra «Siamo donne e stare zitte è il nostro mestiere».
 
La vicenda legale procede, il giudice «personalmente contrario al suffragio femminile» chiarisce che ciascun magistrato «si deve spogliare di ogni prevenzione personale per porsi serenamente di fronte al testo della legge… la legge è statica, ma la giurisprudenza è dinamica. I costumi cambiano e sono l’opera e la sentenza del giudice a rendere viva la legge».
Contemporaneamente, Alessandra viene confermata nel suo incarico, Lisetta anticipa frettolosamente il matrimonio, Adelmo diventa una figura sempre più importante per la maestrina, Teresa – aiutata dalla vecchia levatrice Albina – dopo la morte del nonno si prepara a raggiungere il padre in Argentina. E forse riprenderà a parlare.
 
Così andava il mondo nel 1906, e il romanzo della Cutrufelli ce lo presenta nella sua semplicità, con un corredo di annotazioni interessanti sulla vita delle donne, di tutte le donne, sia di quelle che aspiravano al voto che di quelle che arricchivano i corredi delle spose con preziosi pizzi lavorati a tombolo.
 
P.S. Nel mio «Costruire Letteratura con mani di donna – scrittrici italiane del ’900 e oltre» ho dedicato uno spazio alla Cutrufelli come autrice italiana che ha concorso al Premio Strega per due volte ed in particolare ho citato il suo romanzo «Complice il dubbio» che mi aveva colpito sia per l’attenzione al rapporto madre-figlia-nonna, sia per la riflessione su ciò che è e ciò che appare.
 
Luciana Grillo
(Precedenti recensioni)

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