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Omaggio a Irène Irma Némirovsky – Di Luciana Grillo

In un’intervista esclusiva abbiamo chiesto a Fiorella Soldà di parlare di fatti storici, successi e delusioni, affetti e solitudini della scrittrice Nemirovsky

La F.I.D.A.P.A. – Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari – ha organizzato un incontro sicuramente originale su Irène Némirovsky con la scrittrice e saggista ternana, Fiorella Soldà, che all’autrice russo-francese ha dedicato molti anni di studio e due interessanti pubblicazioni.
Dopo il saluto della presidente della FIDAPA, Maria Rita Melchiori, ho potuto intervistarla.
Avevo peraltro già presentato i romanzi della Soldà negli anni scorsi, sia a Trento e in provincia che a Terni.
Questa volta ho voluto parlare di dati concreti, fatti storici, successi e delusioni, affetti e solitudini che hanno costellato la vita troppo breve della Némirovsky, autrice prolifica di racconti, romanzi e sceneggiature, diventata famosa a livello mondiale dopo il 2004, anno della pubblicazione di Suite francese.
 
Chi era Irina Irma Nemirovsky?
«Una ragazzina di famiglia ebrea, nata in Ucraina e costretta dagli eventi storici e dal serpeggiante antisemitismo a spostarsi con i genitori dalla Finlandia alla Svezia alla Francia dove, finalmente, Irina pensò di fermarsi per sempre.
«Accentò nome e cognome – come d’altra parte fecero i suoi genitori: il padre Leonid diventò Leon e la madre Anna, Jeanne – e chiese più volte la naturalizzazione francese, ma inutilmente.
«Fu figlia molto trascurata dalla madre, dedita quasi esclusivamente ad attività mondane. Crebbe affidata alle cure amorevoli di una governante francese.»
 
E come si comportò quando a sua volta diventò moglie e madre?
«Sposò l’uomo che amava ed ebbe due figlie che allevò teneramente.»
 
Quando cominciò a scrivere?
«Era un’appassionata lettrice e scrisse da giovanissima, già verso i tredici anni. Il romanzo David Golder - che diventò anche un film per la regia di Jiulien Duvivier - le diede la fama (aveva solo 26 anni!).»
 
Nei suoi scritti c’è tanto dolore…qualche volta si pensa che sia in contrasto con una vita apparentemente «acile»…
«Non ebbe una vita facile, nonostante le buone condizioni economiche della sua famiglia e la tenerezza del padre…
«Forse fu soffocata dal senso di provvisorietà che caratterizzava la sua vita, vide naufragi e immaginò zattere e perciò racchiuse quanto aveva di più caro in una specie di valigia-bauletto che affidò al marito prima di partire per il suo ultimo viaggio, quello drammatico e assolutamente non atteso verso Auschwitz-Birkenau.
«Il suo essere ebrea pur se non praticante condizionò vita e scelte: per sopravvivere quando il marito perse il lavoro pubblicò su giornali di opposte ideologie; per salvarsi scrisse lettere in cui chiedeva aiuto e protezione; per continuare a vivere tutta la famiglia fu battezzata e diventò cattolica.
«E tutto ciò fu stigmatizzato, il suo comportamento fu considerato incoerente e ambiguo. Il successo del 1929 fu dimenticato e tutte le sue opere vennero messe da parte.
 
Ma oggi Irène è considerata una delle grandi scrittrici, non solo francesi. In Italia si potrebbe paragonare alla Morante, dunque benché la sua vita si sia bruscamente interrotta a 39 anni, è ancora ricordata, pubblicata e letta.
«Irène sarebbe stata dimenticata se le sue figlie non avessero trovato, in quella valigia tenuta per anni ostinatamente chiusa e sempre custodita con amore, un quaderno che sembrava un diario, in cui con una grafia minuta (per risparmiare la carta!) la mamma aveva scritto Suite francese, straordinario romanzo definito dal drammaturgo francese René de Ceccaty il Guerra e Pace di Irène Némirovsky
 
Con l’aiuto di slides, il pomeriggio di metà settembre si è consumato in un’attenzione colma di significati e ricca di emozioni. Molto vivace il dibattito che è seguito dopo il riferimento al film che da Suite francese è stato tratto.
E sicuramente, uscendo dalla Sala della Fondazione Caritro, tutti sono andati alla ricerca delle opere di Irène, dal Ballo a «I cani e i lupi a Suite francese» ecc e dei saggi di Fiorella Soldà, «Il confine della salvezza – Viaggio nella narrativa di Irène Némirovsky» (Morlacchi Editore, Perugia 2014) e «Irène Némirovsky – Una vita da romanzo/Un romanzo da film», vincitore per la sezione Saggistica del Premio Città di Castello 2015 e pubblicato nel marzo 2016 a cura di LuoghInteriori srl, Città di Castello.
 
Luciana Grillo

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