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Storie di donne, letteratura di genere/ 139 – Di Luciana Grillo

Cristina Portolano, Quasi signorina – Questo non è un romanzo o un saggio, ma un delizioso testo scritto e disegnato anche per… le adolescenti

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Titolo: Quasi signorina
Autrice: Cristina Portolano
 
Editore: TopiPittori 2016
Collana: Gli anni in tasca
 
Pagine: 165, illustrato, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
 
Questo non è un romanzo o un saggio, ma un delizioso testo scritto e disegnato da Cristina Portolano, una giovane donna napoletana che, dopo il Liceo Artistico, l’Accademia di Belle Arti e l’Erasmus a Parigi, vive a Bologna, dove insegna, disegna storie a fumetti e tiene laboratori di disegno e arte murale.
Quasi signorina è dedicato a genitori, insegnanti, nonni e zii, e naturalmente anche agli/alle adolescenti incuriositi tutti da una storia vera – quella dell’autrice – che divide il suo percorso di vita in nove capitoli: Non c’ero – Nasco – Scopro – Prego – Imparo – Vedo – Ballo – Osservo – Credo.
 
La storia inizia prima della sua nascita, quando la Campania fu scossa dal terremoto del novembre 1980, prosegue con matrimoni e nascite di zii e cuginetti – nell’ambito di una bella e numerosa famiglia - mentre avvengono fatti che gli adulti commentano, con semplicità e verità, come ad esempio un sequestro di persona che vide impegnati nella mediazione per il rilascio del sequestrato importanti uomini politici.
E anche la nascita di Cristina è segnata da un avvenimento epocale, il disastro di Cernobyl: Cristina disegna le insalate che non si potevano mangiare e la sua testa di neonata, «per tirarmi fuori hanno usato… la ventosa… Mio padre ancora non si lascia sfuggire un’occasione per ricordare quanto ero brutta…».
 
Naturalmente, in una famiglia di solide tradizioni, la scelta del nome è un problema «di stato»: i genitori scartano i nomi delle nonne e optano per quello di una «showgirl che cantava la sigla di una nota trasmissione dell’epoca… Mia nonna non era molto contenta. Per lei era un tradimento alla tradizione familiare… Per fortuna i miei genitori erano tipi moderni…».
Gli scudetti vinti dalla squadra di calcio del Napoli sono ben presenti nei ricordi e nei disegni di Cristina: «un tizio argentino faceva vincere un sacco di partite e le persone erano impazzite per lui. Io ancora non capivo niente… Maradona è nato lo stesso giorno e anno di mia mamma. Insomma, lo sentivo un po’ come uno di famiglia tanto ne sentivo parlare».
 
Naturalmente non mancano, durante la crescita della bimba, i litigi con il fratello maggiore, il problema della «r» nel suo eloquio, i prelievi di sangue («Mia madre invece era un vampiro, ma buono»), la scrivania del papà grafico pubblicitario («Grazie agli strumenti di papà che trovavo facilmente in giro per casa ho iniziato a scarabocchiare prestissimo»), le passeggiate con la nonna, i buchi alle orecchie che «si facevano prestissimo a tutte le bambine. Per un periodo ne fui fissata, ma poi, da grande, li ho lasciati chiudere senza troppi rimpianti».
 
A un certo punto, per Cristina si profila un bivio: da un lato ama i giochi maschili, selvaggi, dall’altro la incuriosiscono i trucchi, i vestiti da femminuccia; arriva poi il momento dell’asilo («Non mi piacevano le suore, i giochi e le preghiere»), dei rapporti con bambini sconosciuti, delle piccole cattiverie, a cui imparò a reagire dormendo!, delle Barbie, della televisione…
È una bambina dalla curiosità inesauribile, vuole conoscere luoghi e persone, storie inventate e vere (è di quegli anni la strage di Capaci!).
Scandalizza tutti quando le chiedono se vuol fare – come suo fratello – la prima comunione; risponde spavalda che «per me non aveva nessun significato religioso… ma soltanto materiale».
E contemporaneamente vede che persino in casa dei nonni, non c’è distinzione di ruoli tra maschi e femmine: «Ci dobbiamo rendere utili tutti quanti…», mentre, nei giochi, ancora si sente esclusa. Cominciano le prime curiosità sessuali, arriva la necessità degli occhiali: «Adesso a scuola ci vedevo molto meglio e imparavo anche a socializzare con gli altri bambini. Oramai ero lanciata nel mondo. Ero in espansione».
E l’espansione continua, con l’ingenuità e l’intelligenza di una ragazzina sensibile che diventa «quasi signorina», mentre il mondo va avanti, tra l’arresto di Totò Riina, l’inizio della scuola media e… l’ultima puntata di Nonèlarai!
 
Luciana Grillo
(Precedenti recensioni)

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