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Storie di donne, letteratura di genere/ 142 – Di Luciana Grillo

Annalisa De Simone, «Non adesso, per favore» – Un romanzo sentimentale e crudo, doloroso e attento, la storia di una donna sulla linea d’ombra della vita

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Titolo: Non adesso, per favore
Autrice: Annalisa De Simone
 
Editore: Marsilio 2016,
Genere: Romanzi e racconti
 
Pagine: 209, brossura
Prezzo di copertina: € 17
 
Nella vita di una giovane donna il terremoto che il 6 aprile 2009 devastò l’Abruzzo e distrusse il centro storico dell’Aquila rappresenta un elemento doloroso che divide in due parti la sua vita: c’è il «prima», fatto di studio, di lavoro, di amicizie, di vita libera a Roma e infine di un amore importante, e c’è il «dopo», il ritorno in famiglia, la convivenza con i genitori e «l’anziana» - la nonna paterna a cui Annalisa non è particolarmente legata – in una piccola mansarda, dove gli spazi ristretti non consentono libertà e autonomia.
 
Nel «prima» c’è Vittorio, l’uomo famoso più vecchio di lei, lo scrittore di successo, che le «serviva da bere… sedevamo uno accanto all’altra, senza che lui prendesse l’iniziativa di un contatto.», e c’è Annalisa che non vuole sognare, ma che, guardando il clima terso, si chiede: «Il nostro destino sarebbe stato benevolo come quel cielo pulito? Esisteva davvero un destino dentro cui ascrivere la nostra storia? Oppure dipendeva da me creare le coordinate per la buona sorte?».
Nel «dopo» c’è il silenzio di Vittorio, lungo e assordante, poi arrivano i messaggi, che Annalisa cancella velocemente. Troppo dolore la confonde, per un amore che è già passato, ma non finito, per una vita che sembra precipitata in una strada senza uscita, per una famiglia che sente in parte estranea, per una città – la sua! – che non c’è più.
 
«Lo so, tutti abbiamo a che fare con il dolore. Il dolore è un alfabeto che si compone in infinite frasi, per alcuni è lutto, per altri incidente, separazione, disattesa, rifiuto, licenziamento, cancro, aborto, solitudine, perdita, fallimento, impotenza, povertà, terremoto... Il pensiero di essere in tanti a combattere contro il v-u-o-t-o  non mi fa stare meglio. Degli altri non mi importa.»
Dunque, non è vero che «Mal comune, mezzo gaudio…», come dicevano gli anziani una volta.
Il «dopo» di Annalisa è un perdersi senza conforto, è una solitudine che la corrode, è un sentirsi inutile e dimenticata quando ascolta le parole di Vittorio, alla radio: «La gente è convinta di vivere in un romanzo, ma la vita reale non ha organicità, né un impianto narrativo che tenga, la vita è slabbrata, sconclusionata, in molti casi fin troppo prevedibile».
Il «dopo» di Annalisa è una sorta di inquietante indifferenza, è un male di vivere che non lascia scampo… «Alla nostalgia del passato, Vittorio, si aggiunge quella del futuro che non c’è».
 
La conclusione del romanzo è assolutamente imprevedibile, spiazzante, e lascia l’amaro in bocca.
 
Luciana Grillo
(Precedenti recensioni)

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