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Storie di donne, letteratura di genere/ 213 – Di Luciana Grillo

Zahra ’Abdi, «A Tehran le lumache non fanno rumore» – L’autrice ci apre le porte di una grande città, capitale di un regno antico e potente

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Titolo: A Tehran le lumache fanno rumore
Autrice: Zahra 'Abdi
 
Traduzione e postfazione: Anna Vanzan
Editore: Brioschi 2017
 
Pagine: 222, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
 
A chi voglia leggere questo romanzo, io suggerisco di partire dalla postfazione, in quanto il periodo storico durante il quale si svolge la storia è complesso e forse poco noto agli occidentali.
 
La Vanzan spiega con semplicità come si viveva in Iran prima della guerra con l’Iraq e quali furono gli eventi che sconvolsero quel mondo, portando morte e distruzione. E racconta anche la condizione femminile del passato e del presente.
Poi, a mio avviso, si può passare alla lettura del romanzo in cui l’autrice si muove in tempi diversi e su più piani: ci sono la scomparsa di un uomo – Khosrou – e l’amore per il cinema, la guerra Iran-Iraq e le vicende che avvicinano e allontanano tre donne (madre, sorella e fidanzata di Khosrou), la Tehran moderna e caotica e la condizione femminile, e c’è anche un fanciullino che a noi italiani immancabilmente ricorda il Pascoli.
 
Il fanciullino a volte «cade lungo disteso per terra. Impreca e si gira da un fianco all’altro…brontola…si sta rosicchiando le unghie…» e intanto la città cambia, «casa nostra è come un dente guasto che ostinatamente rimane tra i denti sani e non vuole cadere. Hanno alzato tutte le case del vecchio quartiere… solo la nostra è rimasta a due piani…».
Khosrou è al centro dei pensieri e dei ricordi delle tre donne: «Se si continua così, tutti quelli che si sono persi si ritroveranno un giorno nel mondo virtuale. Tutti eccetto Khosrou. Perché Khosrou non s’è perso, è disperso nel mondo al confine del reale».
 
È sempre presente Khosrou, appare nei sogni di Afsun che continua ad amarlo, nonostante sia ormai una donna adulta, forte, realizzata: «nel sogno non mi vergogno assolutamente di gridare il nome di Khosrou… Nel buio, scorgo Khosrou in prima fila. È lui a diciannove anni… Khosrou avanza, io mollo il microfono e gli corro tra le braccia… Ci scambiamo un bacio lunghissimo sulle labbra. Il mio istinto di fuga è morto e sepolto».
I film che hanno accompagnato quegli anni entrano nelle pagine e costituiscono una rete attraversata da persone famose, da attori come Omar Sharif e Angelina Jolie.
 
L’autrice rivela una conoscenza ampia e profonda del mondo del cinema, cita film del passato e recenti, dai classici come «Sindbad il marinaio» all’italiano «La stanza del figlio» di Moretti, dal premio Oscar «Nuovo Cinema Paradiso» al campione d’incassi «Taxi driver».
Così, passando dagli anni di guerra ai nostri anni, Zaha ’Abdi ci apre le porte di una grande città, capitale di un regno antico e potente, diventata «una megalopoli che non dorme mai» e trasformata «in una città fantasma, luogo di angosce e solitudini che l’analisi psicologica smaschera e disseziona».
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

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