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Storie di donne, letteratura di genere/ 267 – Di Luciana Grillo

Elena Mearini, «Felice all’infinito» – Questo romanzo ha la leggerezza di una favola, ma lascia una traccia profonda in chi lo legge

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Titolo: Felice all'infinito
Autrice: Elena Mearini
 
Illustratore: E. Racca
Editore: Perrone 2018
 
Pagine: 118, Brossura
Prezzo di copertina: € 12
 
Un piccolo romanzo che fa riflettere su un tema di scottante attualità come il bullismo: «Felice all’infinito», storia incantevole che può affascinare anche gli adolescenti, racconta la vicenda di Felice, un ragazzino magro e originale, vittima di angherie e soprusi da parte dei compagni di scuola.
Felice ama il cielo e le stelle, che «sanno stare al mondo. Ferme, in silenzio. A dare luce senza chiedere nulla in cambio. Le persone sono diverse invece, riescono a dare soltanto se ricevono qualcosa. Tutti quanti devono avere un proprio tornaconto…».
 
Ha capito presto come gira il mondo, eppure cerca di essere generoso, di farsi degli amici, ma in cambio riceve soltanto silenzi e sberleffi.
Quando alla festa di compleanno di un compagno viene trattato male, bagnato da capo a piedi, buttato nel fango, Felice vive una crisi terribile: la nonna e la mamma vorrebbero capire, ma «lui resta zitto…ha i colpi del secchio e i tonfi dell’acqua nelle orecchie, le risate dei compagni, le grida, le voci, i fischi, una tortura di suoni e versi».
 
Rimane a casa per qualche giorno e la nonna tenta di rasserenarlo con i suoi biscotti. Il gusto dei dolcetti, che sanno di fiori e l’erba matta che dona un sapore speciale ai cibi lo invitano in cucina, a mettersi alla prova: «Felice ha intrapreso con il cibo una battaglia romantica e ostinata, combina ingredienti che hanno poco a che fare l’uno con l’altro e li converte al reciproco amore».
Il compleanno di Serena è l’occasione buona per far provare i suoi manicaretti alla compagna che «oggi è più bella di tutti gli altri giorni», ma i soliti prepotenti si intromettono, prendono il suo manicaretto e lo buttano via.
 
Felice invoca il papà, «torna qui per un momento anche con il lenzuolo bianco del fantasma…», e il ricordo del padre gli dà il coraggio di salvare «il salmone con l’erba matta dentro, la cipolla e il miele, il caciocavallo e le mele».
La storia si avvia al lieto fine, quando gli insegnanti vedono in Felice nuove e inattese potenzialità, «da una settimana non esiste altro che la cucina. Frigorifero, forno e dispensa sono i compagni fissi di Felice…» che infine, indossando un bel cappello da cuoco, comprende che il suo scopo è «rendere la gente più buona e più in pace», mentre «la gioia compare dapprima isolata, è una macchiolina sulla pelle… si estende come fosse un eritema…».
 
Questo romanzo ha la leggerezza di una favola, ma lascia una traccia profonda in chi lo legge, richiama giovani e adulti alle proprie responsabilità e soprattutto ricorda che tutti, anche chi sembra un alieno, hanno diritto al rispetto e all’amore.
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

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