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Storie di donne, letteratura di genere/ 304 – Di Luciana Grillo

M. Di Biase, A. Di Cagno, P. Mammini, E. Mearini: «Lettere d’amore per uomini (im)perfetti» – Quattro autrici in autonomia espressiva su un medesimo uomo

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Titolo: Lettere d'amore per uomini (im)perfetti 
            (tanto alla fine sono tutti uguali)

 
Autrici: M. Di Biase, A. Di Cagno, P. Mammini e E. Mearini
Editore: Cairo 2019
 
Pagine: 140, Brossura
Prezzo di copertina: € 14
 
Curioso, interessante, a volte divertente questo libro ha un sottotitolo esemplificativo, (tanto alla fine sono tutti uguali) e una bella prefazione di Carlo Verdone che sottolinea l’aspetto nostalgico che caratterizza le «Lettere d’amore», scritte (forse?) con l’intenzione di ferire Giorgio, che compie cinquant’anni.
A cinquant’anni si fa un bilancio, e i cinquant’anni di Giorgio sono un motivo di riflessione per la moglie, la ex, l’amante e la socia.
Tutte e quattro gli scrivono, raccontano e ricordano.
Le quattro autrici gli rivolgono accuse e pensieri affettuosi, cercano di capire certi atteggiamenti e di spiegarsi certi comportamenti di un uomo al quale sono o sono state legate e del quale, nonostante tutto, sentono nostalgia.
E lui? Forse di loro si è servito, perché troppo concentrato su se stesso per amarle, o forse le ha amate, a modo suo, da uomo imperfetto.
 
Maria Di Biase scrive in qualità di moglie; è un po’ snob, proprietaria di un negozio di vestiti per cani allergici alla lana, dopo «aver aperto e chiuso un’agenzia immobiliare negli anni di massimo calo del mattone in Italia, portato al fallimento l’attività di catering di prodotti a base di carne per una dieta iperproteica a porta Venezia, il quartiere vegano per eccellenza…» e così via.
Si libera dalle tensioni ridendo, pensa che un uomo preferisca una moglie lamentosa piuttosto che una allegra: «se ridi, lo disorienti»; ricorda suo padre che la intimoriva, finché decise di «dire basta alla paura di aver paura». E pensa al regalo che farà a Giorgio, mentre attende che rientri a casa.
 
Paola Mannini descrive la ex, con un linguaggio immediato e a volte sopra le righe: fin dall’inizio la ex non sa come indirizzare la sua lettera, un caro Giorgio le sembra scontato, un carissimo è una forma antiquata… Giorgio, amico mio o Giorgio, mio unico e indimenticabile primo amore?
Non vuole essere melensa, si autocensura mentre racconta una storia fatta di passione e di abbandoni, si riconosce «impulsiva nel delicato territorio dei legami. Refrattaria alle radici, alla progettualità…» e per cinque anni si lasciano, si riprendono, si lasciano ancora.
Questa lettera è l’occasione per fare chiarezza: «Io pretendevo che la realtà diventasse favola ogni giorno perché la realtà mi faceva paura. Tu che la realtà di ogni giorno diventasse favola, perché a te, Giorgio, la realtà non ha mai fatto paura».
 
La lettera dell’amante è opera di Elena Mearini. L’amante lamenta il fatto che Giorgio sia stato sempre per lei una «porzione insufficiente… Di te non ho mai visto l’intero…Immagino che tua moglie sia il bastone classico… in me invece trovi la lega leggera del nuovo millennio, un modello flessibile dal peso minimo che puoi far roteare nell’aria come fosse la stella filante di carnevale».
L’amante sa che deve fare i conti con la vita coniugale di Giorgio, che ha moglie e figli; «Io ho vent’anni di meno, non ho marito né figli, vivo slegata per muovermi libera… Per vederti… devo applicare schemi, barrare le date degli incontri sul calendario, programmare le telefonate, controllare le fasce orarie prima di inviarti un messaggio, perché tua moglie potrebbe essere a distanza ridotta di sicurezza».
 
Anna Di Cagno ci propone la lettera della socia che, al cinquantesimo compleanno di Giorgio, sente «il bisogno di cominciare a ridefinire lo scenario e il perimetro del mio futuro professionale… sto valutando seriamente l’ipotesi di lavorare come consulente esterno per il nostro editore».
Intanto, ricorda Giorgio giovane, Giorgio che lei ha sempre chiamato Dude, per il quale ha lavorato, organizzato, pensato.
A lei è stato sempre chiesto «di dare, di essere presente e dedita… Sono l’anche della tua vita, la particella aggiuntiva, la congiunzione. Quella che tiene insieme tutto… la tua amica, la socia, la consigliera, la donna più importante della tua vita».
 
A fine lettura, ci si pone qualche domanda su Giorgio, sulle sue qualità, sul suo essere comunque amato e sulle quattro donne che ce lo hanno rivelato senza metafore, forse con gli occhi del cuore che, pur vedendo la realtà, preferiscono socchiudersi e sognare.
Brave nella loro autonomia espressiva le quattro autrici, capaci di farci entrare in quattro vite e quattro mondi che ruotano – indiscutibilmente – intorno allo stesso uomo.

Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

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