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Un vino, un’azienda/ 4 – Di Gianni Pasolini

Chardonnay Villa Margon, un vitigno della famiglia Lunelli che cresce a 4-500 metri

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Chardonnay: un vitigno così conosciuto che pochi altri nel mondo possono vantare la stessa popolarità.
Grande versatilità per questo vitigno che, partito dalla Borgogna, si è insediato perfettamente in tutto il mondo vinicolo, dal Trentino alla calda Sicilia, dalla California al Sud America e al Nuovo Mondo.
Un vitigno che, pur mantenendo di base le caratteristiche che lo contraddistinguono, freschezza ed eleganza, riesce ad adattarsi a moltissimi territori, facendo emergere di volta in volta peculiarità che vanno a comporre uno spettro gustativo appagante e variegato per tutti gli amanti di questo grande vitigno.
In Trentino si coltiva da moltissimi anni, soprattutto come base spumante, e se c’è una famiglia che conosce bene lo Chardonnay è sicuramente la Famiglia Lunelli delle Cantine Ferrari, ambasciatrice italiana dello spumante nel mondo, che raccoglie un’esperienza storica di Chardonnay sin dalla prima vendemmia del fondatore, Giulio Ferrari.
La mia curiosità, oggi, mi porta ad assaggiare però non la versione spumante, ma uno Chardonnay prodotto in versione vino fermo: il «Villa Margon» delle Tenute Lunelli.
 
Uno Chardonnay che cresce sulla collina di Ravina, vicino Trento, nei pressi della tenuta di Villa Margon, ad un’altezza di 400/500 metri s.l.m.
Una piccola aggiunta di Pinot Bianco, Sauvignon e Incrocio Manzoni vanno a completare un vino che si presenta nel bicchiere color oro carico, brillante e di buona consistenza.
Al naso è intenso, elegante, fine; emerge subito una nota floreale, e poi la ‘classica’ mela, tipica dello chardonnay, ma gli altri vitigni regalano anche delle belle sfumature agrumate e minerali.
In bocca è secco, bilanciato e pieno.
Un vino di corpo, con una struttura solida sorretta da buon tenore alcolico ed acidità vibrante, ideali per abbinare il vino a primi piatti asciutti belli saporiti, anche con selvaggina.
Una leggera nota di affinamento in legno dona un’elegante persistenza olfattiva.
Meglio non servirlo troppo freddo, per riuscire a cogliere le delicate sfumature che lo caratterizzano.
Quasi un peccato berlo giovane perché questo Villa Margon promette di evolvere ulteriormente, nel giro di qualche anno, in un vino ancora più elegante e suadente.
 
Gianni Pasolini
www.vinotube.it

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