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Alla scoperta delle piante «geofite» – Di Davide Brugna

Sono piante che chiamiamo impropriamente bulbi: per allevarle ci sono metodi che non richiedono lavoro e altri più complicati ma molto più affascinanti

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Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle «geofite», ma prima rinfreschiamoci un attimo la memoria…
Le geofite sono piante perenni che demandano la loro sopravvivenza non solo al seme ma anche ad organi di riserva sotterranei; queste solitamente ed impropriamente vengono chiamate «bulbose».
Settimana scorsa abbiamo visto quante varietà di bulbi ci siano, con tunica, senza tunica, squamati e li abbiamo divisi anche per periodi di fioritura.
Oggi vediamo come possiamo moltiplicarli anche in casa.
 
Partiamo dal metodo che richiede meno lavoro, l'ingrossamento dei bulbi laterali; questi sono dei piccoli bulbi che si formano a lato del bulbo madre.
L'aumento del loro calibro può avvenire anche direttamente nell'aiuola o in pieno campo; possono essere lasciati attaccati al bulbo madre o anche staccati e fatti crescere separatamente.
L'ingrossamento può durare anche diversi anni, dipende sempre dal tipo di pianta che sto trattando, l'importante è sapere che per ogni bulbo esiste un calibro critico, cioè il diametro minimo al di sotto del quale non avviene la fioritura, per questo i bulbi che si comprano devono essere belli ciccioni e non mingherlini e asciutti.
Questo metodo viene usato per Tulipani, Narcisi ed Iris bulbose.
 

 
Esistono altri tre metodi un po' più difficili ma molto affascinanti…
Per i Gigli si effettua la «squamatura»: si tolgono le squame dal bulbo, vengono disinfettate e piantate in substrato sterilizzato per la radicazione o messe in sacchetti con cinque parti di vermiculite ed uno di acqua.
Queste devono essere poste per 8 settimane a circa 24 gradi e per 3 settimane a 17 gradi, dopo questo periodo si vedranno dei bulbilli, circa 4, alla base della squama.
 
Altro metodo è il «twin scalping», utilizzato per l'Amarillis (foto in alto) e anche il Narciso (foto seguenti), consiste nel prendere un bel bulbo maturo nel periodo di dormienza, si pulisce bene dalle scaglie vecchie e si toglie la metà superiore del bulbo.
Una volta fatto questo, si disinfetta il tutto e si fanno dei tagli verticali in modo da avere 16 segmenti, i quali devono avere tutti un pezzettino di disco basale, queste scaglie gemelle dovranno rimanere a circa 20 gradi per più o meno 14 settimane, dipende dalla varietà.
 

 
Ultimo metodo che descriverò è il taglio basale, questo si esegue con il Giacinto, bisogna partire con bulbi molto grossi, superiori ai 12 centimetri, questi una volta che le foglie disseccano vengono incisi profondamente sul disco basale.
Questi devono essere lasciati per una settimana a 25 gradi, meglio se immersi nella sabbia asciutta, e poi portati a circa 30 gradi con un’umidità molto alta per circa un paio di mesi.
Sicuramente è la tecnica più laboriosa, ma pensate che da un bulbo possono formarsi in media 25 bulbilli.
 
Direi che carne al fuoco ne è stata messa, credo che una persona appassionata di piante debba provarci almeno una volta nella vita a moltiplicare i bulbi, vi assicuro che è una soddisfazione.
Prossima settimana affronteremo le altre geofite, ne conoscete di certo più di una...
 
Come sempre scegliete la qualità dei floricoltori trentini (AFLOVIT), la lista dei vivai e garden associati è disponibile su internet.
Buon lavoro, Brugna dott. Davide – d.brugna@ladigetto.it
(Puntate precedenti)


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