Home | Rubriche | Parliamone | Trento candidata patrimonio Unesco – Di Nadia Clementi

Trento candidata patrimonio Unesco – Di Nadia Clementi

Marcello Carli propone la candidatura della città di Trento alla lista dei Siti Unesco

image

>
Lo scorso 16 novembre Marcello Carli, politico centrista, ha presentato al Presidente del Consiglio comunale di Trento una proposta di Mozione che prevede l’avvio di un’istruttoria interna per valutare la possibilità di presentare al CNIU (Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO) la candidatura della Città di Trento alla lista dei siti che concorrono alla selezione per il titolo di Patrimonio Mondiale.
L’inserimento della Città di Trento nella Lista del Patrimonio dell’Umanità attribuirebbe un valore aggiunto di incomparabile valore sotto il profilo del prestigio, della notorietà e, conseguentemente, sotto il profilo della maggiore valorizzazione derivante dal turismo - in particolare storico e religioso - e dal suo indotto economico.
Inoltre la valorizzazione della città quale Patrimonio UNESCO (vedi) consentirebbe di valorizzare adeguatamente la ricchezza storica ed architettonica di cui vanta Trento.
Per saperne di più abbiamo intervistato l’autore di questa iniziativa Marcello Carli, il cui curriculum è leggibile tramite questo link.


 
Dottor Carli, in cosa consiste esattamente la candidatura della città di Trento al CNIU?
«La candidatura di un bene - bene naturale, storico, architettonico o di un bene immateriale - alla CNIU è un passo necessario, prodromico alla candidatura del medesimo all’inserimento nella lista UNESCO.»
 
Quali sono i criteri e le caratteristiche per far riconoscere una città come Trento come patrimonio UNESCO?
«Credo che Trento, avendo ospitato dal 1545 al 1563 il Concilio della Chiesa convocato per rispondere alle 95 tesi di Martin Lutero del 1517 che mettevano in discussione il modo in cui la Chiesa era gestita in quel tempo, sia diventata un luogo in cui si è svolto un brano importante per la storia dell’Europa e di conseguenza per il mondo.
«In più, per ospitare i dignitari di tutte le corti europee e della Chiesa, i Cardinali Clesio e Madruzzo hanno concorso a sviluppare la magnifica città rinascimentale che oggi tutti possiamo ammirare: una piccola città ideale del rinascimento.
«Questi due momenti, quello immateriale del Concilio e quello coevo di natura urbanistico-architettonica, sono a mio parere meritevoli di un riconoscimento e di una tutela universale.»
 
Come è nata l’idea?
«Ho visto molte città, in Europa e nel mondo, ma Trento, secondo me, oltre ad essere molto bella, ha un rapporto molto particolare con un pezzo di storia universale: quella del Concilio, appunto.
«Rispetto ad altri luoghi che ho visitato, certamente interessanti, ma storicamente meno importanti, ho pensato che Trento meritasse questo riconoscimento e questa tutela.»
 

 
Trento città del Concilio, una delle poche piccole città il cui nome è tradotto nelle lingue più importanti. All’estero è sempre vissuta come «Città Santa»?
«No, Città Santa direi proprio di no. È conosciuta come la città del Concilio, in tutto il mondo. E questo valore va promosso e difeso, sia da un punto di vista storico che da un punto di vista culturale, anche per difendere l’identità della nostra terra e della nostra bellissima città.»
 
La città era stata fondata dai Romani, poi che evoluzioni ha avuto?
«Dal nucleo romano siamo passati ad essere terra di evangelizzazione cristiana a poi ad essere un ducato longobardo per quasi 200 anni e poi occupati dai Franchi.
«Successivamente entriamo nel Sacro Romano Impero di Carlo Magno e poi, per circa 200 anni, in un periodo di instabilità.
«Nel 1004 il Vescovo Uldarico I viene nominato Principe e inizia il Principato Vescovile.
«Poi evolviamo verso la città medioevale che ha delimitato il perimetro della città, principalmente con le mura del Principe Vescovo Federico Vanga, di cui rimangono la torre che porta il suo nome e che si affacciava sull’Adige, e le mura di Piazza Fiera.
«Il medioevo ha inciso sulla storia della nostra città. Molti palazzi di quel tempo non ci sono più, ma sul loro sedime o dal loro accorpamento - soprattutto nel rinascimento e nel seicento - è nata la Trento di oggi.»
 

 
Nel 1215 (stesso anno della Magna Charta), il vescovo Wanga (o Vanga) ha concesso alla città il Codice Wanga. È un aspetto che può contare nella domanda?
«Il Codex vangianus è stato un passaggio importante da un punto di vista istituzionale, perché introduce il principio della codificazione dei diritti e dei doveri nel principato; una forma di Statuto autonomo.
«Del resto non dimentichiamo che Federico Vanga era intimo di Federico II (lo stupor mundi) da cui fu nominato vicario imperiale nel 1213, ed aveva in sé tutto l’afflato ed il respiro di un tempo di profonda maturazione civile e culturale in corso in tutta Europa.
«Ed è morto nel 1218 durante la V crociata, per la quale era partito.»
 
Anche le mura della città risalgono al periodo del Wanga. I loro merli sono a coda di rondine, «ghibellini», cioè dalla parte dell’Impero. Però il Principato è sempre stato «autonomo»?
«Il Principato Vescovile è sempre stato autonomo, per un millennio. Ed è in questa lunghissima cultura di autogoverno, di governo vorrei dire, che poggia la ragione della nostra attuale autonomia. Che definiamo speciale, ma che in realtà è parte della nostra identità storica.»
 

Il Codex Vangianus (particolare).
 
Trento ha ospitato il Concilio proprio perché a metà strada tra il Papa e l’Imperatore?
«Sicuramente. Poi ha giocato molto il rapporto ottimo di Bernardo Cles (o Clesio) con il Papa in auge Paolo III, e con Carlo V.
«Non dimentichiamo che Bernardo Clesio, alla morte di Clemente VII, che lo creò cardinale, fu in predicato per diventare egli stesso Pontefice. Le relazioni che aveva erano molto solide e diffuse.»
 
Qual è il benessere che il Concilio ha portato alla città di Trento in quei 19 anni?
«Trento in quel tempo è stata il centro d’Europa, e la cultura europea si è innervata nella città. Trento ancora oggi è profondamente europea, e credo che il Concilio abbia rappresentato – per quasi una generazione – un fattore di evoluzione importantissimo.
«E di conseguenza anche l’economia che ruotava attorno al Concilio ha sicuramente giovato alla città di quel tempo.»

Ci sono ancora le tracce del Rinascimento importato grazie al Concilio?
«Direi che tutto il centro storico, la città dipinta con i suoi meravigliosi palazzi sono un lascito del Concilio. Il Concilio di Trento ha creata la Trento che oggi ammiriamo e conosciamo.»
 

 
Ha qualche aneddoto da ricordare sulla storia secolare della città?
«Pensando alla storia della città, penso ai numerosissimi governanti europei che sono passati di qui nei secoli, alle intuizioni di alcuni principi vescovi, penso ai profondi cambiamenti intervenuti per il Concilio prima e per accogliere la ferrovia poi. Penso a tutte le meraviglie che si sono sedimentate nel tempo e che oggi lardellano la nostra bellissima città.»
 
Il podestà Manci aveva trasformato Trento portando il fiume fuori città, abbattendo parte delle mura e facendo spazio alla Ferrovia del Brennero. Le sarebbe piaciuta di più la città medievale?
«Trento ha avuto dei governanti illuminati. Penso non solo al podestà che ebbe l’ardire di pensare e autorizzare lo spostamento dell’Adige per portare la ferrovia Verona-Innsbruck (1859), ma anche a Paolo Oss Mazzurana, che introdusse a Trento l’edilizia sociale (a proprie spese) e la prima centrale idroelettrica (1889) dell’impero austro-ungarico e una delle prime al mondo: la centrale di Ponte Cornicchio.
«La Trento medioevale esiste ancora nella pianta della città, che è rimasta sostanzialmente la stessa.»
 

Mappa medievale della città di Trento.
 
Recentemente, è il sindaco Goio che più ha «modernizzato» la città. Ci commenta anche questo?
«Adriano Goio ha sicuramente saputo vedere una città nascosta, portandola alla luce. Ha ideato e messo in cantiere i due parcheggi ai margini del centro storico - l’Autosilo e Piazza Fiera, - ha chiuso alle auto il centro storico rifacendone tutta la pavimentazione, mise in cantiere il recupero dl Teatro sociale: ha fatto tantissimo per la nostra città, valorizzandone appieno la bellezza. Goio amava profondamente Trento, per questo l’ha governata in modo eccellente.»

Come è stata accolta la sua proposta in Consiglio Comunale?
«Sono rimasto molto contento del voto unanime. Chiaramente il processo sarà lungo, ma il Consiglio ha colto e condiviso il valore strategico della proposta, approvando con grande convinzione la mozione. Il Sindaco in particolare, ha condiviso lo spirito e le potenzialità di un simile riconoscimento.»
 
Quali sarebbero gli effetti immediati riscontrabili in un bene diventato patrimonio dell’Umanità?
«Credo che anzitutto sarebbe un riconoscimento importantissimo della nostra storia e della nostra identità. Poi, Trento, vicino alle Dolomiti, vicina a Venezia, Verona, Vicenza e Mantova potrebbe davvero essere incorniciata dentro un percorso di scoperta ed apprezzamento ambientale, artistico e culturale di rilievo planetario, promuovendo ulteriormente il valore culturale e turistico della nostra meravigliosa città.»

Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Marcello Carli - marcello.carli@consiglio.comune.trento.it

Il teatro Sociale di Trento, restaurato.

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande