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Alla scoperta di un bambino prodigio – Di Nadia Clementi

Alberto Cartuccia Cingolani e la sua innata passione per la musica: ne abbiamo parlato con i suoi genitori

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Nella frenesia della vita moderna, dove spesso si dà priorità all'immagine, all'apparire e ai valori superficiali, l'importanza dell'educazione trasversale attraverso l'arte, in particolare la musica, assume un ruolo sempre più cruciale nel plasmare le menti giovani e nel promuovere una formazione integrale della persona.
In questo contesto emerge la figura di Alberto Cartuccia Cingolani un bambino prodigio di soli 7 anni proveniente dalla provincia di Macerata che ha conquistato l'attenzione del pubblico e dei critici musicali sin dai suoi primi anni di vita.
Dotato di un orecchio assoluto e una predisposizione naturale per il pianoforte, Alberto ha sorpreso tutti con la sua straordinaria abilità musicale fin dall'età di tre anni.
 
Cresciuto in una famiglia di musicisti, ha dimostrato un talento innato per il pianoforte, suonando brani complessi a memoria con una maestria che lascia senza parole.
Nonostante la giovane età, Alberto ha già accumulato un incredibile numero di successi musicali, vincendo ben 51 concorsi musicali fino ad ora, con esibizioni anche fuori dall’Italia, tra cui la partecipazione ad un prestigioso Festival a Bruxelles. La sua padronanza della tastiera e la sua passione per la musica sono evidenti a chiunque lo incontri.
Alberto non è solo un abile pianista, ma anche un bambino appassionato di musica classica, con una predilezione per Mozart.
 
La sua esecuzione brillante della Sonata n. 16 in do maggiore di Mozart è diventata virale sui social media e ha attirato l'attenzione della stampa internazionale, anche d’oltreoceano.
I genitori sperano che Alberto continui a coltivare la sua passione per la musica anche negli anni a venire, anche se di fatto è già un piccolo-grande musicista che potrebbe lasciare un'impronta significativa nel mondo della musica.
Per conoscere da vicino questo bambino prodigio, abbiamo avuto l'onore di intervistare i suoi genitori, Alessia Cingolani e Simone Cartuccia, entrambi musicisti: la mamma insegna nel Liceo di Civitanova Marche mentre il padre è un dirigente scolastico del Maceratese.
 

 
Come avete notato per la prima volta il talento musicale di Alberto? C'erano segnali precoci che avete osservato fin dall'infanzia?
«Quando nel 2020 abbiamo iniziato ad impartire ad Alberto le prime nozioni di musica al pianoforte, abbiamo notato una certa facilità nel memorizzare i motivetti e nel ripetere subito il ritmo delle canzoncine. Ma già dopo qualche mese, ci siamo accorti che sapeva addirittura cogliere l’altezza dei suoni senza alcun riferimento dato: insomma, riconosceva le note così come si possono riconoscere e identificare i colori.»
 
Qual è stata la vostra reazione iniziale quando avete realizzato che Alberto aveva un dono musicale così straordinario?
«Certamente siamo rimasti piacevolmente stupiti e contenti di queste potenzialità, come pure chiamati ad avere un tipo di responsabilità che tuttora sentiamo di avere e che speriamo di onorare al meglio.»
 
Come avete incoraggiato e supportato il suo interesse per la musica fin dall'inizio?
«Sicuramente abbiamo supportato Alberto nell’avere una buona dose di costanza giornaliera, fondamentale per ottenere proprio quei risultati che poi lo hanno incoraggiato a fare sempre meglio. In definitiva, abbiamo cercato di innescare quel circolo virtuoso che si autoalimenta, cosicché il bambino stesso ricerca ormai da solo il contatto con lo strumento.»
 
Quali sono stati i principali ostacoli che Alberto ha affrontato nel suo percorso musicale e come li ha superati?
«Ogni brano nuovo da imparare è sempre un “ostacolo” da superare, ma attraverso piccoli passi, fatti giorno per giorno, la musica insegna che si può raggiungere un obiettivo apparentemente inarrivabile e questo messaggio educativo speriamo resti di grande utilità ad Alberto, anche per affrontare i vari ostacoli della vita, al di là del pianoforte.»
 

 
Come gestite l'equilibrio tra la sua crescita musicale e la sua vita quotidiana, inclusi gli studi e le attività ricreative?
«Cerchiamo di organizzare la giornata in modo abbastanza razionale, ricreando quella routine di cui il bambino ha bisogno e prevedendo in essa anche i momenti di gioco, di disimpegno e, perché no, anche… di niente. Serve anche quello.»
 
Qual è stata la vostra reazione quando Alberto ha iniziato a partecipare e vincere concorsi musicali?
«Siamo contenti dei tanti premi e dei successi che sta riscuotendo ma, onestamente, restiamo sempre con i piedi ben saldi a terra, perché conosciamo bene la complessità del mondo della musica e perché il bambino è ancora molto piccolo e con tanta strada da percorrere, semmai vorrà davvero percorrerla.»
 
Come potrebbe la società attuale trarre vantaggio incoraggiando più attivamente l'educazione musicale come parte integrante dell'istruzione e dello sviluppo personale dei giovani?
«La domanda è particolarmente pregnante per la situazione italiana. Nel nostro Paese, conosciuto in tutto il mondo per la gloriosa tradizione musicale connotata da grandissime personalità musicali come Vivaldi, Rossini, Verdi e tanti altri, la musica è una disciplina paradossalmente lasciata in secondo piano e considerata una materia per spiriti giullareschi e addetti ai lavori.
«Tale stato di cose deriva dalla Riforma scolastica varata da Giovanni Gentile nel 1923 e, sostanzialmente, mai corretta o riconsiderata.
«La Storia della Musica non fa parte delle discipline curricolari della “formazione umanistica”, per cui in Italia è “normale” e doveroso conoscere Dante o Giotto, come è normalissimo e giustificabile misconoscere l’arte e le opere di Vivaldi o Rossini, in una tacita indifferenza verso un repertorio vastissimo, lungo secoli, che, al pari di altre forme di umana espressione come le lettere e le arti figurate, dovrebbe andare a formare il bagaglio culturale di ogni comune cittadino.
«La musica è fonte espressiva che si dispiega nel tempo, per questo (e forse a più pieno titolo di altre forme artistiche) dovrebbe accompagnare (nel senso di esser compagna) il vissuto quotidiano di ognuno.»
 

 
In conclusione quali sono i vostri sogni e speranze per il futuro di Alberto nel mondo della musica?
«Come genitori, naturalmente, non nascondiamo che ci piacerebbe vedere Alberto realizzarsi nella professione del musicista, ma, a dire il vero, più di tutto ci interessa la sua felicità. E per raggiungerla sceglierà lui la strada che vorrà.
«Ci auguriamo almeno che la musica resti per lui una compagna fidata al suo fianco anche se deciderà di fare un altro mestiere.»
 
L'esperienza artistica di Alberto Cartuccia Cingolani e la sua straordinaria abilità musicale non sono solo un riflesso del suo talento naturale, ma anche del profondo impatto educativo che la musica può avere sulla sua crescita e sviluppo.
Oltre a coltivare la sua passione per la musica, la pratica musicale ha fornito ad Alberto una serie di lezioni di vita preziose che vanno ben oltre il mondo della musica stesso.
Questi benefici educativi della musica non solo hanno contribuito alla formazione personale di Alberto, ma hanno anche il potenziale di influenzare positivamente altre giovani menti.

Le famiglie della società contemporanea dovrebbero considerare l'importanza di introdurre i propri figli alla musica non tanto come una forma d'arte praticata per mera ostentazione o status symbol, ma soprattutto come un'opportunità per coltivare valori significativi come la virtù dell’impegno, l’efficacia della disciplina, la soddisfazione del risultato, con effetti positivi sul grado di autostima.
In un mondo che spesso celebra il superficiale e il fugace, l'arte e la musica possono offrire una via alternativa per coltivare la profondità, la consapevolezza e il senso del bello nella vita di ogni individuo.

Nadia Clementi – n.clementi@ladigetto.it

Canale YouTube di Alberto Cartuccia Cingolani.

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