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Viaggiando nei territori di Israele e Giordania/ 2 – Di Nadia Clementi

Visitare questi luoghi significa soprattutto comprendere i tanti aspetti e le sfumature che una semplice lettura dei notiziari impedisce di cogliere realisticamente

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(Puntata precedente)
 
 Ma che sensazioni lasciano questi luoghi? 
L’importanza e l’imponenza della Terra: una terra santa, promessa, contesa, distrutta, militarizzata e divisa dalla difficile convivenza tra popoli e Stati.
Nella terra si mettono radici, sulla terra si costruisce, nella terra si semina e dalla terra si raccolgono i frutti, sulla terra si cammina, si costruiscono le strade e si vive.
La terra ricorda da dove veniamo, dove siamo, senza terra non c’è storia né personale (prima) né collettiva e popolare (dopo).
L’importanza della terra, da calpestare silenziosamente e rispettosi. Per solcare tracce di futuro migliore, non defilati ma protagonisti, con il sole che sagoma le ombre: questo è quello che fa pensare un viaggio in questi luoghi.
 

 
Gerusalemme l’avevo sempre immaginata diversa, la città del presepe di Natale 
Il buon viaggiatore lo sa: non bisogna mai farsi delle aspettative, meglio partire a scatola chiusa. Gerusalemme me la immaginavo diversamente: la pensavo silenziosa, sacrale, ferma nel tempo. Immaginavo un luogo di meditazione, un luogo dove la presenza del divino – qualunque sia il Dio che preghi – fosse palpabile e d’ispirazione.
E invece l’impatto è stato l’esatto opposto. Il venerdì sera, per lo Shabbat, gruppi di ebrei ortodossi vestiti a festa correvano tra gli stretti vicoli del quartiere musulmano schivando bancarelle di souvenir, per raggiungere il Muro del Pianto prima del tramonto.
Sulla città si alzavano schiamazzi, risate e preghiere in ebraico, arabo, inglese, italiano e russo. Al tramonto canti, balli, litanie.
E preghiere verso tutte le forme di Dio nell’universo, una più urlata dell’altra, sempre sovrastanti, mai in armonia. In tutte le vie, tra chiese, sinagoghe e moschee, si estende il souk di Gerusalemme: gli uomini sono letteralmente in mezzo a Dio in questi luoghi, dove le diversità vengono estremizzate ed esaltate decisamente una città unica al mondo, da vedere e da vivere, senza alcun giudizio, solo occhi e orecchie aperte.
 

 
 Scopriamo questi luoghi dal punto di vista turistico 
Gerusalemme (Yerushalayim, «città della pace» in ebraico), un tempo capitale del regno di Giuda, è ora la città più contesa al mondo.
Gli israeliani la considerano la loro legittima capitale, ma la comunità internazionale non la riconosce come tale.
Sede di un patriarcato cattolico-romano, di uno greco-ortodosso, di uno armeno e di un vescovado anglicano, Gerusalemme, come città del Tempio di Salomone, della Passione di Gesù Cristo e dell’ascesa di Maometto al cielo, è sacra ugualmente per ebrei, cristiani e musulmani. La città è costellata di sinagoghe, moschee e chiese ed è visitata in ogni periodo dell’anno dai pellegrini.
 
La parte antica, chiamata Città Vecchia, è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1981 e all’interno della sua cinta muraria lunga 4 km, contiene quattro quartieri distinti: quello ebraico, quello cristiano, quello armeno e quello musulmano.
Proprio il principale luogo di culto islamico, la Moschea della Cupola della Roccia, è il simbolo della città. Altro simbolo è la Basilica cristiana del Santo Sepolcro, costruita su una preesistente basilica del IV secolo, a sua volta eretta sul luogo tradizionalmente considerato la tomba di Cristo.
Infine, il monumento più visitato, è l’emblematico Muro Occidentale o Muro del Pianto, luogo sacro per eccellenza degli ebrei, residuo del Tempio costruito da Erode il Grande, re di Giudea.
 

 
 Il Muro del Pianto 
Il Muro del Pianto rappresenta per il popolo ebraico un simbolo religioso importantissimo da secoli: durante il periodo ottomano le persone si radunavano in questo punto per piangere la distruzione del loro tempio nel 70 avanti Cristo.
È il luogo più sacro per la loro religione poichè si dice custodisse l’Arca dell’Alleanza, al posto del quale ora sorge la scintillante Cupola della Roccia, moschea islamica.
È caratterizzato dal movimento oscillante quasi sincronizzato degli chassidim, vestiti di nero, barba incolta, cappello cilindrico dal quale penzolano le note treccine, che muovendo la testa a scatti si avvicinano al muro depositando tra le fessure la loro preghiera e baciando la pietra.
Oppure seduti serenamente in meditazione recitando incomprensibili versetti, ed ancora uniti in momenti di gioia e di festa durante un Bar Mitzva, il momento in cui un ragazzo raggiunge la sua maturità spirituale e diventa responsabile della propria religione e delle proprie azioni.
 

 
Inoltrandosi in Palestina si vede un altro pezzettino del puzzle formato da questi intricatissimi luoghi come Betlemme, la città del pane, luogo della Basilica della Natività, il cui ingresso è una piccola porta e al suo interno si trova la Grotta dove è nato Gesù.
Le pareti naturali della grotta furono ricoperte di marmo in epoca bizantina. L’attuale struttura è formata da due colonne in pietra rossa e l'iscrizione «Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus» che sovrasta l'altare, sopra al quale sono rappresentati la Vergine e il Bambino in fasce, la scena del lavacro e quella della venuta dei pastori.
Sotto l'altare è posta la stella con l'iscrizione latina: «Hic de Virgine Maria Iesus Christus natus est» in ricordo del luogo preciso della Natività.
Inoltre nel chiostro della Basilica è possibile ammirare il Presepe di grandezza naturale realizzato dai maestri artigiani di Tesero.
 

 
La Palestina si intreccia con Israele ad ogni strada, ma le differenze sono nette ed evidenti anche a occhi estranei: dai paesaggi, ai volti, ai suoni, dalla ricchezza.
Superando Jericho, in Palestina, ci si avvicina al confine con la Giordania. Vicino alla frontiera diventa di nuovo territorio controllato da Israele, ma questa volta militarmente.
C’è un posto di blocco sull’unica strada che porta alla Giordania e attorno, a destra e a sinistra, tutti campi minati, di cui se ne sente parlare ai telegiornali, ma visti dal vivo provocano un effetto disarmante: rappresentano uno dei sistemi più distruttivi e vigliacchi che l’uomo abbia mai concepito per distruggere, letteralmente, altri uomini!
 


 Masada 
Il viaggio continua alla scoperta di Masada, o in ebraico Metzada che era un'antica fortezza, situata su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto, nella Giudea sud-orientale, in territorio israeliano a circa 100 km a sud-est di Gerusalemme.
La fortezza divenne nota per l'assedio dell'esercito romano durante la prima guerra giudaica e per la sua tragica conclusione.
Nel I secolo a.C. la fortezza era il palazzo di Erode il Grande, che tra il 37 e il 31 a.C. lo fece fortificare. 
 

 
La cittadina era arroccata su tre diversi livelli verso lo strapiombo sul lato nord della rupe, dotato di terme con caldaia centrale, magazzini sotterranei e ampie cisterne per la raccolta dell'acqua.
Masada rappresenta un altro luogo storico dal triste passato. Era abitata dai Sicarii, antica popolazione di origine ebraica in fuga da Gerusalemme e divenne famosa per il suicidio di massa del suo popolo che inscenò la tragedia per sfuggire all’assedio romano del generale Lucio Flavio Silva. 
 

 
Nei secoli si alternarono diverse altre popolazioni; quindi oltre ad ebrei e romani si insediarono cristiani ed arabi e quello che rimane oggi sono splendide rovine in ottimo stato di conservazione dall’aspetto estremamente suggestivo.
Il sito archeologico si raggiunge a piedi o tramite una funicolare dalla quale è possibile godere di un panorama esclusivo della zona desertica sottostante nonchè dell'azzurro delle acque salate del mar Morto.
 

 
 Il Mar Morto 
Percorrendo sulla sponda occidentale del mar Morto nei pressi di En Gedi si possono ammirare le caverne di Qumran, dove vennero rinvenuti i Rotoli del Mar Morto, composti da circa 900 documenti, compresi testi della Bibbia ebraica scoperti tra il 1947 e il 1956. Il luogo regala l’emozione di avvicinarsi sia al primo Cristianesimo, sia alla cultura degli Esseni, gli antichi abitanti di Qumran, considerati i precursori dei monaci cristiani.
La tappa successiva è il Mar Morto, il punto più basso della Terra e il cui contenuto medio di sale è pari al 31,5%, quasi 10 volte superiore a quello del Mediterraneo che rende praticamente impossibile l’immersione nella sua acqua calda, salatissima ed incredibilmente oleosa.
 

 
Le tiepide acque del Mar Morto, non defluendo in alcun emissario, evaporano nell’aria e depositano così una quantità elevata di sali minerali che donano a questo mare una salinità otto volte superiore rispetto a quella degli oceani.
Questa caratteristica non consente alcuna forma di vita, fatta eccezione per alcuni tipi di batteri: da qui deriva, infatti, il nome «morto» attribuito a questo mare.
Entrando in acqua se ne percepisce facilmente l’elevata densità, dovuta appunto alla concentrazione di sale.
È proprio questa caratteristica a permettere a chiunque di galleggiare senza alcuno sforzo. A questo punto è immancabile la tipica fotografia scattata mentre si galleggia sull’acqua. 
 

 
Praticare il nuoto è ovviamente impensabile sia per la difficoltà fisica che per il rischio di far entrare schizzi di acqua salatissima negli occhi. In compenso si beneficia delle proprietà curative di queste acque, sfruttate già ai tempi degli antichi romani: il basso livello di raggi UV e l’alto tasso di ossigeno sono ottimi per la salute, l’alta concentrazione di minerali (tra cui il calcio e il magnesio) sono utili rimedi contro le allergie e le infezioni delle vie respiratorie, il bromo facilita il rilassamento, lo iodio ha effetti benefici sulle disfunzioni ghiandolari e, infine, il fango nero che rende la pelle simile al velluto.
 
Nadia Clementi – n.clementi@ladigetto.it
(2/4 – Continua)


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