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«Non meriti le mie lacrime» – Di Nadia Clementi

Iniziativa promossa dall'Amministrazione Comunale di Zambana nell'ambito della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

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«Non meriti le mie lacrime» è il titolo dell'esposizione fotografica e della serata informativa con esperti nel settore che si è svolta presso il Teatro Comunale di Zambana nell'ambito della Giornata Internazione per l'eliminazione della violenza contro le donne.
L'iniziativa è stata promossa dall'Amministrazione Comunale di Zambana in collaborazione con l’associazione Gruppo fotografico Paganella e lo Studio Grafologico Sartori.
Ad aprire la serata la mostra presentata dal Gruppo Fotografico Paganella coordinato da Lorenzo Gilli, Cristina Geier e Monica Rossi.
Il progetto fotografico «Non meriti le mie lacrime» è stato ideato con l'intento di affrontare l'intenso tema della violenza di genere, sotto forma di immagini: 24 scatti.
L'idea fondante del progetto è quella di cercare di rendere consapevole il pubblico su uno dei più rilevanti problemi dei giorni nostri, una piaga che spesso rimane sotto traccia, nascosta e purtroppo non valutata con il dovuto peso: la violenza sulle donne.
Le fotografie esposte nella mostra stimolano il visitatore a riflettere su tale fenomeno e nel contempo incoraggiano le donne ad affrontare il percorso di denuncia.
Alcuni scatti esprimono un forte impatto emotivo per la violenza palesemente raccontata, altri invece narrano il senso e il significato del dramma vissuto dalle donne stesse.
 

 
Il percorso fotografico è introdotto da un commovente pensiero di Ilaria Zoe:
«Mi piacerebbe pensare che posso. Che posso uscire la sera da sola. Senza rischiare la mia incolumità fisica e mentale. Che posso leggere un libro al parco. Senza guardarmi attorno con diffidenza. Che posso svolgere la mia attività. Senza rischiare aggressioni o violenze.
«Che posso essere spontanea e sorridente. Senza rischiare di essere fraintesa. Che posso difendermi ed essere difesa. Senza che nessuno possa mettere in dubbio la mia parola se ho subito violenza e ho il cuore e il corpo ferito. Che posso lasciare quello che era il mio uomo. Senza rischiare la vita. Si, signori. Proprio così. Senza rischiare la vita.»
 

 
Il Gruppo fotografico Paganella nelle diverse fasi di progettazione della mostra non ha mai perso di vista l'obiettivo primario, quello cioè di dare voce alle migliaia di donne che ogni giorno sono oggetto di quella violenza fisica che fa male e di quella violenza psicologica che ferisce ancora di più perché subdola e non percettibile dagli altri.
Gli scatti eseguiti per questa mostra vogliono rappresentare un atto di denuncia nei confronti di coloro che ancora oggi nel nostro meraviglioso mondo moderno, ricco di cultura, progressi scientifici e di cambiamenti socio-culturali, ricorrono alla forza della violenza fisica e alla forza della psiche per derubare le donne dei primari diritti e valori della vita: dignità, autonomia e rispetto.
Troppo spesso situazioni di violenza sulle donne sono riportate della cronaca quando ormai è troppo tardi, quando ormai la violenza è consumata, quando ormai la vita delle donne è spenta.
Troppo spesso, ancora, non se ne sa nulla, tragedie personali avvolte nel triste silenzio, perché paura e vergogna impediscono alle donne di affrontare il doloroso percorso della denuncia.
 

 
«Ci siamo confrontati con le persone che quotidianamente, per lavoro e per impegno del volontariato, sono a contatto con queste realtà – ci racconta Lorenzo Gilli, uno degli ideatori della mostra – e ci hanno fatto capire come, molto spesso, conviviamo a nostra insaputa accanto a situazioni difficili, o addirittura critiche senza esserne consapevoli.
«Ed è proprio alla luce della scarsa percezione e della poca consapevolezza di ciò che accade intorno a noi, che attraverso le immagini esposte nella mostra desideriamo condurre il visitatore a una riflessione su quanto avviene alla porta accanto a vedere e riconoscere situazioni che potrebbero essere il principio di una violenza.
«La nostra speranza è che la visione delle fotografie stimoli la coscienza dei visitatori verso il fenomeno della violenza sulle donne e nel contempo sostenga le stesse con grande coraggio ad affrontare il difficile discorso di denuncia.»
 
L’esposizione fotografica sarà visibile presso la sala del Consiglio in Municipio a Zambana con orario 10.00 - 18.00 per tutto il mese di dicembre.
 

 
Molto interessante è stata anche la seconda parte della serata, l'incontro informativo con gli esperti, moderata da Cristina Sartori, grafologa giudiziaria, investigatrice privata e consulente tecnico di Penelope Onlus, che da anni si occupa di violenza di genere sia in termini di prevenzione e contenimento del fenomeno che nell'ambito strettamente investigativo d'indagine.
Ma l'ospite d’eccezione della serata è stato il Generale Luciano Garofalo, personaggio ormai noto al pubblico italiano, biologo, Generale del RIS di Parma in congedo e oggi consulente di parte nei più importanti processi italiani tra i quali l'omicidio di Serena Mollicone, i casi di Denise Pipitone e Angela Celentano, via Poma.
 

 
Nella sua relazione il Generale Garofalo ha trattato con maestria il tema del «Femminicidio, stalking e violenza sulle donne in Italia: che cosa sono, come difendersi».
Nell'esposizione è emerso come in Italia, una donna subisce violenza ogni 12 secondi e ne viene uccisa una ogni due-tre giorni.
Spesso si tratta di prede facili, indifese, emarginate, spesso abbandonate da tutti. Storie vere di donne che conducono la propria vita nei drammatici labirinti del male, tra paura, rassegnazione, umiliazioni e brutalità.
Attraverso i racconti dei familiari delle vittime di femminicidio, dallo stalking all’omicidio, il gen. Garofalo ha portato alla luce le responsabilità delle istituzioni.
I numeri sono drammatici: oltre 120 donne uccise in Italia nel 2012, 137 nel 2011, 127 nel 2010, 119 nel 2009… I dati dell’Istat sottolineano un incremento degli omicidi in ambito familiare e sentimentale: circa il 70% delle vittime cade infatti per mano del partner o dell’ex compagno.
Ma senza una grande alleanza sociale e collettiva le donne, tutte le donne, non ce la faranno, afferma ancora il gen. Garofalo.
Le leggi, da sole, non bastano. La psichiatria, sganciata da un’analisi del contesto sociale, può soltanto dare un contributo.
E i giornalisti, se non hanno il tatto e la pazienza indispensabili per entrare nel cuore delle persone nel corso delle indagini o dei processi, possono alterare la realtà in modo irreversibile.
È un’emergenza che dobbiamo fronteggiare tutti insieme. Non indifferenza e maggior prevenzione nel contesto familiare e scolastico.
 

 
Nel corso del dibattito il tema del femminicidio è stato affrontato sotto vari aspetti:
LEGALE.
«Le morti annunciate e la responsabilità dell’autorità giudiziaria» con Gasperini Serena, avvocato penalista del Foro di Roma esperta in scienze forensi, attualmente impegnata nel processo per il duplice delitto di Pordenone (Teresa e Trifone) avvenuto nel 2015, s'è occupata con frequenza di casi di morte equivoca tra Campania e Lazio.
«Nella sua relazione è emerso soprattutto che lo stalking è un atto che va denunciato sempre per iscritto perché è un obbligo di legge.»
 
TECNICO.
«Cyberstalking oggi: come funziona e come difendersi» con Roberto Grigoletto, appassionato fin da piccolo di computer e informatica comincia ad operare nel settore nel 1991.
Dal 2004 collabora con forze dell'ordine e agenzie investigative nell'ambito della lotta alle Sette Religiose; dall'anno successivo si occupa di offensive-security.
«Nella sua esposizione ha spiegato le strategie per difendersi dalle molestie attraverso mezzi informatici, tipo registrazioni, gps, ecc (materiale a disposizione a questo link).
 

 
PSICOLOGICO.
«Esci dalla violenza, rientra nella tua vita» con Bagaglia Francesca, psicologa, criminologa, CTU del tribunale di Bolzano.
La sig.ra Bagaglia inizia l'attività di psicologa occupandosi di mobbing e di psicologia scolastica per divenire poi psicologa forense.
Ha collaborato con l'ASL di Grosseto alla nascita del protocollo «Codice Rosa» per l'intervento in aiuto alle vittime di violenza.
«Nel suo intervento ha esposto le varie tipologie di stalker dal «Water Tourter» (uomo calmo che usa la sua compostezza per spingere l'altra oltre il limite), al «sergente istruttore» (con il pieno controllo della partner), al «Mr. ho sempre ragione» per terminare con il «giocatore» (che sa come far sentire la partner unica e speciale, ma non cura la stabilità della relazione).
Nelle sue conclusioni sono stati messi in evidenza una serie di comportamenti che provocano sofferenza e/o destano sospetto e/o a forza di vivere con l'idea fissa su un’unica cosa non si nota più il crimine dei propri desideri.
 

 
L'incontro pubblico si è concluso con la commovente testimonianza di Mangiapelo Massimo, zio di Mangiapelo Federica, uccisa a soli 16 anni dal fidanzato nel 2012.
Mangiapelo ha scritto un libro dove racconta la storia delle travagliate indagini che hanno portato all’arresto e alla condanna dell’assassino della nipote, durante la serata ha raccontato al pubblico la travagliata vicenda.
Ad aprire e chiudere la serata i saluti di ringraziamento del vice-sindaco e assessore alla Cultura Castellan Katia.

Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it

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