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Meccatronica? Ne parliamo coi protagonisti – Di Nadia Clementi

Il Polo Meccatronica di Rovereto raccorda il mondo della scuola con quello produttivo, della formazione e della ricerca

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Si parla da tempo di raccordare il mondo della scuola a quello del lavoro e ultimamente si sta portando avanti il progetto di «alternanza scuola-lavoro» che permetta a tutti gli studenti delle scuole superiori di sperimentare la vita lavorativa durante il percorso scolastico.
L’Italia, è bene dirlo, vanta un singolare primato: è uno dei Paesi europei (e qualcuno dice del mondo) con i percorsi formativi di maggiore qualità, i nostri studenti in sostanza sono tra i più preparati, eppure siamo anche tra gli ultimi per occupazione giovanile, accesso al mondo del lavoro e formazione continua.
Un paradosso che, ci si augura, con il tempo e lo sviluppo tecnologico andrà scemando.
E anche questa volta il Trentino risulta essere un’isola felice in questa Italia che fatica a ripartire: a Rovereto infatti esiste una realtà dinamica e moderna che permette a studenti, ricercatori e imprese di lavorare fianco a fianco sviluppando un processo virtuoso di crescita economica, e non solo.
Si tratta del Polo Meccatronica di Rovereto, un progetto industriale e tecnico-scientifico fortemente voluto dalla Provincia e coordinato da una task-force pubblico-privata (sembra questa la chiave del suo successo…).
Gli attori in campo sono molti: da Trentino Sviluppo alla Fondazione Bruno Kessler, da Confindustria al Centro di formazione professionale Veronesi.
 

  Ma che cos’è esattamente Polo Meccatronica? 
L’idea nasce appunto per avvicinare il più possibile il mondo dell’impresa con quello della scuola. Come? Accorciando le distanze. Si tratta infatti di uno spazio fisico comune in cui imprese, studenti e ricercatori progettano, producono e fanno ricerca insieme favorendo lo sviluppo sociale ed economico dell’intero sistema produttivo trentino.
All’interno di Polo Meccatronica dialogano e collaborano interlocutori del mondo produttivo, della formazione, della ricerca, legati a vario titolo al tema della meccatronica.
Il termine «meccatronica» può sembrare oscuro ma in realtà rappresenta uno dei campi di maggiore sviluppo nel mondo attuale, in quanto unisce settori eterogenei come l’elettronica, la meccanica, la sensoristica, l’automazione e la robotica sotto il cappello dell’informatica, che ormai è indispensabile in ogni fase dello sviluppo di un prodotto: dalla sua ideazione fino all’arrivo sul mercato.
 
Questo luogo futuristico incastonato nella Vallagarina è una vera e propria casa del pensiero tecnologico: le sue mura infatti ospitano in coabitazione startup, istituti superiori, dipartimenti universitari, centri di ricerca, acceleratori industriali e così via. Il tutto supportato dai servizi ad alto valore aggiunto offerti da Trentino Sviluppo che in questo modo crea le condizioni ideali per la sperimentazione e la produzione di processi e prodotti innovativi.
Se vi sembra strano che nel verde Trentino sia nata un’eccellenza di questo genere vi basterà dare un’occhiata ai numeri: la meccatronica infatti è il comparto che occupa il maggior numero di addetti nell’industria manifatturiera trentina: quasi 10.000 persone; e sono circa 800 le aziende attive sul territorio che garantiscono un importante contributo anche all’esportazione di prodotti trentini nel mondo.
Polo Meccatronica rappresenta dunque una delle tante declinazioni di una naturale inclinazione del Trentino verso la meccanica e l’innovazione.
Non sorprende dunque che proprio qui lo scorso mese di ottobre Sergio Marchionne, il CEO di Fiat e Chrysler, abbia ricevuto una laurea ad honoris causa in ingegneria meccatronica dichiarando che «Il Polo Meccatronica di Rovereto è una testimonianza di come sia possibile innovare, cambiare e creare, un esempio quasi unico di integrazione tra imprese, enti pubblici e mondo della formazione.»
 
Proprio alla cerimonia di conferimento della laurea ad honorem a Marchionne, abbiamo incontrato il direttore dei laboratori di prototipazione meccatronica Paolo Gregori il quale, insieme a Paolo Bosetti, docente di Ingegneria industriale dell’Università di Trento, e Amos Collini, ricercatore di FBK, ci ha raccontato cosa vuol dire fare innovazione in Trentino in questo contesto.
 

 
Marchionne ha definito il Polo di Rovereto una realtà più unica che rara in Italia. Una bella soddisfazione, no?
«Certamente! È stata una giornata davvero densa di emozioni e soddisfazioni. Avere in visita l’AD di FCA, nell’occasione della laurea honoris causa in ingegneria meccatronica (non è un caso!) e potergli presentare il modello ricerca-industria-formazione del Polo è stata un’occasione unica di visibilità e di confronto.
«Marchionne forse più di chiunque altro ha visione del mercato globale e delle sfide dell’innovazione, quindi avere questo tipo di riscontro è motivo di orgoglio e stimolo per proseguire in questa direzione.»
 
Il modello di collaborazione tra pubblico e privato si è dimostrato vincente, cosa di questa esperienza può essere applicato in altri contesti?
«Non è facile far convivere pubblico e privato verso un obiettivo comune. La crisi economica da cui stiamo lentamente riemergendo ha fornito un’occasione per poterlo fare, ha stimolato il dialogo e l’autocritica.
«Sicuramente il primo ostacolo è stato trovare un linguaggio comune. Per questo l’idea di creare una Facility tecnologica per la prototipazione, fornisce un caso concreto che sposta l’attenzione del privato dai modelli teorici esposti nei convegni a training on the job, il modello di collaborare e imparare reciprocamente, direttamente attraverso l’esperienza diretta su macchine e nuove tecnologie come la stampa 3D o i moderni software per la gestione ottimizzata e predittiva della fabbrica del futuro, il cosiddetto modello Industry 4.0.
«Uno dei contesti in cui questo modello può essere, ed è tuttora applicato, è quello della ricerca. Soggetti pubblici e privati collaborano allo sviluppo di nuovi prodotti innovativi.»
 

 
In Italia quali sono le altre realtà che si occupano di meccatronica con le quali collaborate? Quali in Europa e nel mondo?
«I nuovi laboratori a Rovereto hanno una storia molto recente e sono tuttora in fase di completamento, che è previsto per la primavera 2018. Stiamo quindi sviluppando una rete di possibili collaborazioni che sia strategica e permetta di fungere, rispetto alle richieste delle aziende, come un solution provider.
«Sarà possibile fornire soluzioni tramite le competenze interne oppure avvalendosi di competenze pregiate messe a disposizione dalla rete dei partner laddove necessario.
«Ricordiamoci che ProM vive della stretta collaborazione con Università di Trento e Fondazione Bruno Kessler e quindi, di riflesso, con la loro rete di partner nazionali e internazionali. ProM sta comunque attivando propri canali di collaborazione con alcuni partner strategici, fra cui citiamo la facility SIRRIS in Belgio e il sistema dell’innovazione di Singapore.»
 
Può farci degli esempi concreti di aree di sviluppo sulle quali lavorate?
«ProM Facility è attiva in alcuni ambiti specifici della prototipazione di nuovi prodotti e sistemi meccatronici. I sistemi meccatronici, ricordiamo, sono ormai diventati di larga diffusione nell’industria manifatturiera.
«Parliamo di qualsiasi sistema abbia al suo interno non solo la parte meccanica ma anche integrata la parte elettronica, sensoristica e software che permette a questi prodotti di poter essere connessi in rete fra loro.
«Un assale per la trasmissione di moto (e.g. assali di DANA), non è più solo una cascata di ingranaggi ma al suo interno ha sensori, elettronica e software che permettono all’assale di fornire dati, di recuperare energia durante il ciclo di lavoro, controllare la stabilità del veicolo e magari trasmettere dati con protocolli wireless.
«Un altro esempio può essere il nuovo mercato dei droni: un drone è una macchina complessa che deve essere progettata e realizzata sin dall’inizio pensando che sarà pilotata in remoto e quindi la parte meccanica non può prescindere dall’elettronica e dai controlli software, anche per ovvi motivi di sicurezza.»
 

 
In che modo questo settore può contribuire a generare lavoro per i giovani?
«La meccatronica è il futuro dell’industria manifatturiera ma soprattutto è un approccio interdisciplinare nel quale varie conoscenze si fondono e cooperano.
«Lo studente deve essere sempre più flessibile e trasversale, riuscire a conoscere approfonditamente una specifica disciplina (ad esempio l’elettronica) ma avendo strumenti per comprendere le problematiche delle altre discipline collegate.
«Questa è una opportunità unica per i giovani di tutti i livelli scolastici, dalle scuole di formazione professionale, agli istituti tecnici e all’Università.
«E le aziende sono affamate di tecnici con profili traversali, che riescano ad inserirsi in azienda in modo flessibile con mente aperta, per fungere non solo da bravi tecnici ma anche da problem solver, con capacità critica di approcciare un problema complesso, qualunque esso sia, e comprendere come portarlo a soluzione ottimale.»
 
Si parla tanto di alternanza scuola-lavoro e voi portate direttamente gli studenti nelle aziende e l’innovazione tra i banchi di scuola. Il modello di scuola del futuro non prevede dunque più un confine tra formazione e lavoro?
«Il progetto stesso di Polo Meccatronica si basa su tre pilastri: industria, ricerca e formazione. L’integrazione e la prossimità anche fisica di questi tre mondi all’interno del polo favorisce gli scambi di esperienze e le sinergie.
«L’alternanza scuola-lavoro è una di queste: all’interno dei laboratori di prototipazione, in particolare, stiamo concordando con vari istituti scolastici la possibilità di fare esperienze formative che qualificano l’offerta formativa delle scuole trentine rendendole un’eccellenza a livello nazionale e favorendo il contatto col mondo del lavoro, anche in vista di inserimenti lavorativi in azienda.»
 

 
Quali sono i temi che si possono affrontare con gli studenti più giovani? Si tratta davvero di argomenti che si possono insegnare e fare propri già da piccoli?
«Ci sono temi che possono essere affrontati sin dai primi livelli scolastici delle scuole tecniche, come ad esempio l’esperienza di come funziona una realtà complessa come un laboratorio industriale, come pure le problematiche legate all’ottimizzazione dei processi e alla manutenzione dei macchinari.
«Ovviamente ci sono anche tematiche che necessitano di un livello superiore o universitario, ma ciò non toglie che l’avvicinamento agli scenari dell’industria del futuro non possa essere affrontato sin dagli inizi dell’istruzione tecnica e manageriale.
«Gli stimoli che emergono posso anche diventare argomenti di discussione specifici da riportare poi nei programmi d’aula delle rispettive scuole o enti formativi per stimolare il contatto con il mondo reale della manifattura e dell’industria.
«La cosa importante è formare i ragazzi al pensiero additivo, cioè fargli apprendere le nuove tecniche e metodologie di lavoro abilitate solo recentemente dalle nuove tecnologie produttive, come ad esempio la stampa 3D.»
 
Quando si parla di meccatronica l’uomo della strada difficilmente riesce ad immaginarsi cosa significhi. Ci può fare degli esempi di applicazione nel mondo di tutti i giorni?
«La meccatronica è l’approccio sistematico alla progettazione e alla realizzazione di prodotti tecnologici dove la separazione fra diverse discipline (meccanica, elettronica, software) non è più reale.
«Pensiamo ad esempio ad uno smartphone dove in realtà la funzione telefono è solo una delle funzioni principali, associata a migliaia di altre funzioni che integrano all’interno del prodotto sensori e applicazioni software che gestiscono la localizzazione satellitare, la navigazione internet sino ad arrivare al monitoraggio dei parametri fisici quando si fa una corsa piuttosto che una discesa con gli sci.
«E così una automobile ormai non è più un sistema meccanico ma un insieme di funzioni sempre più evolute ed integrate dove l’elettronica e il software gestiscono i consumi, i percorsi da affrontare, le manutenzioni e così via.
«Tutti questi prodotti non sono più la sommatoria di diverse componenti distinte ma una integrazione delle stesse che devono lavorare assieme in modo ottimizzato e sinergico per rendere i prodotti sempre più utili, sicuri e anche competitivi sul mercato internazionale.»
 

 
Quali sono i progetti futuri più importanti?
«I progetti sono molti, alcuni già in via di sviluppo altri all’orizzonte, altri ancora saranno occasioni da cogliere durante il percorso dei prossimi mesi.
«Sicuramente la meccatronica è una tecnologia abilitante che può trovare applicazioni non solo nell’industria manifatturiera ma anche nelle biotecnologie (pensiamo al tema delle protesi e della robotica assistenziale) o nell’ambito agroalimentare e della automazione industriale.
«Alcuni di questi progetti stanno prendendo forma anche in collaborazione con importanti aziende all’interno e fuori da Polo Meccatronica, come ad esempio il Gruppo Bonfiglioli, Ducati Energia, Brembo o FIAT-FCA.
«Anche il tema della creazione di nuove imprese è supportato e stimolato all’interno di Polo Meccatronica, con specifici programmi di supporto alle startup anche grazie alla collaborazione con l’acceleratore Industrio, una realtà insediata all’interno del Polo, che seleziona e accompagna idee imprenditoriali di giovani innovatori e le aiuta ad affermarsi sul mercato.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
 
Direttore Paolo Gregori - paolo.gregori@trentinosviluppo.it
Amos Collini - acollini@fbk.eu
Paolo Bosetti - paolo.bosetti@unitn.it
Info.

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