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In Trentino avvengono 40 suicidi all'anno – Di Nadia Clementi

Parliamo con Antonella D'Acunto della sua importante esperienza come stagista nel progetto «Un invito alla vita» che cerca di prevenire questo fenomeno

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Quello del suicidio è un argomento certamente difficile da affrontare, si tratta di un fenomeno complesso che coinvolge alcuni aspetti della psiche umana che ci spaventano, veri e propri tabù.
Togliersi la vita è considerato il gesto estremo di una persona disperata, depressa e malata.
Se una famiglia viene colpita da questo evento drammatico le reazioni sono molteplici e a volte contraddittorie: dolore, senso di colpa, ma a volte anche rabbia nei confronti di una persona amata che ha compiuto un gesto considerato «egoista», gettando nello sconforto e nella disperazione coloro che restano.
 
Il suicidio esiste dalla notte dei tempi e probabilmente esisterà fino a quando esisterà l’uomo, ma è solo di recente che è stato studiato come fenomeno nella sua complessità: coinvolge infatti diversi aspetti dell’animo umano ed è stato oggetto di tabù e falsi miti che durano ancora oggi.
Uno di questi cliché riguarda la prevenzione dell’atto suicidario e in generale tutto ciò che riguarda un individuo in difficoltà prima che questi tenti di mettere effettivamente in atto i suoi propositi di togliersi la vita.
Nel ramo della prevenzione ovviamente le azioni da mettere in campo sono molto complesse e vanno dalla presa in carico di un paziente che ha effettivamente tentato il suicidio, fino a tutte quelle azioni di divulgazione e informazione della popolazione in generale per aiutare le persone a rischio.
 
Ed è proprio in questo tipo di prevenzione che i media giocano un ruolo fondamentale: parlare di suicidio è sempre complesso e farlo durante un telegiornale della sera o su un sito di informazione letto da milioni di persone è ancora più delicato.
Per contrastare il fenomeno si sta concretizzando una stretta collaborazione tra le ASL e i giornalisti per poter dare da una parte informazioni corrette, dall’altra per non divulgare eccessivi particolari di alcuni casi di suicidio che attirano l’attenzione dei media: per esempio quando si tratta di persone famose (gli ultimi in ordine di tempo sono stati i cantanti rock Chris Cornell e Chester Bennington) e per evitare di incappare in contenuti non appropriati, i quali possono fungere da innesco per passare da un’ideazione ad un comportamento, attivando meccanismi di emulazione in individui già rischio.
Il nostro giornale - ma non è l’unico - nei limiti del possibile non dà mai notizie di suicidi per evitare tragiche emulazioni.
 
In Europa e in Italia le statistiche sono meno preoccupanti rispetto al resto del mondo ma è proprio nella nostra regione che il tasso di suicidi è tra i più alti in Italia e questo dato ha portato a diversi interventi da parte dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS) ma anche di psichiatri e associazioni impegnate nel supporto alle persone in difficoltà.
Una di queste è A.M.A., Associazione di auto mutuo aiuto di Trento, che insieme all’APSS gestisce il progetto «Invito alla Vita»: le azioni messe in campo in questa iniziativa riguardano sensibilizzazione e prevenzione del suicidio attraverso diverse azioni concrete, come l’istituzione di un numero verde attivo 24 ore su 24 e la sinergia con il progetto «Tra-di-noi», una piattaforma web, dedicata al benessere psicologico dei giovanissimi.
 
Per parlare nello specifico di questo importante progetto e in generale del tema del suicidio abbiamo contattato la dottoressa Antonella D’Acunto, giovane neolaureata in Metodologia, Organizzazione e Valutazione dei servizi sociali presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale a Trento.
La sua tesi di laurea magistrale, coordinata dal professor Domenico Tosini, è tutta incentrata sul tema del suicidio e in particolare sulla sua esperienza come stagista presso A.M.A. nel progetto «Invito alla vita».
 

 
Qual è il tasso di suicidi in Trentino? È vero che è più alto del resto d’Italia?
«Il tasso di mortalità per suicidio della nostra regione è tra i più alti in Italia per effetto della maggiore incidenza del fenomeno in Alto Adige (1,02/10.000 abitanti).
«Il dato della sola Provincia di Trento è più basso, pur posizionandosi al di sopra della media nazionale, riferita agli ultimi dati ISTAT del 2013 (0,82/10.000 abitanti vs. 0,69/10.000 abitanti). Nell’ultimo ventennio, la media di suicidi in Trentino è stata circa 41 casi all’anno.»
 
 Numero assoluto di suicidi nel periodo nella Provincia di Trento - 1990-2014 

Fonte: APSS, (2016), Rapporto annuale sugli eventi suicidari in Provincia di Trento - anno 2014
 
Per quale motivo in Trentino-Alto Adige il numero di suicidi è maggiore?
«La nostra regione, insieme a Valle D’Aosta, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia, sono le regioni con un più alto tasso suicidario. Le frequenze più basse, invece, si segnalano in Campania, Puglia, Lazio, Calabria, Molise e Sicilia. Questa contrapposizione nord/sud potrebbe essere spiegata attraverso le differenze socioeconomiche e culturali, rilevanti in molti aspetti legati al suicidio. Inoltre, al Sud il ruolo protettivo delle reti familiari, parentali ed amicali potrebbe avere una funzione importante nel disincentivare condotte autolesive.»

Quali sono le cause per le quali una persona decide di togliersi la vita?
«Il comportamento suicidario è una questione complessa, non si riscontra mai una singola concorrente, ma al contrario ci sono molti fattori che prendono parte nel definire condizioni connesse al suicidio; tra essi compaiono, ad esempio: esperienze negative, caratteristiche personali, disturbi medici e psichiatrici e precedenti tentativi di suicidio.»
 
Ci spiega alcuni tabù e falsi miti sul suicidio. Ci sa dire come combatterli?
«Tra i più comuni vi è la correlazione tra suicidio-disturbo mentale. È vero che tale condotta può avere alle spalle questo tipo di disturbi, ma è importante non assumere un atteggiamento riduzionistico. Il suicidio, infatti, è complesso ed occorre considerarlo in relazione all’esperienza di vita della persona e al suo contesto socioculturale.
«Vi è, poi, l’idea errata secondo cui chi ha intenzione di commettere tale gesto difficilmente ne parli. Molte ricerche evidenziano, invece, come la comunicazione dell’intento è molto frequente e spesso sottovalutata.
«Inoltre, vi è la comune credenza secondo cui non si può prevenire il suicidio, ma non è così: fare prevenzione è possibile e necessario.»
 

 
Ci racconti ora la sua esperienza con il progetto «Invito alla vita». Di cosa si tratta?
«Da marzo a giugno dello scorso anno ho svolto uno stage presso l’Associazione A.M.A., nell’ambito del progetto Invito alla Vita. Esso è attivo dal 2008 su spinta e volontà dell’APSS, attualmente la sua gestione è stata affidata ad A.M.A.
«Il progetto è molto articolato e agisce su più livelli con l’obiettivo di andare a limitare l’impatto dei fattori di rischio connessi al suicidio.
«Il cuore del progetto è una linea telefonica (800-061650), un numero verde attivo 24 ore su 24, gestito da volontari che accolgono la fatica dello star male.
«Vi è, poi, la piattaforma www.tra-di-noi.com, attiva tutta la settimana dalle 13 alle 22 e gestita da giovani volontari formati, i quali cercano di intercettare il disagio giovanile.»
 

 
Quante sono le persone che lavorano a questo progetto? In che modo è possibile aiutare e/o fare del volontariato?
«Ad occuparsi di Invito alla Vita attualmente sono due operatrici di A.M.A. e due tavoli di lavoro: quello di Coordinamento, regia del progetto, il quale è composto da una moltitudine di soggetti, pur continuando ad essere aperto alla partecipazione di ulteriori realtà significative e disponibili. Quello dell’Area Salute Mentale, braccio operativo, di cui fanno parte operatori ed operatrici di A.M.A. e dell’APSS (Psichiatria, Psicologia Clinica, Neuropsichiatria Infantile, Dipartimento delle Dipendenze, Alcologia, Centro disturbi comportamentali alimentari).
«I due tavoli sono impegnati in azioni di informazione e presentazione del progetto, con la finalità di attivare nuove collaborazioni.»
 

 
Quali sono le azioni che possono prevenire un suicidio potenziale?
«Vi sono diversi tipi di azioni preventive: quelle più generali hanno l’obiettivo di migliorare il grado di consapevolezza del suicidio; tra esse, ad esempio, rientrano: le attività di sensibilizzazione della popolazione, funzionali anche alla promozione di una corretta trattazione del tema, e la diffusione della cultura della partecipazione e dell’attenzione all’altro.
«Tuttavia, vi sono anche azioni più specifiche, volte proprio all’individuazione e alla presa in carico di persone e gruppi a rischio; tra queste: la formazione di professionisti chiave (medici di medicina generale, giornalisti, forze dell’ordine, ecc.), affinché essi siano attenti sensori; la creazione di luoghi fisici (gruppi di auto mutuo aiuto, servizi specialistici, ecc.) e non (linea telefonica e piattaforma online) deputati all’ascolto e al dare conforto; infine, vi sono tutte quelle attività a sostegno di coloro che hanno perso un caro per suicidio, come i gruppi di auto mutuo aiuto.
«A tal proposito, presso A.M.A. ne è attivo uno per famigliari, il gruppo Il dolore non è per sempre, ed uno per operatori sociosanitari, il gruppo Prendersi cura di chi cura, che lavorano con pazienti- utenti a rischio.»
 

 
Quanto è difficile per l’APSS intercettare e aiutare le persone a rischio?
«È molto complesso intercettare le persone a rischio, solo alcune di esse sono in contatto con i servizi specialistici dell’APSS. È per questo motivo che Invito alla Vita investe molto sulla campagna pubblicitaria e sulle serate di sensibilizzazione.
«Vi è una diffusione e promozione capillare del materiale divulgativo (locandine, dépliant e biglietti da visita), ciò anche con la finalità di far conoscere il progetto e favorire l’accesso ai servizi di aiuto formali ed informali.
«Rispondono allo stesso obiettivo anche le varie serate informative organizzate a ruota sul territorio provinciale.»
 
Parliamo della sua tesi: quanto le è stata utile l’esperienza presso A.M.A.?
«L’esperienza presso A.M.A. è stata fondamentale, essere accolta in Associazione mi ha permesso di crescere molto a livello professionale; l’impegno e l’umanità delle operatrici per me è stata, e sarà, una fonte di ispirazione nella vita e nella carriera.
«Inoltre, la partecipazione ai tavoli di lavoro e il confronto costante con i professionisti e le professioniste coinvolte in Invito alla Vita sono stati una risorsa preziosa per il mio lavoro di tesi.»
 

 
Quali sono i suoi sogni nel cassetto?
«Il mio sogno nel cassetto è trovare un’occupazione pertinente a ciò che ho studiato; vorrei poter fare esperienza, continuando ad imparare e rimanendo aggiornata.
«Vorrei rimanere in Trentino perché, oltre ad essere il mio posto nel mondo, voglio investire qui quello che ho appreso in Università.»
 
Quali sono le prossime iniziative di A.M.A.?
«Inizierà a breve il nuovo corso di formazione per diventare volontari della linea telefonica di Invito alla Vita. Esso verrà presentato il 23 febbraio alle 20.30, presso l’auditorium Vigilianum (via Endrici, 14), attraverso la rappresentazione di sand art Il grande cavallo blu” Restate aggiornati seguendo la pagina Facebook Invito alla Vita – prevenzione del suicidio

Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it

Antonella D'Acunto - antonella7393@gmail.com
 
 CONTATTI 
Associazione A.M.A. auto mutuo aiuto di Trento: www.automutuoaiuto.it
Invito alla Vita: linea telefonica 800-061650; www.prevenzione-suicidio-trentino.it; Facebook: Invito alla Vita – prevenzione del suicidio
Tra-di-Noi: www.tra-di-noi.com; Facebook: TRA-di-NOI
 
 FONTI 
- Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, (2016), Rapporto Annuale sugli eventi suicidari in Provincia di Trento – anno 2014, Trento (disponibile al sito di cui a questo link).
- Pompili, (2013), «La prevenzione del suicidio», Il Mulino, Bologna.

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