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Spazio FoyEr, «Dietro le quinte» – Di Daniela Larentis

Gabriele Rosani è uno fra i partecipanti del Festival Internazionale di Incisione Contemporanea di Trento, visualizzabile online dal 14 al 26 dicembre – L’intervista

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Gabriele Rosani, «L'origine celata», 2020 (ritaglio).
 
La cultura non si ferma completamente, nonostante tutto. Fra i vari progetti in corso, segnaliamo «Dietro le Quinte», il concorso lanciato dallo Spazio FoyEr, lo spazio espositivo di via G. Galilei a Trento, al quale hanno aderito oltre un centinaio di incisori italiani e stranieri, che ha dato vita a un’importante mostra promossa dal Festival Internazionale di Incisione Contemporanea di Trento (FIIC 2020).
L’evento si prefigge di diffondere e far apprezzare il mondo dell’incisione contemporanea – ancora poco conosciuto – nelle sue diverse forme, tradizionali e sperimentali.
Il tema affrontato rinvia al mondo dello spettacolo, al teatro, in questo caso è stato inteso in un senso più generale, più simbolico, spirituale. Purtroppo il 2020 è un anno particolare, a causa dell’emergenza sanitaria in atto l’esposizione sarà fruibile solo online, le opere potranno essere ammirate dal 14 al 26 dicembre recandosi sulla pagina dello Spazio FoyEr (su www.spaziofoyer.it).
 
Impegnativo è stato il lavoro della Giuria tecnica dello Spazio FoyEr composta da Riccarda Turrina, critica d’arte, Paolo Sandri, fotografo professionista di Trento, Rita Demattio, Maestro d’arte e incisora, Mirko Corradini, direttore artistico del Festival Fantasio e del Teatro di Villazzano, e Cristiano Vettore, incisore vincitore del Premio FIIC 2019. Una trentina, alla fine, le opere selezionate.
A stupire il gran numero di incisioni eseguite a maniera nera, conosciuta anche con il nome di mezzotinto, una tecnica lenta e faticosa. Tra queste, «Night Landscape» del coreano Kim Seungyeon, un’immagine che s’avvicina a un effetto fotografico, oppure «Then IV» dell’australiana Cleo Wilkinson capace, pur nella complessità della tecnica, di coniugare tradizione e libertà espressiva.

Diverse le misure della matrice scelte dagli artisti: c’è chi, nella stampa, ha riempito il foglio, come «Solo» del giovanissimo Marco Pona, opera dal forte impatto visivo, e chi ha preferito la forma circolare come Carmine Maurizio Muolo di Monopoli, con «Aquario».
E poi ci sono coloro, pochi, che hanno optato per il colore. Tra questi Florida Xheli, incisora albanese, che titola «Specchio rosso» un’immagine «di nuvole… che continuano a passare e passeranno sempre continuamente», citando i versi di Fernando Pessoa.
Un segno morbido e poetico il suo, come un effetto fluido è quello che ci restituisce Cecilia Maran con «Mare nostrum», anche lei giovanissima, di Padova, attraverso la tecnica acquaforte, marbling e morsure dirette con acidi.
 

Elisabetta Diamanti, Frangipani-Bozzolo Nero, 2020.
 
 Qui di seguito gli artisti e le opere selezionate  
Laura Allegro, “Brezza mutevole”; Rosario Amato, “Il mascherone”; Anna Budkova, “Boscourbano”; Gian Franco Civitico, “Dietro le quinte”; Lolita Donatella Coli, “La cura”; Lara Monica Costa, “The Fountain”; “Guendalina Cristiano, “Custodiscimi”; Lorenzo Davitti, “1812 Dinaburg”; Albina Dealessi, “Mi prende un tremore, uno sgomento”; Fausto De Marinis, “Come spes ultima dea”; Fabio Di Lizio, “L’attore”; Elisabetta Diamanti, “Frangipani/Bozzolo Nero”; Francisco Domínguez Penis, “El verdugo”; Gianni Favaro, “La luce del sole”; Chiara Gasparini, “Percorsi tra memoria e realtà”; Oscar Giachino, “Vanitas - cala il sipario”; Remo Giatti, “Violenza nascosta”; Luca Giuliano,” Conus Aulicus”; Elisabetta Gomirato, “Il bacio delle terre”; Paolo Graziani, “Dietro le quinte del mondo”; Christine Kertz, “Visible-Invisible”; Lanfranco Lanari, “Errando II”; Marco Lo Presti, “Senza titolo”; Cecilia Maran, “Mare Nostrum”; Carmine Maurizio Muolo, “Aquario”; Donato Musto, “Dietro le quinte”; Roberta Pancera, “Forza libera”; Elisa Pellizzari, “Persistere”; “Maria Pilotto, “Picnic a Bloudan#2”;
Gabriele Rosani, “L’origine celata”; Marco Poma, “Solo”; Agim Sako, “Sogno a mezzo II”; Daniela Savini, “Nell’ombra”; Kim Seungyeon, “Night Landscape 20082”; Maria Tirotta, “In...potente”; Gianni Verna, “Siamo pronte per la bagna cauda”; Angela Vinciguerra, “Glauco mare”; Cleo Wilkinson, “Then IV”; Florida Xheli, “Specchio rosso”; Valentina Zavoli, “Acque inferiori”.
 
L'iniziativa FIIC 2020 è stata realizzata con il contributo di Fondazione Caritro Provincia autonoma di Trento - Pagina Ufficiale, Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol
Abbiamo il piacere di intervistare uno degli artisti selezionati, Gabriele Rosani, presente con l’opera dal titolo «L’origine celata».
Il trittico rinvia a temi legati all’ambiente, in particolare alla montagna.
I paesaggi si modificano, si evolvono, cambiano nel tempo, come muta il modo dell’uomo di concepirli e di rappresentarli.
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Artista emergente, docente, conta al suo attivo una laurea magistrale in Arti visive conseguita presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Il tema ambientale è a lui molto caro, il giovane artista indaga, attraverso la sua arte, in particolare il rapporto fra uomo e natura.
 

Carmine Maurizio Muolo, Aquario, 2020.
 
Partiamo dal titolo dell’opera: L’origine celata. Potrebbe spiegarcene il significato?
«La parola origine è proprio la chiave per leggere l'opera, si riferisce alla rappresentazione del ghiacciaio posto ai piedi della cima. Nonostante si presenti come un luogo freddo e inospitale, è la fonte stessa della vita, celata al nostro sguardo superficiale e terreno.
«Si può dire che il soggetto principale, pur restando dietro le quinte della nostra esistenza, abbia in realtà un ruolo fondamentale. La scena raffigurata alla base della composizione è la più vicina alla visione del mondo della maggior parte delle persone, può essere percepita come bella e armoniosa, ma chi la osserva ignora da cosa sia generata, non a caso appare avvolta da una leggera nebbia. La cima, al contrario, appare leggera ed evanescente.»
 
Con che tecnica è stata eseguita?
«Per quanto riguarda la realizzazione delle prime due lastre del trittico, visualizzabili procedendo visivamente dal basso verso l'alto, ho messo in dialogo tra loro le tre tecniche, la punta secca, l'acquaforte e l'acquatinta, mentre per l'ultima lastra, quella che rappresenta la cima, ho utilizzato solamente l'acquatinta per renderla più leggera.»
 

Cleo Wilkinson, Then IV, 2020.

Potrebbe darci qualche altro dettaglio del trittico da lei realizzato?
«Il mio intento principale è stato quello di utilizzare la tematica del concorso per cercare di trasmettere un preciso messaggio all'osservatore, vale a dire invitarlo a non soffermarsi sugli aspetti superficiali dell'esistenza, ma andare oltre e indagare, assumendo uno sguardo più completo sulla realtà che ci circonda. Specialmente per quanto riguarda gli aspetti della vita che ritengo importanti, il nostro rapporto con la natura, la salvaguardia dell’ambiente e la nostra idea di essere umano, purtroppo sempre più individualista.»
 
Nelle sue opere affronta spesso il rapporto che intercorre fra l’uomo e la natura. Può condividere brevemente un pensiero a tale riguardo?
«Come ho brevemente anticipato, penso che il rapporto tra uomo e natura sia pesantemente intaccato da una visione individualista e ultra-tecnologica dell'uomo contemporaneo, un tema che dal punto di vista artistico cerco di evidenziare attraverso una ricerca iniziata anni fa.
«Le vicissitudini stanno costringendo sempre più persone ad abbandonare l'ambiente selvaggio per quello civilizzato, causando una distribuzione disomogenea della popolazione; non credo sia colpa tanto del cittadino medio ma di un sistema economico dannoso e fallimentare.
«Vorrei infatti evolvermi in questo senso e cercare di parlare anche di comunità nelle mie prossime opere, soprattutto in ambiente montano.»
 

Gabriele Rosani, L’origine celata, trittico 2020.
 
Da artista come sta vivendo il periodo legato all’emergenza epidemiologica da Covid-19?
«Non potendo avvalermi di un laboratorio tutto mio, ho avuto notevoli difficoltà a causa delle norme e chiusure imposte per far fronte all’emergenza sanitaria, la stessa incisione L'origine celata è stata da me realizzata a vari step e con non pochi intoppi nella gestione dei tempi.
«Ad ogni modo, mi auguro che in futuro laboratori, mostre e musei non siano più messi in ginocchio da tali norme, credo di parlare a nome di molti sul fatto che ci sia stato un particolare disinteresse verso il mondo della cultura durante questo difficile periodo, spero quindi in un cambiamento repentino di rotta.»
 
Progetti futuri?
«Ora come ora sto valutando come gestire il lavoro, una volta che potrò tornare a incidere regolarmente vorrei appunto occuparmi del tema della comunità, cercare di immortalare i paesaggi e le architetture che stanno mutando nel tempo.
«In questo modo spero di trasmettere il valore della memoria e di come il paesaggio e il mondo naturale stia cambiando insieme agli uomini che ancora lo vivono.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Marco Poma, Solo, 2020.

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