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Associazione Castelli del Trentino – Di Daniela Larentis

Il prof. Pietro Marsilli parlerà di Iconografia della Commedia nell’incontro online su Dante del 20 gennaio 2021 – L’intervista

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Il ciclo di eventi culturali organizzati dall’Associazione Castelli del Trentino, denominato «Gli incontri del giovedì», curato dal presidente dell’associazione Bruno Kaisermann e dal vicepresidente Pietro Marsilli, a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 sta proseguendo con successo in modalità online.
Gli interventi di quest’anno si coordinano attorno ad un unico tema: Dante Alighieri, specificatamente nei suoi rapporti con il Trentino. Gli Incontri non saranno più il terzo giovedì di ciascun mese alle ore 20.30 nella Sala Spaur di p.zza Erbe a Mezzolombardo, come previsto, bensì il mercoledì precedente, alle 17.00, tramite il collegamento in video-conferenza garantito dall’app Zoom, grazie anche alla amicale disponibilità dell’Associazione Rosmini di Trento che utilizza la sala virtuale messa a disposizione dalla Fondazione Cassa Risparmio di Trento e Rovereto.
Verrà comunicato ogni volta, anticipatamente, il link con il quale accedere alla conferenza (lo si trova peraltro indicato nel sito dell’Associazione Castelli del Trentino).

Sarà possibile anche interagire con il relatore; chi non potesse assistere avrà comunque la possibilità di ascoltare la registrazione che verrà messa a disposizione sul medesimo sito dell’Associazione a pochi giorni dall’evento.
Protagonista del prossimo appuntamento online, fissato per mercoledì 20 gennaio alle 17.00, il vice presidente Pietro Marsilli, per trent’anni docente di storia dell’arte al Liceo Artistico Alessandro Vittoria di Trento e all’Università della Terza età e del tempo disponibile (Utetd) del Trentino, il quale parlerà di Iconografia della Commedia.
Giotto, Dante, Firenze, Museo del Bargello, Cappella del Podestà (della Maddalena),affresco, 1330-1337).

Segnaliamo il link per accedere alla stanza virtuale (si consiglia di collegarsi un quarto d’ora prima): https://us02web.zoom.us/j/86185856743
Da oltre trent’anni l’associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa. A riprova della stima di cui è circondata, le iniziative godono del patrocinio, fra gli altri, della PAT, dell’Accademia roveretana degli Agiati e della Società di Studi trentini di Scienze storiche e sono riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
 
Abbiamo avuto il piacere di rivolgere al prof. Marsilli alcune domande.
 

Alcide Ernesto Campestrini, I lussuriosi, oltl, 1895 – 1900 ca.
 
Che senso ha trattare della iconografia della Commedia qui e ora?
«La straordinaria potenza emotiva di quella grandiosa azione drammatica che è la Divina Commedia è stata, nei secoli, ispiratrice di innumerevoli narrazioni poetiche, letterarie, filosofiche, teatrali, musicali e quant’altro. Nello specifico prenderò in considerazione alcune delle numerosissime opere figurative delle quali l’ispirazione dantesca è stata motore.
«Di autori famosissimi: dal fiorentino Sandro Botticelli al francese Gustave Dorè, dallo spagnolo Salvator Dalì al giapponese Go Nagai, considerato il più importante autore di manga di sempre, padre di opere che hanno segnato in assoluto la storia del fumetto.
«Ma anche numerosi grafici pubblicitari operanti per ditte del calibro della Olivetti e dell’oleificio Costa, come pure Guido Martina e Angelo Bioletto che nel 1949-1950 realizzarono per Topolino una parodia a fumetti. La riflessione sull’opera di Dante qui proposta afferma la straordinaria contemporaneità della stessa.
«Dante Alighieri viene considerato, sempre di più e da sempre un maggior numero di specialisti, contemporaneo per l’eternità. In effetti qualsiasi tematica affrontiamo, qualsiasi visione ci intriga, Dante c’è sempre, ci attende sempre più in là, è in perenne anticipo rispetto a noi.
«Non siamo noi a celebrare un uomo morto settecento anni fa. Al contrario: è lui che è in anticipo rispetto a noi di settecento anni. Dante è universale, rappresenta tutti, da ieri a oggi.»
 
Ciò dal punto di vista teologico, relativamente ai fedeli?
«Sì, ma non solo. Nessuno come Dante nella Divina Commedia ci ha presentato il Cosmo ultraterreno in modo altrettanto vivo e sensato, riassumendo tutte le credenze del Medioevo e rendendo plausibili le dottrine della Scolastica e la Summa Teologiae di Tommaso d’Aquino, anche se da una libera visuale tutta sua.
«Al viandante Dante le tre regioni dell’aldilà si sono rivelate in ogni aspetto. Egli percepisce con i sensi quello che per le generazioni a lui successive è stato raggiungibile soltanto con la forza della fede.»
 

Cesare Zocchi, Minosse  (Monumento a Dante), Trento ,1896.
 
Ma come ci riesce?
«Attraverso la sua lingua. Non solo Dante riesce a rendere plausibile l’aldilà attraverso la descrizione di avvenimenti quotidiani (e già questo è straordinario). Il talento immaginativo di Dante è visivo: lui esprime le sue idee con immagini. Allegoria per lui altro non è che l’uso di nitide immagini visive.
«È dunque la poesia stessa di Dante a competere direttamente con la pittura. La sua lingua Goethe l’ha detta metaforico-sensoriale. Si capisce bene come mai tanti Artisti, anche di gran vaglia, si sono lasciati sedurre, imprigionare, commuovere da Dante.
«Per accompagnare Dante nel mondo ultraterreno e nel suo volo attraverso il firmamento ci vogliono gli occhi attoniti di un bambino, di uno sguardo innocente. O, appunto, di un Artista.»
 
Artisti che hanno realizzato illustrazioni.
«A dire il vero sto pensando a opere che sono molto più di semplici illustrazioni: sono il frutto di quella che si può dire ricezione produttiva. Da tali opere, prima di tutto, emerge non tanto la molteplicità dei dettagli o la disposizione dei diversi elementi sul foglio o sulla tela bensì l’impareggiabile intensità con cui è stato affrontato il compito da parte del loro Autore.
«Sono opere che spesso funzionano a più livelli nel senso che allo stesso tempo sono sia interpretazioni che allegorie: qualcosa di profondamente personale e al contempo qualcosa in sé così chiaro che aiutano la comprensione del testo poetico.
«D’altronde, sono passati sette secoli da quando la Divina Commedia fu scritta: per bene intenderla è molto utile una guida che spieghi i personaggi, i luoghi, gli avvenimenti, le fonti, le associazioni mentali e le allusioni.»
 

Giovanni da Modena, Inferno, Bologna, basilica di. Petronio, cappella dei Re Magi, affresco, 1408-1420.
 
Può spiegarsi meglio?
«La miniatura, la pittura a tempera, ad acquarello o quella ad olio, l’incisione, la scultura a bassorilievo o a tutto tondo, in ceramica o in bronzo… anche i mezzi più tradizionali e antichi in uso nelle arti visive, se uniti a un’idea profondamente innovativa di interpretazione dei testi letterari, possono sostenere qualunque confronto con le ricerche e i materiali della contemporaneità.
«Da settecento anni la sapienza del segno, spesso nato da una profonda conoscenza e da un lungo studio delle antiche fonti letterarie, è la conferma di quanto gli strumenti anche più tradizionali della ricerca artistica possano permettere delle indagini profondissime. Non c’è chi non possa vedere come l’inesauribile fonte di ispirazione costituita da uno dei massimi testi letterari della storia occidentale abbia trovato, in numerosi Autori, mirabili e inesauribili cantori, che grazie alla matita al pennello e al bulino hanno dato vita a racconti per immagini altrettanto intensi ed incisivi, nell’interpretazione e nella rielaborazione, di quanto la stessa poesia del sommo Maestro ci ha saputo trasmettere.
«Così come aveva fatto il Poeta, anche diversi Artisti figurativi hanno preso atto della tradizione senza per questo esserne oppressi. Nell’uno e nell’altro, nello stile del proprio personale ed esclusivo racconto iconografico, di volta in volta traspaiono: l’immortale Antico, l’eredità del passato più o meno recente e, insieme, la sensibilità, gli interessi, le curiosità, le crisi, le ferite e i drammi più attuali, in primis gli orrori della guerra, le inutili e folli esaltazioni, le speranze, le attese. Spesso appaiono pure l’ironia, vengono introdotti nuovi personaggi o vengono dati ai personaggi danteschi le fattezze di personaggi contemporanei.»
 
Tutti gli artisti agiscono così?
«No: molti Artisti si sono semplicemente concentrati su singole scene a scapito del contesto oppure si sono riallacciati a scene del presente in cui riconoscevano allegorie o analogie all’Inferno del Poeta.
«I migliori, però, non si sono limitati a realizzare delle illustrazioni. In loro subentra la fantasia, la creatività, l’estro: vanno oltre alla mera illustrazione del passo letterario, l’opera grafica è una lettura diversa, altra, addirittura migliore.
«Così come disegnare ciò che si vede aiuta a vederlo meglio, altrettanto disegnare ciò che si legge aiuta a leggerlo meglio. Gli Artisti che si sono cimentati in tale impresa spesso l’hanno capita in modo davvero profondo.»
 

Luca Signorelli, Dannati all’Inferno, Orvieto, duomo, Cappella di San Brizio, affresco, 1499-1502.
 
E per noi fruitori delle loro opere quale vantaggio ne può derivare?
«A noi fruitori, vedere le illustrazioni interpretative di una certa opera letteraria di riferimento aiuta a comprenderla meglio. Il lettore del Poema che al contempo osserva con cura le immagini che l’hanno indagato è in grado di comprendere meglio il testo di partenza.
«La pittura aiuta a materializzare anche testi direttamente non fruibili. Molto numerosi sono gli Autori che hanno illustrato soltanto l’Inferno, o solo alcuni passi della Commedia.
«Per tutti, ricordiamo Dominikos Theotokòpoulos El Greco (1541-1614) o Robert Rauschenberg (1925-2008). Particolarmente intriganti sono però gli Autori che sono riusciti a realizzare dei cicli completi, di tutte tre le Cantiche, e questi non sono tantissimi: Sandro Botticelli (1445-1510), Johann Heinrich Füssli (1741-1825), John Flaxman (1755-1826), William Blake (1757-1827), Gustave Doré (1832-1883), Salvator Dalì (1904-1989), Amos Nattini (1932-1985) e il gardenese Markus Vallazza (1936).»
 
Deve trattarsi di un’impresa tutt’altro che banale…
«Si tratta di Artisti figurativi che, come d’altronde i traduttori, hanno fortemente voluto e sono riusciti a percorrere un percorso lungo e difficile, una sorta di terapia, dai demoni infernali, così terribilmente materici, alla pura teologia, vincendo la sfida di trasportare figurativamente una pura idea.
«Senza tralasciare l’aspetto religioso trattando quello letterario, e viceversa, Friedrich Schelling (1775-1854) paragonava l’Inferno alla scultura, il Purgatorio alla Pittura e il Paradiso alla musica. Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), invece, trovava l’Inferno del tutto ripugnante, il Purgatorio ambiguo e il Paradiso semplicemente noioso.»
 
Il Paradiso è in un certo qual modo immateriale.
«È proprio vero. Gli Autori che l’hanno tradotto in immagini si può dire che siano riusciti a dar vita ad un ossimoro: hanno realizzato icone della Bellezza pura il cui splendore, peraltro, mai nessun occhio umano è riuscito a sopportare.»
 

Paul Gustave Doré, Minosse (Inf 5,4) xil, 1861.
 
Ma parliamo di cielo o di Cielo?
«Domanda centrale! Questo è un aspetto che non possiamo tralasciare. Dopo che Galileo ha estromesso Dio dal mondo fisico, gli Artisti hanno preso a disegnare, incidere e dipingere quello che il Poeta aveva immaginato, ma senza necessariamente crederci. Hanno agito e agiscono per rispetto, affascinati dai versi del Poeta, perfino commossi dall’impeto della sua ispirazione, ma sostanzialmente pensando che si tratta di poesia, di grande poesia, non della realtà.
«Dante non ha scritto della realtà nella quale i suoi posteri hanno vissuto e vivono. Il Poeta apparteneva ad un’altra epoca, a un immaginario diverso. Sky e Heaven per Dante erano un’unità inscindibile, arrivavano a identificarsi. Mondo concepibile e mondo conoscibile oggi, per noi, sono invece inequivocabilmente dissociati.
«Anche se abbiamo perduto quel luogo fisico in cui Dante poteva pensare che stesse Dio, alcuni Autori però possiedono il dono del fingere, che significa poter immaginare con i sentimenti più profondi, con la maggiore intensità dell’intelligenza, l’empireo di Dante. “Forse è questo il senso di tutte le illustrazioni e illuminazioni della Divina Commedia, oggi come nei secoli scorsi: infonderci coraggio, per iniziare ancora una volta quel pellegrinaggio al centro del cosmo che Dante aveva intrapreso. Gli artisti che si sono dedicati alla poesia di Dante ci dicono che è possibile” (Wieland Schied).»
 
Vi sono stati artisti trentini che hanno lavorato su Dante?
«Eccome! I primi sono stati Andrea Malfatti e Eugenio Prati. Del secolo scorso Alcide Davide Campestrini, Stefano Zuech, Luigi Bonazza, lo scultore Cirillo Grott, gli incisori Domenico Ferrari e Markus Vallazza. Autori di grande spessore che meritano di essere approfonditi.»
 
Può accennare ad alcune loro opere di particolare interesse?
«Alcide Davide Campestrini si era davvero innamorato di Dante e del suo monumento. Significativi due lavori ad olio dei quali si conservano anche una serie di studi e bozzetti, sia di modelli sia delle rocce di sfondo: ovviamente la ruina di Marco.
«Luigi Bonazza ha realizzato una raffinatissima acquaforte che, fra i tanti, fu altamente lodata per la sofisticata simbologia esoterica da Gabriele D’Annunzio che la definì “una immagine ascetica ed eroica che sembra incisa con l’acquaforte nell’acciaio dell’anima”.
«Lo scultore Cirillo Grott, più noto per i suoi lavori in legno, ha qui invece col bronzo colto la feroce aggressività del leone del primo canto dell’Inferno, allegoria della superbia e della violenza che ci impediscono la salita al Cielo. Davvero mirabile la molteplicità delle articolazioni e il dinamismo che ha saputo imprimere alla fiera.»
 

Sandro Botticelli e Baccio Baldini, Dante nella selva; le fiere; Virgilio (Inf 1), 1481.
 
Lei lavora anche all’Università della Terza età e del tempo disponibile. Anche quel pubblico è interessato a Dante?
«Sì. Mi ha fatto molto piacere che nella sede di Lavarone abbiano scelto il corso da me proposto Dante e il Trentino a 700 anni dalla morte del Poeta. Per nulla sollecitati dall’esterno questa scelta è stata dettata solo da un sincero interesse per una tematica che, evidentemente, tocca in profondità l’animo degli iscritti.»
 
A cosa sta lavorando/progetti futuri?
«Con il blocco delle mostre, delle esposizioni e di fatto anche dei viaggi, se riesco, in una sorta di otium virgiliano, a starmene sano nella casa di campagna a leggere e studiare, a proseguire l’insegnamento all’università della terza età a distanza e la curatela di questo ciclo della Associazione Castelli del Trentino, è già molto.
«Qualche bel progetto per il futuro ce l’avrei, ma finché non ci sarà un evolversi positivo della situazione è inutile parlarne: non me la sento di ipotizzare alcunché. Di certo, appena potrò, tornerò un po’ nella mia amata Grecia. Più in generale, per usare le parole di Dante, ho come tutti una gran voglia di tornare a riveder le stelle

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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