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Donatella Berra, nel ricordo dei colleghi – Di Daniela Larentis

L’artista recentemente scomparsa, ex insegnante del Liceo delle Arti di Trento, è ricordata da tutti con grande stima e affetto – Intervista alla prof. Ilaria Piazza

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Donatella Berra, Macbeth e l’ecologia, 2020.
 
È una notizia dolorosa quella che hanno ricevuto pochi giorni fa gli amici e colleghi di Donatella Berra, artista ed ex insegnante del Liceo delle Arti di Trento, una di quelle notizie che non si vorrebbero ricevere mai: la scomparsa improvvisa di una persona cara.
Non ci sono parole adeguate per esprimere lo sconcerto di chi l’ha conosciuta e amata. La pensano tutti con rimpianto, visualizzandola solare, energica, ironica e appassionata mentre incede con fierezza lungo i corridoi dell’istituto.
Tutti coloro che hanno avuto il privilegio di averla come insegnante e coloro che hanno lavorato al suo fianco, giorno dopo giorno, anno dopo anno o semplicemente per un periodo più limitato. Sono davvero molte le persone, dentro e fuori la scuola, che ora la piangono.
 
I colleghi e gli studenti la ricordano con incredulità e commozione, tanti sono i messaggi di cordoglio che ci arrivano, impossibile citarli tutti. L’impressione che ne ricaviamo è che Donatella Berra sia stata una persona molto intelligente, intensa, ironica, leale e generosa, diretta e soprattutto umana.
Fra le varie testimonianze, scegliamo di condividerne un paio, forse le più emblematiche, la prima rilasciata dalla collega e amica Gloria Zeni.
«Occhi meravigliosi che ti guardavano con intensità, lingua tagliente e ironica, sempre positiva e coraggiosa... una grande donna. Ti ho conosciuta (circa 40 fa), ero una supplente alle prime armi. La prima cosa che mi hai detto: se hai bisogno di qualsiasi cosa vieni da me. Non dimenticherò mai la tua solidarietà femminile. Gloria»
 
Un’altra collega, Luana Baldo, amica di lunga data, si rivolge idealmente a lei ricordandola con il marito così.
«Alla nostra cara Donatella detta Dona, scrivo queste poche righe, nel ricordo dei tuoi occhioni ipnotici e della tua voce profonda e autoritaria, sembravi burbera e invece eri dolcissima.
«Hai creato insieme a noi manufatti che sono sparsi per tutti i nostri laboratori, e ci ricordano la tua creatività e la voglia di trasmettere a tutti i nostri studenti un amore per l’arte in tutte le sue forme universali.
«Eri un vulcano di idee ti piaceva sperimentare e cercavi sempre di coinvolgere altri insegnati. A volte sgridavi gli studenti, ma lo facevi per metterli davanti alle loro fragilità insegnandoli il modo migliore per superarle.
«Eravamo come due opposti, tu bastonavi e io consolavo, mi dicevi sei troppo buona ma alla fine questo nostro sodalizio ci ha permesso di trovare il giusto equilibrio per lavorare insieme con più energia. Ti abbiamo conosciuta io e Paolo in due momenti, alle nostre prime esperienze come supplenti negli anni novanta, dove si lavorava con entusiasmo, con tanta voglia di divertirci sia dentro che fuori i nostri laboratori, fra cene balli e feste a non finire.
«Paolo ti chiamava Compagnona perché con lui parlavate spesso dei vostri padri, partigiani durante la guerra. Poi sei andata, non ricordo bene per quanti anni e poi ecco all’improvviso il tuo ritorno inaspettato: una mattina ti ho visto a scuola, salivi lungo il corridoio e guardandomi mi hai detto: Beh… non ti ricordi? …Sono tornata, sono Dona.
«Ero rimasta come inebetita e dopo un forte e lungo abbraccio siamo corse al bar con Paolo a ricordare tutti i nostri trascorsi. Credo sia già da quel giorno che abbiamo cominciato a collaborare e grazie alla tua voglia energica abbiamo iniziato un corso di Art Body Painting che fu un vero e proprio successo negli anni, una sperimentazione continua che ci portava emozionate a realizzare spettacoli teatrali di fine anno.
«Ormai quello era proprio un appuntamento fisso, che richiedeva la collaborazione di più insegnati Monica, Chiara, Ilaria, Massimo e un groppone di studenti che si divertivano un sacco. A gennaio ci siamo sentite e con Paolo progettavi di fare una mostra qui in trentino, purtroppo ci è piombata addosso quella notizia, che se ci penso mi sembra ancora distante e impossibile. Dovevano essere poche righe, ma queste non bastano per ricordarti, ho fatto il possibile, il resto lo scrivo e lo tengo sul mio quaderno. Ciao Dona. Luana e Paolo.»
 
I colleghi tutti si uniscono nel ricordarla con affetto: l’ex dirigente del Liceo delle Arti di Trento Silvio Cattani; Piazza Ilaria; Zeni Gloria; Tartarotti Paolo; Larcher Alberto; De Filippis Rolando; Baldo Luana; Mariotti Renata; Orsingher Giuliano; Seppi Fabio; Corte Metto Graziano; Valenti Tiziana; Huez Monica; Leveghi Irene; Marsilli Pietro; Parolini Massimo; Brunelli Mariagrazia; Franco Baldi; Festi Tatiana; Eccli Michela; Pino Chiara; Anderle Michele; Mariggio’ M. Vincenza; Keller Cristina; Pedrolli Lucia; Giacomoni Adriana; Pasquali Michaela;; Oliveri Mario; Calderoni Francesca; Dorigatti Manuela; Cescatti Manuela; Cappello Maria; Fedrizzi Nadia; Baldessari Raffaella; Cinzia Gislimberti; Contini Antonietta ; Sebastiani Lorenza; Filippi Maria Elena; Vicentini Massimo; Pasquali Gianluca; D’agostini Maria; Mancuso Neva; Angeli Loris; Staffa Mariasilvia; Caresani Rosalba; Bari Antonio; Girelli Francesca; Lanzingher Francesco; Gabrielli Marta, nonché il personale ATA che l’ha conosciuta.
 
Fra le testimonianze rilasciate dagli alunni che hanno avuto la fortuna di averla come insegnante, ci ha colpiti particolarmente quella di Sara Deprez, in quanto riassume un po’ il sentimento condiviso anche dagli altri studenti.
«Ricordo che un giorno a lezione la prof.ssa Berra ci insegnò una tecnica, il dripping. Questa tecnica consiste nello sgocciolare il colore sulla tela, con l'uso delle mani o di un pennello... E secondo me la rappresenta molto. Perché come lei il dripping è dinamico, caotico, ma allo stesso tempo ordinato e equilibrato.
«Era sempre attiva nell'ambito scolastico, ci aiutava sempre con le assemblee di istituto e con l'autofinanziamento, infatti durante le udienze passava tutte le volte per scegliere qualche dolce da comprare e ci chiedeva se le facevamo la consegna speciale in classe perché era sempre di corsa ma ci teneva a partecipare.
«Mi ricordo anche della volta in cui ho avuto l'occasione di aiutarla per il saggio di fine anno del Bonporti e ho avuto modo di vedere da vicino quanto grande fosse la sua passione per l'arte, in qualunque forma... Anche se esausta, dopo quel saggio era proprio felice.
«È impossibile non ricordarla come una fantastica persona, solo sentendo la sua voce quando, camminando sui corridoi, passava davanti alla mia aula, portava una bellissima energia.
«Sara Deprez»
 
Alcune brevi note biografiche, prima di passare all’intervista a una sua ex collega e cara amica.
Donatella Berra si diploma in pittura all´Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, docente di discipline pittoriche per una trentina d’anni al Liceo delle Arti di Trento. Le dominanti espressive della sua ricerca sono i ciclici tracciati di arditi sconfinamenti del linguaggio, immagini ricche di suggestioni, fatte di ibridazioni della materia e delle tecniche attraverso un ludico viaggio tra fotografia, pittura, installazioni e performance.
«Tra le mostre più significative nel suo percorso artistico: Lilith, l´aspetto femminile della creazione (2004) e Una stanza tutta per sé (2018) alle Scuderie Aldobrandini, Frascati (Roma).
«Abbiamo avuto l’occasione di contattare telefonicamente la professoressa Ilaria Piazza, rivolgendole alcune domande.
 

Donatella Berra.
 
Chi era brevemente Donatella Berra?
«Lei ha insegnato discipline pittoriche per una trentina d’anni al Liceo Artistico Alessandro Vittoria di Trento; la sua città natale, nella quale ha fatto ritorno in tempi recenti per accudire la madre ammalata, poi deceduta, era Verbania, in Piemonte.
«Anche là ha realizzato in ambito scolastico alcuni progetti molto interessanti. La madre era sia medico che scrittrice, scriveva poesie. Donatella era la seconda di cinque sorelle, il padre, anche lui medico, era stato partigiano.»
 
Quali erano i principali tratti caratteriali che la contraddistinguevano?
«Era una donna molto bella dotata di grande carisma, aveva una personalità fuori dal comune. Era molto estrosa, aveva un carattere molto forte, ma allo stesso tempo era anche molto sensibile, umana, profonda, sempre pronta a collaborare con i colleghi, amava molto il suo lavoro. Era molto ironica, aveva una spiccata intelligenza, era proprio una bella persona.»
 
Che tipo di insegnante era?
«Io sono una sua ex allieva, in realtà l’ho avuta come insegnante per poco tempo, in quinta superiore. Poi siamo diventate colleghe e amiche. In merito al primo periodo, la ricordo come un’insegnante competente, molto severa, pretendeva molto ma nello stesso tempo dava molto a noi studenti, aveva la capacità di trasmettere la passione per ciò che insegnava. Come insegnante era sempre pronta a mettersi in gioco attraverso nuovi progetti, era molto attenta alle tematiche sociali, al tema della violenza sulle donne e alla parità di genere.»
 

«Soffio suono del cosmo», istallazione site specific multilaterali di Bonny e Berry, Carla Bonecchi e Donatella Berra, Verbania 2020.
 
Era un’artista. Quale tecniche prediligeva nella realizzazione delle sue opere?
«La fotografia manipolata pittoricamente, la pittura ad acrilico, la ceramica, utilizzava diversi materiali negli assemblaggi, fra cui elementi naturali, amava in particolare le installazioni.»
 
Da cosa traeva maggiormente ispirazione?
«Lei traeva ispirazione dal suo vissuto, dalla quotidianità e anche dalla natura, un tema che le stava molto a cuore. Leggeva poesie, scriveva lei stessa poesie e riflessioni, racconti. Probabilmente aveva ereditato dalla madre questa dote, Donatella era una donna molto creativa.»
 
Un commento su «Macbeth e l’ecologia», opera esposta alla mostra «I giardini disobbedienti» 2020 a Verbania.
«Il giardino è l’espressione di una natura domata, ma disobbediente quando esce dalla logica comune ed è al massimo della sua forza espressiva, come ricordava la stessa Donatella.
«Quella che lei cita era una mostra di fotografia aperta a diversi linguaggi legati a questo universo, lei occupandosi di tecniche miste pur non essendo una fotografa professionista utilizzava la fotografia nelle sue opere e installazioni, manipolava le immagini a livello pittorico.»
 
La sua improvvisa scomparsa ha scosso colleghi e amici…
«Tutti noi che l’abbiamo conosciuta siamo scossi dalla notizia della sua scomparsa. È stata per molti di noi una collega ma anche un’amica, una persona che ha lasciato il segno. Io l’ho sentita l’ultima volta una settimana fa, ci sentivamo spesso. Peraltro siamo state in vacanza la scorsa estate all’isola d’Elba, lei adorava questo posto, da giovane vi aveva vissuto per un lungo periodo. Aveva in mente diversi progetti, fra cui l’organizzazione di mostre.»
 
Cosa lascia nel cuore di chi l’ha conosciuta e apprezzata?
«Un nostalgico ricordo di una persona autentica, umana.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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