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Annalisa Lenzi, «Maternity» – Di Daniela Larentis

Con il progetto fotografico l’artista trentina è vincitrice del primo premio Lettura portfolio FIAF al Carpi Foto Fest – L’intervista

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Annalisa Lenzi, Maternity - © 2021.
 
Annalisa Lenzi è vincitrice del premio Lettura portfolio con il progetto fotografico MATERNITY, nell’ambito della quinta edizione del Carpi Foto Fest, il festival di Fotografia articolato tra mostre, conferenze e letture portfolio, coordinate e patrocinate FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche).
Nata a Trento nel 1982, l’artista trentina vive e lavora a Pergine Valsugana. Da autodidatta ha seguito diversi corsi di disegno, pittura e fotografia per perfezionare la tecnica e l’uso dei materiali.
Da tempo si dedica intensamente alla fotografia, affiancando questo linguaggio a quello pittorico.

Negli anni ha spesso affrontato artisticamente, attraverso le numerose mostre personali e collettive a cui ha partecipato, diverse problematiche legate al binomio uomo-ambiente, rivolgendo una particolare attenzione al ruolo delle donne nella società contemporanea.
Il suo ultimo progetto fotografico rinvia infatti al mondo femminile, alla maternità e al concetto di cura; il lavoro di accudimento dei figli è ancora per larga parte affidato alle donne, le quali antepongono in maniera naturale i bisogni di quest’ultimi ai propri, ma altrettanto naturalmente hanno il desiderio di affermarsi anche nel lavoro.

Quando si parla di genere si parla anche di relazioni, di pratiche, di identità, di linee di confine, non solo di differenze, un concetto che Annalisa Lenzi ama indagare attraverso la sua arte.
Abbiamo avuto occasione di rivolgerle alcune domande.
 

Annalisa Lenzi, Maternity/2 - © 2021.
 
Lei da alcuni anni ha affiancato il linguaggio fotografico a quello pittorico. Ci può parlare di questa sua recente esperienza?
«Con la pittura a un certo punto della mia vita mi sono trovata davanti a una sorta di muro psicologico: avevo il bisogno di trasformare ed evolvere il mio stile pittorico ma non riuscivo a capire come fare. Vivevo una sorta di amore\odio: fino a quando il quadro non era ultimato non ero felice.
«Ho successivamente avuto l'occasione di partecipare ad un concorso fotografico, in cui peraltro sono risultata finalista, da lì è nato il vero interesse per la fotografia; fino a quel momento la vivevo solo come un mezzo per riprodurre le mie opere o per immortalare luoghi o persone per lo più della famiglia.
«Avevo già una reflex base, quindi mi son iscritta ad un corso organizzato dal Gruppo Fotoamatori di Pergine Valsugana, di cui tutt'oggi faccio parte, dopodiché non ho più abbandonato questo linguaggio espressivo.»
 
Cosa la affascina della fotografia?
«Uso la fotografia per raccontare le stesse cose che esprimevo con la pittura, ma con un mezzo differente. Creo immagini che vogliono raccontare qualcosa in più rispetto a ciò che si percepisce attraverso il semplice sguardo. La fotografia, quindi, non viene usata come mezzo per descrivere fedelmente la realtà, ma trasmette il mio punto di vista sul mondo, su ciò che sta accadendo, è la mia interpretazione della contemporaneità.
«Rappresenta anche una continua sfida per raggiungere l'immagine finale: nella pittura, se immaginavo un maialino che volava lo potevo tranquillamente dipingere, nella fotografia invece devo crearmi il giusto contesto, il set, le luci, le ombre, elementi molto importanti.
«La fotografia mi fa osservare ciò che mi circonda con occhi differenti. Mi sono resa conto che prima guardavo ma non osservavo. Ora resto affascinata da un’ombra, dalla geometria di un edificio, da un contrasto di colori. Mi piace tanto questa mutazione.»
 

Annalisa Lenzi, Maternity/3 - © 2021.
 
Ha vinto il premio Lettura portfolio con il progetto Maternity, nell’ambito della quinta edizione del Carpi Foto Fest; esporrà a Bibbiena in occasione del Portfolio Italia. Può condividere qualche pensiero a tale riguardo?
«Con questo progetto ho raccontato la mia esperienza di madre che ha molto in comune con quella di tutte le mamme contemporanee. Specialmente nel primo periodo dalla nascita di un figlio, maschio o femmina che sia, la madre subisce una sorta di perdita di identità: si vede costretta ad abbandonare le proprie passioni, il proprio lavoro, per dedicarsi a tempo pieno alla prole.
«Nelle fotografie racconto questo, non si vede mai né la donna (tutt’al più in alcune foto assume una diversa identità, come nella fotografia della beata con il frullatore a immersione in mano), né il figlio o la figlia, ma se ne percepisce la presenza attraverso oggetti e giocattoli.
«Sono foto anche un po' malinconiche che raccontano di una donna desiderosa di esprimersi ma che per il momento deve accantonare le proprie esigenze. Alla fine, però, l'ultima immagine stravolge la narrazione, svela l'amore immenso che lega la madre al figlio, nonostante tutto.
«Le foto sono una sequenza di scatti a sviluppo orizzontale e verticale che alternano ritmi diversi: staticità e dinamicità, alti e bassi come la vita di una mamma.»
 

Annalisa Lenzi, Maternity/ 4 - © 2021.
 
Qual è stata la motivazione della giuria e da chi era composta?
«Essendo un evento patrocinato FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), i lettori portfolio erano docenti o comunque figure riconducibili a questa realtà nazionale.
«La mia lettrice era Claudia Ioan, Docente di Leica Akademie Italia, tutor Fotografico del Dipartimento cultura FIAF; insieme alla giuria ha premiato il mio portfolio con questa motivazione: “La fotografia come strumento di esplorazione di sé, l’autoritratto come metodo di ricognizione e ricostruzione della propria identità dopo uno dei Riti di Passaggio più importanti nella vita di una donna: l’autrice si autorappresenta tentando di riconoscersi e di metabolizzare sia i mutamenti intervenuti nella sua vita, sia le nuove priorità che possono far vacillare la propria femminilità e personalità, confrontandosi al contempo con la percezione di sé e con le aspettative altrui. Con rigore e attenzione tecnica, immaginazione e garbata fantasia nella rappresentazione di un nuovo quotidiano, la fotografia aiuta a ricongiungersi con sé stessi e con la vita”.
«Sono ancora emozionata nel rileggere queste parole.»
 
Da artista come sta vivendo la Pandemia?
«Sicuramente il comparto artistico ne ha sofferto molto: sono stati rimandati eventi e le opportunità per tutti sono calate drasticamente. In novembre avrei dovuto esporre la mia serie fotografica L'INCONTRO alla Triennale di Milano, in quanto finalista del Premio Fotografico Prina, però a causa di queste restrizioni la mostra è stata rimandata a data da destinarsi.
«D’altro canto ho avuto allo stesso tempo la possibilità di crescere e imparare molto sulla fotografia in questo periodo: ci sono tantissimi interessanti incontri online organizzati da FIAF e dai vari circoli fotografici italiani che parlano di tecnica e presentano i vari autori.
«Spero che una volta finita la pandemia questi incontri possano proseguire.»
 
Progetti futuri?
«Sicuramente il mio scopo è quello di continuare a perfezionare la tecnica fotografica e di portare avanti la mia ricerca utilizzando questo mezzo espressivo. Partecipo a concorsi, studio e non passa giorno che non pensi alla fotografia.
«Causa pandemia non si riesce a pianificare il futuro artistico nell'immediatezza, ma l'importante è non mollare, approfittando del periodo per imparare e per studiare.»

Daniela Larentis - d.larentis@ladigetto.it

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