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Barbara Cappello, personale a Venezia – Di Daniela Larentis

«Fuoricorpo», curata da Adolfina de Stefani, verrà inaugurata sabato 3 luglio alla Galleria Visioni Altre – Intervista all’artista, presidente di FIDA Trento

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Barbara Cappello, Anthropos, 2020.
 
«Fuoricorpo» è il titolo della personale di Barbara Cappello, apprezzata artista del panorama trentino contemporaneo, presidente di FIDA Trento (Federazione Italiana degli Artisti Trento).
Verrà inaugurata sabato 3 luglio 2021, alle ore 19.00, presso la Galleria Visioni Altre, a Campo del Gheto Novo, Venezia. Sarà visitabile fino al 31 luglio 2021 nei seguenti orari di apertura: da martedì a domenica dalle 11.00 alle 14.00 e dalle 17.00 alle 21.00 (lunedì su appuntamento).
Curata da Adolfina de Stefani, verrà presentata da Annachiara Marangoni, nota poetessa realista terminale. Durante l’inaugurazione l’artista metterà in scena «Puntodaccapo», la performance che prenderà vita dalle parole prese a prestito da «Il Corpo Folle» di Annachiara Marangoni.
All’esposizione è collegato un altro evento: sabato 10 luglio è in programma la presentazione dell’opera «Dillo col Corpo Orfico», a cura del prof. Davide Susanetti, scrittore e docente di letteratura greca presso l’Università degli Studi di Padova.


Barbara Cappello, Demetra e la Fondazione dei misteri - 2021.
 
La mostra è inoltre accompagnata da un catalogo impreziosito dal testo critico di Fiorenzo Degasperi e dal commento di Angelo Tonelli.
Scrive Fiorenzo Degasperi in un passo del suo intervento critico: «Bisogna immaginare ciò che non si vede per carpire appieno la totalità dell’opera di Barbara Cappello, così come disse Salustio a proposito dei fatti degli dèi: queste cose non avvennero mai, ma sono sempre.
«Il nudo, maschile e femminile, è l’oggetto del desiderio da manipolare, trasformandolo di volta in volta in pesce, in graffio cromatico, in arabesco, in squisite tonalità confondendo i sessi e impacciando i sensi. Il corpo dalle sinuose curve diventa palcoscenico e al contempo scenografia.
«Su di lui, sul soffice palco, ci immaginiamo le leggiadre ninfe danzare e, ad ogni volteggio, srotolare lunghi fili d’oro – come nella fiaba di Tremotino – o rossi come il sangue che porta la vita, o ancora bianchi come la speranza per il futuro.
«Opere candide quelle di Barbara Cappello, esenti dalla torbida presenza delle tre Parche, Cloto, Lachesi e Atropo: loro, in realtà, non filano ma tessono il filo del fato e mai sappiamo quando Atropo, tagliando il filo, recide la vita. Ma questa è un’altra storia, un altro mito da cui questi lavori si tengono ben lontani […].»
 

Barbara Cappello, Orifiamma - Le Mini Bi.
 
Una breve riflessione prima di passare all’intervista. Il corpo è da sempre al centro dell’indagine di Barbara Cappello, la quale ha partecipato con le sue opere a numerosissime collettive e personali, conta peraltro al suo attivo diverse curatele e presentazioni a mostre, premi e importanti riconoscimenti.
Corpi nudi, quelli che «racconta» nei suoi lavori, di gran lunga più eleganti di molti corpi vestiti, declinati di volta in volta in maniera differente. Corpi che comunicano e che emozionano.
Ogni cosa in natura è effimera, subisce trasformazioni più o meno marcate ma inesorabili; un pensiero che Barbara Cappello pare suggerire attraverso le opere realizzate su carta, evidenziando una sorta di parallelismo fra questo prodotto umano creato con sostanze fibrose di derivazione vegetale e il corpo che si può toccare, sgualcire, che porta con sé i segni del tempo che scorre, richiamando un concetto di precarietà e di finitezza dell’esistenza umana, ma anche di straordinaria bellezza. Come è il corpo così è anche la carta: fragile e preziosa, non è certo come la plastica che ha tempi di degradazione assai più lunghi.
 

Barbara Cappello, Adone - 2020.
 
Il linguaggio del corpo è importante e spesso è molto più immediato ed efficace di quello verbale. Lo si utilizza senza rendersene conto, pensiamo alle posture: le posizioni di chiusura comunicano timore, insicurezza.
Chi resta con le gambe e le braccia incrociate durante un colloquio di lavoro offre un’immagine di sé non troppo positiva senza aver detto una sola frase.
Anche tenere i piedi stretti o molto vicini può sortire lo stesso effetto, mentre invece assumere una posizione morbida può comunicare sicurezza (non troppo rilassata, altrimenti quello che si rischia di trasmettere è ben altro).
Il corpo è una voce narrante formidabile, comunica, rivela, seduce.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Barbara Cappello e di rivolgerle alcune domande.
 

Barbara Cappello, «Dillo col corpo della poesia» - 2018.
 
Fra poco verrà inaugurata «Fuoricorpo», la sua ultima personale a Venezia. Come è nata l’idea di questa esposizione?
«Vorrei anzitutto ringraziare Adolfina de Stefani, curatrice della mostra, la quale mi ha invitato nella sua Galleria Visioni Altre per esporre le mie opere.
«Venezia è uno spazio importante, non solo perché è una straordinaria città d’arte ma anche perché per me esporre qui significa anche un andare a riscoprire le mie radici, la mia bisnonna paterna abitava infatti nel ghetto ebraico. Per questo motivo questa città è un luogo simbolo a me molto caro.
«Per me gli spazi espositivi sono particolarmente importanti anche per la tipologia dei lavori che espongo e che necessitano di luoghi intimi, discreti. L’idea della mostra è nata durante il periodo di pandemia, anche se a dire il vero è da qualche anno che ho in mente di fare una personale, avevo già in testa il titolo: Fuoricorpo
 

Barbara Cappello, Doride - 2020.
 
Alla mostra sono collegati diversi eventi. Chi vi è coinvolto e a che titolo?
«Durante l’inaugurazione di sabato 3 luglio si occuperà della presentazione critica Annachiara Marangoni, poeta realista terminale. È prevista una performance dal titolo Puntodaccapo con la partecipazione della stessa Annachiara Marangoni, verranno utilizzati cinque suoi componimenti poetici, tratti dal libro Il Corpo Folle, che ho tagliato e cucito per l’occasione. Non voglio svelare di più per non rovinare la sorpresa…
«La mostra è accompagnata da un catalogo, il testo critico è di Fiorenzo Degasperi e il commento di Angelo Tonelli. Quando ho letto il testo di Fiorenzo Degasperi mi sono commossa, ha colto pienamente il significato del mio lavoro, ho molto apprezzato anche quello di Angelo Tonelli; lui è un carissimo amico da molti anni, grande intellettuale, riconosciuto come il maggior grecista italiano, anticonformista e mente libera.
«Sabato 10 luglio, invece, ci sarà la presentazione, a cura di Davide Susanetti, scrittore e docente di letteratura greca presso l’Università degli Studi di Padova, dell’opera Dillo col Corpo Orfico, composta da 87 tavole, manoscritte, illustrate e ricamate, tratte interamente e fedelmente da Demetra e la fondazione dei Misteri curata da Angelo Tonelli, nel suo libro Eleusis e Orfismo.
«Un’opera a cui ho lavorato per più di un anno e che mi ha trasportata in un mondo incredibile. Destrutturare un testo così veritiero, così semplice e complesso al contempo, porta alla luce tutta l’attualità che stiamo vivendo: se non siamo capaci di seminare ora non potremo raccogliere nulla, il mondo va preservato e non distrutto.
«Questo è anche il messaggio che voglio trasmettere attraverso il mio lavoro. In questa occasione espongo alcune carte su tela, soprattutto sono lavori su carta; sto cercando sempre più di eliminare qualsiasi tipo di agente chimico, di colla, di solvente ecc., nel pieno rispetto dell’ambiente.»
 

Barbara Cappello, Kairos – 2020.
 
Quante sono le opere esposte e con che tecnica sono state realizzate?
«Sono divise per titolo di sezione d’opera; partendo con le 87 tavole di Dillo col corpo orfico e sommando le altre arriviamo complessivamente a circa 140 tavole.
«Ho confezionato le carte in maniera molto particolare: ogni opera, che seguo in ogni sua fase, diventa una sorta di libro narrato sia attraverso l’immagine fotografica, sia con il ricamo del filo, sia con i fiori da me raccolti ed essiccati, quando previsti.»
 
I corpi ritratti nei suoi lavori artistici sono spersonalizzati, in quanto privi di volto. Ci può spiegare il significato di questa scelta?
«La spiegazione è molto più semplice di quanto si possa pensare. Il volto distrae, ha delle espressioni, dei lineamenti che distolgono l’attenzione dal resto del corpo. Fa trasparire di più ciò che la persona vorrebbe essere, comunica in maniera molto diretta.
«Il corpo, pur collegato alla testa, ha qualcosa di diverso, racchiude altre narrative, cela altri segreti. Simbolicamente, togliere il volto a quei corpi significa non lasciarsi condizionare dalle apparenze, andare oltre l’immagine. Le immagini dei corpi ritratti possono da me essere utilizzate più volte, in differenti contesti, offrendo prospettive diverse. Ogni corpo ha molto da raccontare.»
 

Barbara Cappello, Kosmos – 2020.

Che cosa rappresenta la nudità di quei corpi?
«Rappresenta la semplicità del corpo, è fondamentalmente pura poesia. Per me la nudità rappresenta l’essenza della vita, la relazione di simbiosi con l’elemento naturale. Noi nasciamo nudi, senza vestiti… La mia è una nudità primitiva.»
 
Che significato assumono i fili inseriti nelle sue opere?
«Le impreziosiscono, rendendole tridimensionali, trasmettono inoltre una sensazione di dinamismo. Mi piace molto giocare sovrapponendo i fili all’opera ultimata, creando una geometria altra. Simbolicamente rappresentano un filo conduttore, collegano le opere.»
 
Da artista come ha vissuto il difficile momento della pandemia?
«Ho vissuto come tutti la mia crisi, cercando di superarla attraverso l’arte. Ho avuto la fortuna, nonostante il periodo difficile che abbiamo attraversato tutti, di mettere in campo la creatività, realizzando diverse opere e lavorando a diversi progetti artistici.»
 
Progetti futuri?
«Progetti ce ne sono, per scaramanzia preferisco non anticipare nulla.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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