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Alessandro Beber, «Illusioni di carta» – Di Daniela Larentis

Conclusa allo Spazio FoyEr la mostra dedicata all’affascinante mondo dell’origami, una tecnica antica che si presta ad applicazioni in vari ambiti – L’intervista

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A Trento, si è da poco conclusa un’interessante ed apprezzata mostra dal titolo «Illusioni di carta» dell’artista Alessandro Beber, aperta al pubblico allo spazio «FoyEr» dal 15 al 30 luglio 2021 in via Galilei 26.
Quando si pensa all’origami può succedere di cadere in un errore grossolano, il termine nella cultura occidentale rinvia genericamente all’arte orientale di piegare la carta, può capitare che lo si associ a un piacevole passatempo da condividere con i bambini o poco più di questo, uno stereotipo che come tale nasce dalla non conoscenza.
L’origami, tecnica antica ricca di simbolismi, fa da ponte fra arte e scienza.
 
L’esposizione di Beber ne è testimonianza: si tratta di esplorazioni geometriche sulla percezione visiva attraverso la carta piegata: pattern, intrecci e illusioni ottiche, realizzati con un unico foglio di carta, semplicemente piegato e ripiegato migliaia di volte.
Ogni lavoro prende vita senza l’utilizzo di strumenti eccetto le mani: queste le uniche regole dell'origami contemporaneo, tecnica che sta vivendo una vera e propria rivoluzione sia in ambito artistico-espressivo che in altri ambiti, grazie alle numerose applicazioni scientifiche a cui si presta.
 
Come lo stesso artista racconta, le sue creazioni sono ispirate soprattutto all'Arte Islamica e all'Optical-Art; alcune opere rappresentano vari esempi di illusioni prospettiche: rappresentazioni bidimensionali di strutture 3-d e oggetti impossibili, cioè che non possono realmente esistere o essere costruiti nella nostra realtà tridimensionale, ma in grado di ingannare l'occhio e la mente dell’osservatore.
Abbiamo avuto il piacere di rivolgergli alcune domande.
 

Alessandro Beber, 4.36.12, 2018.

 
Quando si è avvicinato all’affascinante mondo dell’origami?
«Ho scoperto l'origami da bambino, più o meno all’età di 4 anni, e per molto tempo l'ho praticato solo occasionalmente, alla pari di molti altri passatempi e giochi manuali.
«Nel 2002 ho iniziato ad appassionarmi a questa tecnica dopo aver conosciuto alcuni origamisti locali ed il Centro Diffusione Origami (l'associazione che raggruppa i piegatori italiani), sperimentando la creazione-progettazione di nuove figure, oltre ad approfondirne la storia, gli stili e le tecniche, la matematica e le applicazioni dell'origami nel corso degli anni.»
 
Qual è la sua formazione?
«Ho studiato informatica alle superiori e all'università, prima di abbandonare questa direzione per attività più gratificanti. Mi ha sempre affascinato la matematica e la progettazione di alcune tipologie di origami può esserne un'applicazione concreta.»
 

Alessandro Beber, Menger Sponge L2 i - 2016.
 
Ogni piega sembra rinviare a infiniti problemi matematici, questa tecnica dalle origini antichissime trova oggi molte applicazioni in vari ambiti…
«Esattamente, attualmente l'origami trova spazio di applicazione nei più disparati settori, non soltanto per i suoi aspetti matematici.
«Ad esempio offre la possibilità di progettare strutture dispiegabili, che permettano di essere compattate in spazi ristretti per il trasporto per poi riaprirsi automaticamente una volta giunte a destinazione, sia in scala ridottissima che enorme (ad es. in ambito medico o aerospaziale).
«Oppure strutture che permettano altri tipi di movimento o passaggio tra due configurazioni, come per la robotica. O ancora materiali particolarmente resistenti e leggeri ottenuti tramite la piegatura, in aeronautica, meccanica o più semplicemente per costruire contenitori e imballaggi più efficienti.
«In molti casi le tecniche origami permettono di ottenere soluzioni molto efficienti per la produzione industriale di numerosi oggetti: la lavorazione di un materiale in lamine o pannelli e la sua trasformazione nell'oggetto finale tramite piegatura (oppure cerniere o altri sistemi analoghi) può risultare particolarmente competitiva.
«Infine, l'origami offre molte possibilità anche in ambito didattico, educativo e terapeutico: quale strumento per l'insegnamento della matematica, per lo sviluppo, il potenziamento o il recupero di motricità fine e memoria, in qualunque fascia d'età (dai bambini fino agli anziani) oppure in seguito a traumi, o in caso di difficoltà di apprendimento, deficit cognitivi o problematiche sociali.
«Tuttavia, anche se questa tecnica ha origini assai antiche, il suo sviluppo è molto recente: fino alla prima metà del XX secolo le poche figure esistenti venivano tramandate soprattutto oralmente, erano estremamente semplici e stilizzate, e avevano perlopiù funzione rituale (vari origami legati allo shintoismo in Giappone), pratica (buste e contenitori) o ludica.
«L'utilizzo didattico compare già nel 1800 con Friederich Froebel e i Kindergarten, mentre l'utilizzo come tecnica artistica ed espressiva è ben più recente, inaugurato da Akira Yoshizawa e sviluppato solo dopo il 1950.»
 

Alessandro Beber, Penrose, 2015.
 
Socio del C.D.O. (Centro Diffusione Origami) italiano, è stato ospite di numerosi convegni. Ha lavorato molto sulle tassellazioni origami a foglio unico, pubblicando nel 2013 un manuale sulle tecniche da lei sviluppate. Può condividere qualche pensiero a riguardo?
«Per parecchi anni ho sperimentato varie tecniche e stili differenti con l'origami, contemporaneamente interessandomi e approfondendo sempre più gli aspetti matematici.
«Anche nell'origami figurativo, con la tendenza a creare animali, draghi e personaggi sempre più realistici, la progettazione è spesso un processo quasi ingegneristico: le pieghe che ne formano la struttura seguono regole matematiche precise e la loro disposizione presenta spesso un'eleganza geometrica notevole ma invisibile nel risultato finale.
«Inoltre l'origami figurativo raramente cerca di rappresentare altro oltre alla verosimiglianza con il soggetto rappresentato. Credo sia questa la ragione per cui ho iniziato a lavorare sempre più con l'origami geometrico, cercando di trasmettere qualcosa attraverso la pura geometria della carta piegata, abbandonando quasi del tutto gli altri stili.
«La pubblicazione del 2013 rappresenta un po' questo punto di svolta, documentando la nuova direzione intrapresa da poco assieme ad alcuni dei lavori precedenti che mi hanno portato su questa strada.»
 
È autore fra l’altro del volume «Origami New Worlds» pubblicato nel 2017. Come è strutturato e a che pubblici si rivolge?
«Si tratta di un libro piuttosto sperimentale. È uno dei primi libri di origami dedicati interamente alle tassellazioni (probabilmente il secondo, dopo quello di Eric Gjerde del 2007).
«Tratta una singola tecnica che ho sviluppato per creare illusioni prospettiche con l'origami (alcune famose illusioni ottiche e altre rappresentazioni piane di oggetti tridimensionali e figure impossibili) e ha l'obiettivo di insegnare a utilizzarla per creare figure nuove, non soltanto per replicare quelle create da me, che vengono illustrate come esercizi pratici o come possibili esempi.
«Per le istruzioni grafiche ho elaborato un sistema insolito, poiché i classici diagrammi non sono adatti a questo genere di origami (questo il motivo della scarsità di pubblicazioni sul tema) ed ho gestito l'autopubblicazione per intero attraverso una raccolta fondi sul web.
«Il risultato è stato assai soddisfacente ed efficace, ma si tratta tuttavia di un manuale rivolto ad origamisti con una certa esperienza, non per principianti.»
 

Alessandro Beber, Perceptions, 2016.
 
Ci può parlare brevemente dell’esperienza vissuta in Giappone nel 2014?
«È stata un'esperienza molto intensa, impegnativa ma anche entusiasmante. Il convegno annuale della JOAS (Japanese Origami Academic Society) è per certi aspetti il più importante al mondo: secondo per numero di partecipanti solo a quello di New York, rappresenta l'avanguardia tecnica dell'origami contemporaneo. Inoltre quell'anno si teneva pochi giorni prima anche il 6OSME (6th Origami in Science, Mathematics and Education), un importante congresso mondiale sugli ultimi traguardi ottenuti nelle applicazioni dell'origami in ambito scientifico, matematico ed educativo, che si svolge ogni quattro anni in un continente diverso.
«Un'occasione imperdibile quindi, sia per partecipare ad entrambi gli eventi, sia per la presenza dei più importanti ricercatori venuti da tutto il mondo per l'occasione. È stata anche un'esperienza molto istruttiva, le differenze culturali sono notevoli, e tenere per la prima volta una conferenza in un contesto del genere, in inglese e davanti a centinaia di persone e nomi importanti, è stato tutt'altro che semplice!»
 
Che tipo di materiale (carta) utilizza nelle sue realizzazioni?
«Ogni origami richiede un tipo di carta diverso e ogni carta ha caratteristiche tecniche diverse per quanto riguarda la piegatura, che la rende più o meno adatta a differenti tipologie di origami.
«Lo stesso vale per gli origami esposti a Spazio Foyer: pur essendo tutte tassellazioni geometriche, alcune utilizzano carte sottili e semi-trasparenti (40-50g/m2), mentre altre son realizzate con cartoncini da legatoria (100-120g/m2).
«Tutte le carte devono essere abbastanza resistenti per sopportare la manipolazione effettuata attraverso la piegatura, senza rompersi in presenza di molte pieghe o processi particolarmente lunghi e impegnativi, mantenere bene le pieghe senza deformarsi durante il processo o riaprirsi. Per altre tipologie di origami utilizzo carte molto diverse, anche artigianali o estremamente sottili o spesse.»
 

Alessandro Beber, Sq.Dod. 3, 2018.
 
Lei nel tempo ha progettato diverse opere originali, sia figurative che astratte. Allo Spazio Foyer di Trento si sta concludendo una mostra dedicata ad alcuni suoi lavori: quante opere sono esposte e con che criterio sono state selezionate?
«Sono esposte una ventina di opere originali, appartenenti a due filoni e periodi di ricerca distinti, ma entrambi appartenenti al genere delle tassellazioni (pattern geometrici che possono essere replicati più volte sullo stesso foglio di carta).
«Un gruppo è composto da opere colorate realizzate in carte spesse che illustrano varie illusioni prospettiche attraverso i rilievi e gli spessori della carta. Queste mettono alla prova la nostra interpretazione inconscia degli oggetti osservati, la quale attribuisce del volume a delle rappresentazioni assolutamente piatte, talvolta generando delle vere e proprie contraddizioni e ambiguità. Il secondo gruppo è invece composto da opere bianche realizzate in carta sottile semi-trasparente e ispirate all'arte islamica.
«In questo caso vengono generati degli intricati disegni geometrici a più livelli: un singolo foglio di carta ripiegato migliaia di volte si scompone attraverso le pieghe in centinaia di tasselli che si sovrappongono ed intersecano tra di loro, creando differenti trasparenze e gradazioni di colore.
«Questo effetto combinato all'intrico di pieghe libere inganna la nostra percezione della profondità, trasportandoci in spazi nuovi.»
 

Alessandro Beber,Dod34 foto di Thomas Petri.
 
C’è un messaggio trasversale che vuole veicolare attraverso la sua arte?
«Riflettere sulle nostre concezioni di infinito e di realtà, sperimentandole direttamente.
«Oltre all'eleganza estetica dei pattern e della geometria, ho sempre cercato di utilizzare questo tipo di origami puramente geometrici per rappresentare qualcosa o evocare delle emozioni più complesse, e non solo come oggetto decorativo.
«Spesso le opere geometriche o astratte vengono considerate troppo fredde e incapaci di trasmettere emozioni e significati, ma trovo che talvolta sia vero piuttosto il contrario.»
 
Progetti futuri, sogni nel cassetto?
«Attualmente ho in corso alcune nuove sperimentazioni dopo una lunga pausa. Non credo di avere grandi progetti o sogni legati all'origami, in questo momento è una pratica che di nuovo mi accompagna e mi permette di esplorare nuovi spazi, ed eventualmente di condividerli.
«Non è un fine, né qualcosa che potrà salvare il mondo. Soltanto trasmettere un po' di bellezza e riflessioni a chi è capace di coglierle ed apprezzarle.»

Daniela Larentis - d.larentis@ladigetto.it

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