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Renzo Francescotti: «Il traghetto di Piedicastello» – Di D. Larentis

Presentato il romanzo a racconti del più antico rione di Trento alla Fondazione Caritro di Trento e Rovereto, evento promosso da Pro Cultura Trento – L’intervista

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È stato da poco presentato a Trento «Il traghetto di Piedicastello» di Renzo Francescotti, romanzo a racconti del più antico rione della città. La presentazione del volume pubblicato da Curcu Genovese Editore – Athesia, promossa dall’associazione Pro Cultura Trento (con il patrocinio della Fondazione Caritro di Trento e Rovereto che ha gentilmente messo a disposizione la sala di via Dordi 8), ha avuto luogo mercoledì 20 aprile alle ore 17.00, con intervento critico di Alessandro Franceschini, direttore della rivista di cultura, ambiente e società del Trentino UCT - Uomo Città Territorio, e letture del presidente di Pro Cultura Arrigo Dalfovo, colonna del Gruppo Neruda.
Piedicastello è il più antico rione di Trento, unito alla città da un ponte sull’Adige. Quando, durante il bombardamento del 2 settembre 1943, questo ponte di ferro venne abbattuto, fu realizzato velocemente un traghetto per mettere in comunicazione il rione con la città.
Come l’autore scrive nel libro, «il traghetto diventa la metafora della resilienza», della capacità dell’uomo di superare le avversità.
Il libro è frutto di una lunga ricerca etnografica che mette in luce storie di personaggi realmente esistiti, fatti realmente accaduti.
Il rione che descrive Francescotti attraverso i racconti è uno spazio relazionale, identitario, storico ben lontano dai «non-luoghi» di cui parla l’antropologo Marc Augé, dove gli individui si incrociano senza entrare mai in relazione; al contrario, è un luogo dove la gente si riconosce, dove comprende le proprie radici, dove si forma l’identità di un gruppo.
 
Scrive Franco de Battaglia nella prefazione: «Il traghetto Piedicastello non è solo un libro da leggere con piacere e curiosità, ma una piena immersione nel quartiere che a Trento più d’altri ha segnato la storia.»
Sottolinea de Battaglia più avanti: «I quartieri, i luoghi di vita delle donne, degli uomini, dei bambini, i luoghi dei negozi e delle scuole, delle preghiere e del lavoro, degli incontri nello sport (quanto tamburello sul piazzale della chiesa) e del tempo libero (quante conviviali osterie) hanno una vita segreta che trascende anche gli insulti della storia.

Il libro di Francescotti.

«È uno spirito che i quartieri della città in parte rivelano e in parte nascondono, perché viene dall’intimità della gente che li vive, e li soffre anche. Deriva dalle speranze e dalle attese, dalle fatiche e dagli amori, dal veder crescere i figli e dal cercare per loro un futuro migliore. Sono questi i momenti che riscattano i quartieri, che li fanno rinascere dopo le ferite subite, e sono questi i momenti di cui Renzo Francescotti è andato in cerca e racconta nel suo libro, trasformandone le pagine in un affresco straordinario di vite che ruotano fra il dosso e il fiume e trascinano nella loro corsa anche chi legge, ne segue la trama, ne ascolta le parole. «Non è solo una lettura, è un invito ad uscire dalla banalità, ad abbandonare la rassegnazione, a correre il rischio dell’esistenzialità […].»
 
Alcune brevi note biografiche sull’autore, anche se Renzo Francescotti non ha certo bisogno di presentazioni.
Autore trentino dai molti interessi e registri letterari, ha al suo attivo oltre cinquanta libri di narrativa, saggistica, poesia in dialetto e in italiano.
È considerato dalla critica uno dei maggiori poeti dialettali italiani, presente nelle antologie della Garzanti: «Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi» (1991) e «Il pensiero dominante» (2001), oltre che in antologie straniere.
Sue opere sono tradotte in Messico, Stati Uniti e in Romania.
Come narratore, ha pubblicato molti romanzi: «Il Battaglione Gherlenda» (Paravia, Torino 1966 e Stella, Rovereto 2003); «Il biplano» (Publiprint, Trento 1991); «Talambar» (LoGisma, Firenze 2000); «Lo spazzacamino e il Duce» (LoGisma, Firenze 2006).
Per Curcu & Genovese ha pubblicato «Ghibli» (1996); «Racconti dal Trentino» (2011); «La luna annega nel Volga» (2014); «I racconti del Monte Bondone» (2016); «Un Pierino trentino» (2017).
Hanno scritto prefazioni e recensioni sui suoi libri: Giorgio Bàrberi Squarotti, Tullio De Mauro, Cesare Vivaldi, Giacinto Spagnoletti, Raffaele De Grada, Paolo Ruffilli, Isabella Bossi Fedrigotti, Franco Loi, Paolo Pagliaro e molti altri.
Abbiamo avuto il piacere di rivolgergli alcune domande.
 

 
Quando è nata l’idea di scrivere questo romanzo a racconti?
«Ho scritto il libro durante il lockdown, nei primi otto mesi della pandemia, ma l’incubazione è molto più lunga, come accade spesso per i miei libri.
«La prima suggestione risale al 1946, quando mia madre insegnava alla scuola elementare di Piedicastello; io talvolta partivo da casa e le andavo incontro, fu allora che scoprii il quartiere.»
 
Il traghetto metaforicamente che cosa rappresenta?
«Il palcoscenico della commedia umana, vi salivano un po’ tutti, il popolano, la donna in gravidanza, gli amanti, l’operaio ecc. La bellissima foto di copertina è emblematica, ritrae la gente nell’atto di attraversare il fiume. Può rappresentare anche tutti i riti di passaggio che nella vita si continuano a celebrare.»
 
I personaggi del libro sono realmente esistiti?
«Tutti i personaggi, anche quelli minori, sono realmente esistiti. Anche tutte le vicende narrate sono realmente accadute.»
 
Dal punto di vista metodologico come ha condotto lo studio delle fonti?
«Il romanzo è frutto di una lunga ricerca, condotta soprattutto attraverso le testimonianze della gente. Mi risulta facile far parlare le persone: in 60 anni di lavoro non mi sono mai servito del registratore e questo per più di una ragione.
«Anzitutto perché la gente, soprattutto anziana, viene intimidita se sottoposta a una classica intervista con registratore. Inoltre, secondo me questi incontri devono essere percepiti non come interviste ma come chiacchierate.
«È molto importante far sentire a proprio agio l’interlocutore, in modo che possa parlare con naturalezza e sincerità, raccontando cose che altrimenti non racconterebbe.»
 
Che arco temporale ripercorre l’intera narrazione?
«Il romanzo percorre un arco temporale di oltre settant’anni, dal secondo dopoguerra ai giorni nostri.»
 
Come è cambiato Piedicastello rispetto agli altri quartieri della città?
«Ci sono dei rioni della città che si sono completamente trasformati, altri meno. Piedicastello è cambiato, ma meno di altri, ha conservato una certa anima popolare che si può ancora annusare
 
Progetti editoriali futuri?
«Probabilmente il mio prossimo libro non sarà di narrativa, continuerò a dedicarmi alla poesia.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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LILIA SLOMP 27/04/2022
Molto bello l'articolo ed esaustivo. Il libro è un piccolo gioiellino della memoria e cattura il lettore sin dalle prime pagine. Renzo Francescotti fa parlare i personaggi come li conoscesse da una vita e fruga nella loro anima denudandone l'essenza. I più vivi complimenti anche a Daniela Larentis per la preziosità del suo scritto.
Lilia Slomp Ferrari
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