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Roberto Codroico, «Autonomia a Palazzo Libera» – Di D. Larentis

Inaugurata a Villa Lagarina, la mostra nata da un’idea dell’avvocato Carlo Chelodi è visitabile dal 6 maggio al 5 giugno 2022 – L’intervista

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Carlo Chelodi, Nicoletta Tamanini e Roberto Codroico.
 
A Villa Lagarina è stata da poco inaugurata la mostra «Autonomia a Palazzo Libera» di Roberto Codroico, nata da un’idea dell’avvocato Carlo Chelodi, con intervento critico di Nicoletta Tamanini: è visitabile a Palazzo Libera dal 6 maggio al 5 giugno 2022 nelle giornate di venerdì, sabato e domenica dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 16:00 alle 18:00.
Si tratta della seconda tappa del percorso storico-artistico-culturale intrapreso con l’artista Roberto Codroico e le sue opere, organizzato in collaborazione con il Comune di Villa Lagarina.
 
Segue alla precedente intitolata «Autonomia Ad Arte - L’autonomia prima dell’autonomia nel contemporaneo», allestita a Trento nell’ottobre-novembre 2021 a Palazzo Trentini, sede del Consiglio Provinciale di Trento.
Carlo Chelodi, avvocato e appassionato d’arte, e Roberto Codroico, architetto e artista, si sono confrontati sul tema dell’Autonomia della Provincia di Trento, individuandone le fondamenta storiche nella fondazione del Principato vescovile di Trento e nelle successive concessioni e sviluppi storico-politici.
 

 
Proseguendo nel cammino storico, si aggiungono in questa edizione nuovi personaggi più vicini al nostro tempo, quali Silvius Magnago e Bruno Kessler, per conoscere da vicino e in modo originale la nostra autonomia e ricordare così il 50° anniversario dell’approvazione del secondo Statuto dell’autonomia regionale.
L’esposizione è accompagnata da un prezioso catalogo, con le immagini delle opere, arricchito dai contributi di Marcello Farina, Gianni Bezzi, Mario Battisti e Nicoletta Tamanini.
 
Marcello Farina, in un passo della sua lunga e interessante disamina dal titolo «Tra l’aurora e il crepuscolo: i tempi dell’Autonomia del Trentino», dopo aver introdotto la figura di Lorenzo Guetti, il prete delle Giudicarie fondatore della cooperazione trentina, invita a una profonda riflessione conclusiva in merito all’autonomia: «Non è un valore politico assoluto.
«Essa – scrive – va scelta ogni volta, nella consapevolezza, cui ciascuno può accedere, di ciò che senza l’autonomia si può perdere e di ciò che si può ottenere con essa.
«Scegliere l’autonomia significa promuovere l’autogoverno che fa crescere una società aperta allo spirito democratico e una cultura aperta alle trasformazioni sempre più veloci e imprevedibili della postmodernità. In un bel libro, intitolato Dell’aurora, la grande filosofa spagnola Maria Zambrano scrive che all’aurora occorre continuare a chiedere di nascere. Come all’Autonomia!»
 

Roberto Codroico, ritratti di Alcide De Gasperi.
 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Nato in Germania, vissuto per molti anni in Veneto (trascorre l’adolescenza a Padova e si laurea in Architettura a Venezia), di adozione trentina, Roberto Codroico matura una lunga esperienza nell’ambito del restauro e della valorizzazione del patrimonio; opera in questo campo per molti anni svolgendo l’attività di funzionario ai Beni Culturali, fra i suoi importanti interventi su noti edifici storici ricordiamo a Trento il Castello del Buonconsiglio e il Palazzo delle Albere, per citarne un paio a titolo esemplificativo.

La sua produzione artistica è molto vasta e muta nel tempo; la sua è una pittura solo in una prima fase figurativa; attorno agli anni Sessanta ritrae teste e nudi femminili, alternandoli a crocefissioni, nature morte, qualche paesaggio, passando a lavori dalle forme astratte, curvilinee e molto colorate.
Il segno da chiuso diventa via via sempre più astratto, una trasformazione che avviene anche grazie all’incontro e alle frequentazioni con importanti personaggi del Novecento, come Hans Richter, che considera il suo Maestro, uno dei fondatori del movimento Dada, come determinanti sono per lui i contatti con Vlado Kristi, Kurt Kren, Otto Muehl, per citarne alcuni.

Egli si reca da Richter verso la fine degli anni Sessanta per sottoporgli alcune domande inerenti a uno studio sulla «quarta dimensione della pittura» che sta conducendo, raggiungendolo a Locarno, in Svizzera, un incontro al quale ne seguiranno molti altri e che influenzerà la sua arte.
Abbiamo avuto il piacere di porgergli alcune domande.
 

Roberto Codroico, ritratto di Andreas Hofer.
 
La mostra è alla sua seconda edizione: come è nato il progetto?
«Qualche tempo fa l'avv. Carlo Chelodi, collezionista e appassionato d'Arte, mi ha sollecitato a realizzare delle opere attinenti ai 50 anni dall'entrata in vigore del Secondo Statuto d'Autonomia delle Provincie di Trento e Bolzano, con particolare attenzione agli aspetti giuridici.
«Una richiesta non semplice, specie se rivolta ad un pittore astratto. Dopo qualche giorno di riflessione ho proposto di raccontare la prima fase dell'Autonomia, cioè da quando l'imperatore Enrico II, detto il Santo, ha istituito il Principato vescovile di Trento assieme a quelli di Bressanone e di Coira, con i ritratti di alcuni dei maggiori protagonisti che l'hanno gestita.»
 
Differenze rispetto alla precedente?
«Nella mostra dello scorso anno, allestita a Trento nelle sale di Palazzo Trentini, sono stati presentati nove ritratti di personaggi politici dell'autogoverno e De Gasperi quale artefice del primo Statuto di Autonomia.
«In questa seconda esposizione, allestita nel Palazzo Libera a Villa Lagarina, appaiono anche coloro che al momento dell'entrata in vigore del secondo Statuto coprivano un ruolo istituzionale di rilievo ed alcuni politici che hanno avuto l'opportunità di gestire l'Autonomia del Trentino.»
 

Roberto Codroico, ritratto di  Massimiliano I.
 
Come è riuscito a tradurre il tema dell’autonomia in arte?
«Ho scelto di realizzare, come si usava una volta, i ritratti dei personaggi che maggiormente hanno avuto un ruolo, non solo per il mantenimento del principato vescovile ma anche tra coloro che hanno proposto forme diverse di governo.
«Per rappresentarli, nel solco di una consolidata tradizione, ho utilizzato il loro ritratto fotografico o pittorico. In assenza di immagini ho fatto riferimento ad oggetti loro riconducibili. Ne ho ricavato dapprima un veloce disegno a penna.
«L’immagine è stata quindi rielaborata con i colori ad acquerello, poi al computer ed infine riprodotta a stampa fotografica sulla quale, in alcuni casi, sono nuovamente intervenuto con la pittura, il colore e talvolta il collage.»
 
C’è qualche artista del passato a cui si è inizialmente ispirato?
«Tra gli artisti dello scorso secolo che più degli altri mi sono stati d'insegnamento per realizzare i miei ritratti devo ricordare Man Ray e le sue straordinarie solarizzazioni, ottenute casualmente in camera oscura durate la fase di stampa a causa di una accidentale accensione della luce.
«L'immagine mutava il bianco in nero e creava attorno alle figure dei contorni luminosi, quasi delle aureole di luce. La fotografia, così come il colore, è solo luce. Il “caso”, quale parte del processo creativo già ampiamente sperimentato dai dadaisti, è stato ulteriormente sfruttato da Andy Warhol nei suoi numerosi ritratti, tra i quali a tutti noto quello di Marylin Monroe.
«Base di partenza una immagine già esistente, dipinto o fotografia, rielaborata poi, tra invenzione e casualità, con la tradizionale tecniche del dipingere e il moderno strumento computerizzato.»
 

Roberto Codroico, ritratto di Bruno Kessler.
 
Fra le varie prove eseguite durante il lungo processo di realizzazione, come sceglie l’opera finale?
«La matrice è unica, cambiano solo i colori e gli effetti, l’opera finale è quella che fra tutte le prove mi soddisfa maggiormente e che alla fine firmo.»
 
Quante sono le opere e i personaggi ritratti?
«In mostra sono esposte una trentina di opere, i personaggi ritratti sono diciotto, alcuni dei quali replicati in diverse versioni.»
 
Per concludere, una breve riflessione sull’Autonomia trentina…
«L’Autonomia è una grande possibilità che bisogna saper gestire.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Roberto Codroico, ritratto di Cesare Battisti.

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