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«La Terra», 40ª mostra UCAI – Di Daniela Larentis

Inaugurata nella Cattedrale di San Vigilio a Trento la collettiva dell’Unione Cattolica Artisti Italiani. Visitabile dal 7 al 24 ottobre 2022

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Mastro 7, Solco delle Radici, 2007.

A Trento, nella Cattedrale di San Vigilio, Aula San Giovanni, è da poco stata inaugurata la mostra collettiva La Terra, organizzata dall’Unione Cattolica Artisti Italiani, sezione Trento, visitabile dal 7 al 24 ottobre 2022 nei seguenti orari di apertura: 09.00-12.00|14.30-20.00.
Gli artisti in mostra, ognuno con il proprio stile, hanno saputo interpretare il tema proposto, invitando attraverso la bellezza delle loro opere a riflettere anche sulla responsabilità che ognuno deve assumersi in merito al destino del nostro pianeta.
 
Hanno partecipato all’evento: Anita Anibaldi, Marco Arman, Licia Bertagnolli, Luigi Bevilacqua, Laura Bonfanti, Chiara Boratti, M.A. Marisa Brun, Carla Caldonazzi, Rita Cench, Mirta De Simoni Lasta, Teresa Delaiti, Tullia Fontana (Lula), Maurizio Frisinghelli, Liberio Furlini, Udalrico Gottardi, Silvio Magnini, Mastro 7, Daniela Minerbi, Marco Morelli, Margaret Nella, Angelo Orlandi, Lina Pasqualetti Bezzi, Giuliana Pojer, Rita Savino, Camilla Tosetti.
 
Mons. Lodovico Maule, Decano del Capitolo della Cattedrale, nel suo intervento di benvenuto spiega: «L’aula San Giovanni apre con gioia le sue porte a questa Mostra che ha come tema: La terra.
«La terra, il creato, opera meravigliosa delle mani provvidenti di Dio, creazione donata da Lui all’uomo quale casa ospitale e luogo, che nella provvisorietà del tempo, lo prepara e dispone all’incontro finale con Lui in quei cieli e terra nuova, dove non ci sarà più né pianto né lacrima né pena alcuna.
«L’uomo tratto dalla terra sa che alla terra deve ritornare, è anche consapevole però che la sua vita non si conclude in un disfacimento irreversibile, ma è destinata ad aprirsi alla realtà nuova che Dio disporrà per il giorno eterno.»
 

Mirta De Simoni Lasta, Terra Madre, 2022.
 
Sottolinea il presidente Marco Morelli, parlando del tema affrontato: «Per l’occasione è stato scelto un tema il più panoramico possibile, la terra, invitando gli artisti ad uno sguardo tanto dilatato sull’universale quanto ripiegato e focalizzato sul particolare, anche minimo.
«Già la parola terra evoca il luogo dei luoghi, il luogo di tutte le bellezze e di tutte le storie vissute e vivibili, di tutte le nascite e crescite e di tutte le forme del morire, lo spazio delle infinite possibilità dei tempi e delle vite, spazio statico e dinamico, che avvolge dall’infinito e che vibra nelle percezioni segrete di ogni pensare.»
 
Don Marco Morelli prosegue, mettendo in luce alcuni aspetti interessanti.
«Ogni artista ha risposto attingendo alla propria esperienza e stile, ha raccolto le tessere per comporre un proprio mosaico e ha fissato scene evocative della propria attenzione e interpretazione di un tema così aperto.
«Come sempre ogni immagine costruita non è più che una foglia nella foresta, una nota dentro vaganti sinfonie, frammenti volubili come petali al vento. La terra delle rigogliose fecondità vitali, delle cose minute e prossime, dei tempi cosmici e delle evoluzioni, fascinose, attraenti e naufraganti.
«Ognuno ha le proprie storie, il proprio fermento di fantasie e memorie e i propri silenzi inconsci e voluti. Ciascuno esplora, distingue, accelera e frena, sceglie e ricompone e lavorando con occhi, mani, pennelli e scalpelli giunge a consegnare a se stesso, e poi talvolta mostra anche ad altri, il proprio distillato agrodolce.
«A chi guarda e vuol capire rimane sempre il richiamo a sentire, interrogare e riconoscere i segni e le tracce dello strenuo lavoro, psichico e manuale, di chi ha proposto quei colori e quelle forme.»
 

Angelo Orlandi, Autodistruzione, 1976-2022.
 
Il catalogo che accompagna la mostra è impreziosito dagli interventi di Giuseppe Calliari, Labirinto e giardino, di Marcello Farina, La terra non stanca mai, di Mastro 7, La Terra, e Marco Morelli, Linguaggi dei materiali.
Scrive don Marcello Farina in un passaggio della sua lunga riflessione su creazione e giustizia alla presenza muta degli animali”: «È molto bello poter raccontare a delle persone amiche e interessate che la terra non stanca mai, che la ricchezza e la fecondità della vita della natura, la sua storia infinita, è percorsa da un dinamismo che porta con sé lo stupore e la meraviglia di donne e di uomini che non si stancano di indagare tanta bellezza.»
Sottolinea più avanti, a proposito di San Francesco: «Per noi la più nota e la più bella è la testimonianza di Francesco d’Assisi. Dal centro d’Italia, all’inizio del Duecento, poco prima di morire in giovane età, egli, pacificato con tutto il cosmo, esegue sulla cetra la sua Laude: Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba
 
Tommaso da Celano, il primo biografo di Francesco, scrive nelle pagine della Vita seconda: «Egli abbraccia tutti gli esseri creati con un amore e una devozione quale non si è mai udita, parlando loro del Signore ed esortandoli alla sua lode.
«Ha riguardo per le lucerne, lampade e candele, e non vuole spegnerne di sua mano lo splendore, simbolo della Luce eterna (Sapienza 7,26). Cammina con riverenza sulle pietre, per riguardo a colui che è detto Pietra (1 Corinti 10,4).»
E dovendo recitare il versetto che dice «Sulla pietra mi hai innalzato» (Salmo 60,3), muta così le parole per maggior rispetto: «Sotto i piedi della pietra tu mi hai innalzato».
 

Luigi Bevilacqua, Terra generosa, 2022.
 
«Quando i frati tagliano legna, proibisce loro di recidere del tutto l’albero, perché possa gettare nuovi germogli... Raccoglie perfino per strada i piccoli vermi, perché non siano calpestati, e alle api vuole che si somministri del miele e ottimo vino, affinché non muoiano di inedia nel rigore dell’inverno.
«Chiama con il nome di fratello tutti gli animali, quantunque in ogni specie prediliga quelli mansueti. Ma chi potrebbe esporre ogni cosa? Quella Bontà fontale che un giorno sarà tutta in tutti, a questo santo appariva chiaramente fin da allora come il tutto in tutte le cose» (1 Corinti 12,6) (Tommaso da Celano, Vita seconda, 165: F.F. 750).
 
«Nell’enciclica Laudato si’ che fin dal titolo si rifà al Cantico delle creature, papa Francesco ricorda che «la povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà (della Terra) un mero oggetto di uso e di dominio (n. 11). Per questo il mondo è qualcosa di più di un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode (n. 12). […]»
 

Marco Morelli, I frutti della terra di Canaan, 2017.
 
Per Settimo Tamanini, in arte Mastro 7, la natura e la terra sono sempre stati il suo punto di ispirazione per la creazione delle sue opere. L’artista si abbandona a un ricordo, mettendo in luce antiche tradizioni legate al suo vissuto, osservando che tutte le generazioni dei suoi avi hanno tratto dalla terra sostentamento.
«Con gli attrezzi da loro costruiti – racconta, – dissodando terre sassose, prosciugando terre paludose, piantando alberi da frutto, hanno anche dalle slavine ricostruito boschi di pini e faggi.
«Il tempo era scandito dall’orologio del sole e dei lunari. Secondo le stagioni si dissodava la terra, si seminava, si zappava togliendo le erbacce, si annaffiava, si raccoglievano frutti e si portava tutto in casa.»

E proprio pensando al passato, viene spontaneo osservare che per assicurare un futuro al nostro pianeta occorrerà tornare a uno stile di vita più sobrio; siamo totalmente invasi da oggetti inutili, produciamo quantità industriali di rifiuti…

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

L'inaugurazione.

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