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Barbara Cappello, «Nuditudine» – Di Daniela Larentis

La personale dell’artista verrà inaugurata a Pergine Valsugana sabato 15 ottobre. Sarà visitabile fino al 22 ottobre 2022 presso lo Spazio Olzer di Via Battisti – Il filmato

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Barbara Capello – Foto di Lucio Tonina.

A Pergine Valsugana, Trento, allo Spazio Olzer di Via Battisti 12, sabato 15 ottobre 2022 alle 18:00 verrà inaugurata «Nuditudine», la personale di Barbara Cappello, con presentazione a cura di Fiorenzo Degasperi.
Visitabile tutti i giorni fino al 22 ottobre 2022 nei seguenti orari di apertura: 10:00 - 12:00 e 17:00 – 19:00.
Nell’occasione verrà presentato al pubblico anche il «Libro d’Artista».
Il 22 ottobre 2022, a conclusione della mostra, si terrà alle 18.00 una performance aggregativa, con musiche di Massimo Biasioni e riprese video (che registreranno i movimenti delle mani dei simposiasti dando vita a una grande proiezione estemporanea) a cura di Luciano Olzer.
Un simposio, quindi, durante il quale il discorso ruoterà attorno al concetto di nuditudine, prendendo spunto dalle parole che hanno dato forma all’intera opera. L’artista, in veste di simposiarca, accoglierà i convitati, alcuni tra coloro che hanno aderito al progetto ed eventuali altri liberi partecipanti.
 
Barbara Cappello, nota protagonista del panorama artistico trentino contemporaneo, presidente di FIDA Trento (Federazione Italiana degli Artisti Trento), spiega la genesi del progetto, nato nel periodo di lockdown del 2021:
«Dopo aver fatto una Call sui social, in cui chiedevo a chi volesse mettersi in gioco di definire con una sola parola lo stato di nudità e solitudine, coniando il neologismo nuditudine, ho avuto risposta da cinquantacinque persone.
«Ho utilizzato tutte le parole suggerite, sovrascrivendole agli scatti fotografici da me realizzati. L'intera opera è composta da cinquantadue pezzi dal formato 10 x 10 x 1,5 cm e da tre pezzi dal formato 20 x 20 x 2 cm.
«Ho inoltre realizzato un libro d’artista, composto da altre cinquantacinque opere originali, che prevede una suddivisione delle piccole opere in capitoli, in cui ho composto una narrativa per ognuno mediante l’utilizzo delle parole.
«Pro logo-11 capitoli – post logo. Una narrativa che accompagna nella trascesa da corpo a spirito. Logos come corpo che si incarna nelle linee fisiche per sublimarsi in astrazione del pensiero verso quella nobile solitudine dell’anima.»
 

Barbara Cappello, Coraggio, 2021-2022, Nuditudine s. - Foto su carta cotone, china, smalto, filo oro.
10x10x1 cm.

 
Il corpo è da sempre al centro dell’indagine di Barbara Cappello, la quale ha partecipato nel tempo con le sue opere a numerosissime collettive e personali; conta peraltro al suo attivo diverse curatele e presentazioni a mostre, ottenendo premi e importanti riconoscimenti.
Un concetto davvero intrigante, quello di nuditudine, che si presta a molteplici letture. Un neologismo creato dalla stessa artista che invita a riflettere sulla condizione dell’uomo contemporaneo, mettendo in luce la sua fragilità.
 
Possiamo anzitutto partire con una semplice osservazione, la nudità assume differenti e rilevanti significati socialmente condivisi nelle varie epoche e nelle diverse culture.
L’associazione con la parola solitudine è potente, può richiamare per esempio la condizione di chi vive in una società come la nostra, basata sull’accumulo sfrenato: più si consuma e più ci si sente soli.
Siamo tutti interconnessi eppure non siamo mai stati così isolati. Tutto ciò potrà sembrare banale, eppure viviamo una quotidianità in cui è facile nascondersi dietro gli spazi virtuali, evitando il confronto, immersi in una solitudine interiore che mal si accorda con l’immagine esteriore che ognuno tende a dare di sé.
 

Barbara Cappello, Coraggio, 2021-2022, Nuditudine s. - Foto su carta cotone, china, smalto, filo oro.
10x10x1 cm.

 
Siamo consumatori che qualcuno ha definito seriali. La società dell’accumulo non è tuttavia più sostenibile, come molti pensatori sottolineano da tempo, creando un benessere del tutto illusorio.
L’uomo contemporaneo è libero di consumare, ma essere liberi è ben altro, è qualcosa che ha molto a che vedere con il concetto di autenticità di cui parla il noto teologo e scrittore Vito Mancuso, nel saggio «La vita autentica» (Raffaello Cortina Editore).
Lui spiega che essere autentici significa essere liberi, liberi anzitutto da se stessi, vivere per la giustizia, il bene, la verità.
L’autenticità, secondo Mancuso, è l’interpretazione onesta della realtà; lui fa l’esempio di una pietra presa su una spiaggia, essa può avere tante caratteristiche estetiche, ma prima di ogni altra cosa la pietra è autentica.
 
C’è solo un modo per renderla inautentica, attraverso la sua negazione, dicendo per esempio che non è una pietra ma una pepita d’oro o un diamante.
La realtà fisica non mente mai. È solo la mente che può mentire, solo l’uomo può essere inautentico, può introdurre la falsità, la menzogna, il raggiro.
Non l’uomo in quanto corpo fisico, spiega Mancuso: «L’uomo in quanto corpo (sóma), in quanto vita vegetativa (bíos) e in quanto vita animale (zoé) non può non essere autentico.
È forzato dalla natura all’autenticità, perché non è libero. Ma laddove comincia la libertà, a livello di vita psichica (psyché) e soprattutto di vita spirituale (pnéuma), inizia anche la possibilità di essere inautentico.
 

Barbara Cappello, Identità, 2021-2022, Nuditudine s. - Foto su carta cotone, china, smalto, filo oro.
10x10x1 cm.

 
L’autenticità e il suo contrario riguardano l’uso della libertà, in primo luogo il controllo della mente e del linguaggio che fuoriesce. Proprio a proposito del linguaggio – prosegue, – spesso il grado di falsità è direttamente proporzionale al numero di parole pronunciate […] e spesso il grado di autenticità personale è direttamente proporzionale al tasso di silenziosità, e probabilmente è per questo che le grandi spiritualità consigliano unanimi il silenzio e mettono in guardia dalle chiacchiere […].»
 
A volte, però, si mente per uscire da situazioni spiacevoli, ci si sente imprigionati, si è a disagio perché non ci si accetta,  questo porta ad una sorta di estraneazione, l’autore nel saggio fa l’esempio di Narciso, anche lui è in trappola e per questo si lascia morire..
Per il teologo occorre avere fede in se stessi, occorre comportarsi come ci suggerisce la nostra anima, seguendo le nostre idee e desideri. Al contempo, tuttavia, dobbiamo diffidare di noi stessi, allontanando ogni idea o ideale sbagliato che abbiamo.
Secondo Mancuso la relazione con il mondo è necessaria, in quanto l’io esiste come frutto delle relazioni del mondo e il modo migliore di realizzare se stessi è stabilire rapporti autentici con gli altri.

Le opere esposte possono suggerire anche questa interpretazione del concetto di nuditudine, rinviando naturalmente a molto altro; è una mostra, quella proposta, che si presta a tante possibili letture e che sorprenderà certamente i visitatori.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it


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