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Documentario «La strada di De Gasperi» – Di Daniela Larentis

È firmato da Aurelio Laino ed Elena Negriolli, realizzato in collaborazione con la Fondazione Museo storico del Trentino, il viaggio fra ricordi privati dello statista

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Alcide De Gasperi con la figlia Maria Romana.
 
A Trento, nell’elegante ambientazione del Grand Hotel Trento, lo scorso 4 aprile ha avuto luogo la proiezione del documentario «La strada di De Gasperi», con presentazione del direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, dott. Giuseppe Ferrandi.
Realizzato con il contributo e la collaborazione del Museo, porta la firma di Aurelio Laino; la regia è di Elena Negriolli, moglie del regista scomparso prematuramente il 28 novembre del 2020.
A fare gli onori di casa innanzi a un folto pubblico, fra cui Lorenzo Dellai, ex presidente della Provincia Autonoma di Trento, Loredana Bettonte Defant Phf, presidente di Inner Wheel Club di Trento Castello, l’associazione che ha organizzato l’evento.
Non è la dimensione politica ad emergere in questa narrazione, l’illustre giurista e politico che si spese per l’autonomia trentina, bensì De Gasperi uomo calato nel contesto affettivo e familiare.
Una delle voci narranti è proprio la figlia maggiore, Maria Romana De Gasperi, scomparsa nel 2022 all’età di 99 anni.
 

 
La regista Elena Negriolli sottolinea alcuni importanti aspetti in merito al docu-film incentrato sulla figura di Alcide De Gasperi, al quale aveva lavorato a lungo Aurelio Laino (suo il soggetto, la sceneggiatura e la fotografia):
«Il documentario racconta la parabola umana di De Gasperi in modo non cronologico ma geografico, seguendo l’evento straordinario che fu il viaggio della sua salma da Sella Valsugana a Roma.
«La storia si snoda quindi attraverso alcune tappe fondamentali nei luoghi trentini della vita di De Gasperi: la Val Sella, Borgo Valsugana, Trento.
«Una serie di testimonianze raccontano il De Gasperi familiare, il suo rapporto con la natura e la popolazione, ma anche con la fede e alcune riflessioni alla base dei grandi quesiti politici.
«Nel documentario sono raccolte alcune delle poche voci rimaste oggi di testimoni diretti, che hanno conosciuto il grande statista. Non si tratta di personalità politiche, bensì di persone che lo hanno visto, ammirato e conosciuto come uomo, concittadino, amico di famiglia o padre.
«Emerge nel film il ritratto di un uomo che stava costruendo l'Italia, pensava all' Europa e alle nazioni oltre i confini, ma allo stesso tempo profondamente legato alle sue radici trentine.
«Un uomo che prima di tutto era un marito e un padre, al centro di una famiglia nella quale si rifugiava per trovare amore e serenità e che viveva all'insegna della semplicità e dell'onestà.
«Il treno con il feretro parte dunque per Roma, metafora di un De Gasperi che lascia il Trentino prima per Vienna, poi per Roma, per seguire la sua missione politica, senza mai scordare la sua identità più vera. La strada è quella che lo conduce alla luce, in un viaggio umano, politico e infine e soprattutto spirituale.»
 

 
Un pensiero è rivolto proprio ad Aurelio Laino, alla sua grande passione per il lavoro, alla sua professionalità, alla sua umanità, alla sua gentilezza; ha vissuto molti anni a Londra con Elena Negriolli, legato a doppio filo a Trento e al Trentino, dove si era trasferito a metà degli anni ‘80 con la famiglia e dove vivono tuttora i genitori (Luciana Grillo, giornalista, scrittrice, nonché titolare per la nostra testata della seguitissima rubrica “Letteratura di genere”, e Pietro Laino, ex vice questore di Trento), il fratello Guido (curatore di diversi progetti artistici), la moglie Elena e il figlio Aron.
È stato regista di moltissime videoproduzioni e documentari che spaziano dalla storia all’attualità, fra cui proprio quello su Alcide De Gasperi ma anche su Francesco Volpi, pilota aeronautico, oltre che a un documentario con Erri De Luca, il cortometraggio «Il turno di notte lo fanno le stelle», entrato nella shortlist per gli Oscar e vincitore del Tribeca Filmfestival a New York. Da tempo, Aurelio lavorava fra le altre cose a un documentario sulla genesi di «Bitches Brew» di Miles Davis, assieme a Enrico Merlin, musicologo trentino.
 

Aurelio Laino.
 
Uno dei suoi lavori più noti è «68 Pop Revolution», documentario sulla stagione storica che ruota attorno al ’68, a suo tempo andato in onda in quattro puntate su Sky Arte (anteprima presentata al Film Festival di Trento nel 2018).
Il filmato ripercorre le vicissitudini di quegli anni, i cambiamenti di costume, i fatti di cronaca, anche attraverso la voce di chi quel periodo lo ha vissuto, dalle prime manifestazioni studentesche del ’66 fino alla strage di piazza Fontana e alla manifestazione studentesca che seguì quel tragico evento.
Per anni si è dedicato a «Vatican Girl», un importante progetto in cui credeva molto, incentrato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, approdato lo scorso anno sulla piattaforma di Netflix.
La presentazione di questo documentario dedicato al grande statista è fra l’altro un bel modo per ricordarlo.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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LOREDANA BETTONTE 15/04/2023
Bellissimo articolo della giornalista Daniela Larentis che ha saputo, con la sapiente penna che la contraddistingue, descrivere la serata che ho organizzato, evidenziando tutti i contenuti, gli obiettivi e i risultati. Grazie di cuore.
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