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«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis

Giovedì 14 marzo a Mezzolombardo, Reinhard Christanell sarà protagonista della serata intitolata «Il fiume Adige - Confine e collegamento tra popoli» – L’intervista

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Reinhard Christanell.
 
Il ciclo di incontri organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino, curato dal presidente dell’Associazione Andrea Sommavilla, responsabile del Servizio biblioteca e attività culturali del comune di Borgo Valsugana, prosegue con un nuovo evento dal titolo «Il fiume Adige - Confine e collegamento tra popoli».
L’appuntamento è fissato per giovedì 14 marzo 2024 a Mezzolombardo, in Sala Spaur, Piazza Erbe, alle ore 20.00. Il protagonista della serata sarà Reinhard Christanell, autore di libri e approfondimenti storici locali, il quale parlerà dell’importanza del fiume Adige nel corso del tempo, come collegamento fra territori e popoli.
 
Da oltre trent’anni l’Associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
Continua la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Reinhard Christanell, nato nel 1955 a Caldaro, vive a Bolzano. Ha conseguito la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Modena e ha svolto attività di funzionario presso il Ministero della Giustizia per tutta la sua vita lavorativa.
Si interessa alla storia locale e alle lingue estinte che un tempo si parlavano nel nostro territorio. Collabora con varie testate, in particolare con pubblicazione di testi attinenti alle tematiche storico-linguistiche.
 
È autore di numerose pubblicazioni, fra le quali ricordiamo: Sillabario. Poesie e prose (2002); Oriente (2002); Ultime notizie dall'impero degli Aztechi (2004); La vita finisce a cinquant'anni (2005); Das Schwein in meinem Bett / Il maiale nel mio letto. Bozner Geschichten / Storie Bolzanine (2008); Lentamente muore chi non viaggia (Hrsg., 2004)
Autobahn (Hrsg., 2006); Come sei bella. Viaggio poetico in Italia (Ant. a cura di Camillo Langone), 2017; Mothia. Poesie da un luogo di mare (2017); L’Alfabeto di Bolzano (2018).
Abbiamo avuto occasione di porgergli alcune domande.
 

Antico porto di Vadena.
 
Nell’incontro di giovedì 14 marzo su quali aspetti focalizzerà maggiormente l’attenzione?
«Come suggerisce il titolo della serata, il protagonista della mia esposizione sarà il fiume Adige, con particolare riguardo alla parte che attraversa i territori della Bassa Atesina e del Trentino.
«Dedicherò la dovuta attenzione anche alla formazione/trasformazione della valle dell’Adige e al suo popolamento a partire dall’ultima deglaciazione terminata più o meno 12.000 anni fa e alle molteplici attività che vi si sono svolte nel corso del tempo.»
 
Potrebbe delineare brevemente il ruolo storico del fiume Adige come confine tra diverse regioni e popoli nel corso dei secoli?
«Il fiume Adige, al di là dell’origine del suo nome che ancora oggi non è del tutto chiarita, ha svolto un ruolo centrale e quasi dominante nella nascita e nello sviluppo della valle che porta il suo nome; e ciò non solo da un punto di vista geografico-morfologico ma anche e soprattutto per quel che riguarda la nascita degli insediamenti e la crescita dell’economia e della cultura locali.
«Invece si può dire che è uno dei pochi grandi fiumi a non aver mai svolto un vero e proprio ruolo di confine politico tra nazioni ma, piuttosto, di collegamento, di ponte o di cerniera tra territori e popoli.»
 
Come il corso del fiume ha influenzato le dinamiche politiche, economiche e culturali delle comunità che si sono sviluppate lungo le sue sponde?
«Le comunità lungo tutta la valle dell’Adige sono nate e cresciute grazie al fiume e, per così dire, in funzione del fiume. Gli stessi grandi centri più antichi lungo la spina dorsale atesina come Trento, Verona ed Este devono la loro esistenza e la loro struttura urbana proprio al corso del fiume.
«Il ruolo principale dell’Adige, fino a metà del XIX secolo, era principalmente quello di grande, a tratti unica via di collegamento tra Alpi e Prealpi e la Pianura padana, tra le antiche e misteriose culture alpine come per esempio quella retica e quelle venetiche, etrusco-romane e perfino elleniche.
«L’economia e di conseguenza la cultura delle comunità era determinata, nel bene e nel male, quasi esclusivamente dalla presenza del fiume, un po’ quello che succede oggigiorno con la A22 su cui transitano migliaia di TIR in entrambe le direzioni.»
 

Burchio.
 
Qual era il mezzo di trasporto più utilizzato per percorrerlo?
«Stiamo parlando di navigazione fluviale su un fiume navigabile più o meno dall’altezza di Bolzano (Bronzolo per la precisione) fino alla sua foce per cui le zattere di tronchi in un senso e i burchi trainati da animali nell’altro erano i mezzi più comuni di navigazione.
«Per gli attraversamenti e i tratti più brevi tra una località e l’altra si utilizzavano anche altri tipi di natanti capaci comunque di resistere alla forza della corrente.»
 
In che modo il fiume Adige fungeva da ponte culturale, facilitando gli scambi e le interazioni tra popoli e comunità lungo il suo corso?
«L’intensa attività commerciale che in particolare dall’anno 1000 in poi attirò un gran numero persone di varie nazioni, favorì la nascita di professioni e mestieri, gli incontri, gli scambi di ogni genere e, anche, gli scontri.
«Queste attività purtroppo poco documentate erano molto sviluppate anche prima della conquista romana di Druso e Tiberio nel 15 a.C., e scambi di merci e culturali tra Reti, Etruschi, Galli, Veneti, Greci eccetera erano all’ordine del giorno.
«Basti pensare al grande insediamento (oggi necropoli) presso il porto di Laimburg/Vadena, sopravvissuto per oltre mille anni. Il mondo antico era multiculturale e le persone si spostavano frequentemente da un luogo all’altro, portando con sé le proprie tradizioni e acquisendone di nuove nelle località che frequentavano.»
 
Quali sono le sfide ambientali attuali che il fiume Adige affronta come risultato delle attività umane lungo il suo percorso?
«Oggi il fiume regolato in epoca asburgica ha un po’ perso il suo carattere selvaggio e le sue antiche peculiarità.
«Dopo l’arrivo della ferrovia, che ha soppiantato la navigazione, e un secolo dopo delle grandi arterie stradali, il ruolo del fiume si è notevolmente ridotto.
«Di conseguenza, anche da un punto di vista culturale, l’Adige collega oggi molto meno di ieri anche se gli spazi in realtà sembrano molto più ridotti e permeabili.»
 
Lei è autore di numerose pubblicazioni, a cosa sta lavorando/progetti editoriali futuri?
«Gli ultimi anni mi sono occupato in particolare della storia della Bassa Atesina e per il momento intendo proseguire questo lavoro.
«Per il resto mi lascio sorprendere da quel che il futuro ha in serbo per me.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Dogana di Brozolo.

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