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I colori in movimento di Matteo Boato – Di Daniela Larentis

Dopo i lavori dedicati alle barche a all’acqua, l’artista solca i cieli urbani riprendendo e ampliando il ciclo «Cielo di Tetti», iniziato nel 2001 – L’intervista

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Matteo Boato.

Una sinfonia di colori e oli su tela prende forma sotto l’abile pennello di Matteo Boato, che riprende e amplia il ciclo «Cielo di Tetti», iniziato nel lontano 2001.
Facciamo un salto indietro nel tempo: nella primavera del 2022, l'artista dà inizio alla serie delle grandi navi, dopo un intero anno dedicato al tema dell'acqua e alle pittoresche barche veneziane e lagunari.
Utilizzando le stesse tecniche del suo ciclo precedente, incentrato sulle piccole imbarcazioni che «fluttuano sull'acqua come vascelli volanti sulle montagne e parlano della mia vita», come dichiarato da lui stesso durante una mostra a Trento, a Palazzo Roccabruna, omaggio a Venezia e al padre Sandro.
 
Le grandi navi sono realizzate con acquerello per le linee e la chiglia, mentre il mare viene dipinto con colori ad olio.
Questo contrasto rende l'acqua materica e corposa, mentre le imbarcazioni, nonostante la loro imponenza, appaiono leggere, trasparenti e quasi eteree, pronte a solcare gli abissi dell'anima.
E ora, dall'acqua si volge lo sguardo verso il cielo, dove il nuovo soggetto di Boato si rivela, portando con sé un'atmosfera di mistero e bellezza senza tempo.
Curiosi di saperne di più gli abbiamo rivolto alcune domande.
 

Matteo Boato, acquerello su carta, 42x30cm, 2023.
 
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Matteo Boato si laurea nel 1992 in chitarra classica e nel 1997 in ingegneria civile.
Nel 1998 consegue il «diploma di architettura bioecologica» (Torino). Nel 2001 sceglie la via della pittura come unica professione.
Opera sia a livello nazionale che internazionale (in Europa, in Russia, Giappone, Cina, USA, Brasile, Azerbaijan).
Ha al suo attivo diverse attività didattiche (MART, 2010 e 2011; varie università in Russia, 2014 e 2015), scenografie (Tour «Tutti Qui» di Claudio Baglioni, 2006), performance musicali e pittoriche (Galleria Civica di Trento, 2011; MUSE, 2013; Roncegno, 2015), la partecipazione alla Biennale di Venezia 2011. Illustra diversi libri.
I suoi lavori vengono inseriti nella scenografia del film «La felicità è un sistema complesso» (2015, reg. Zanasi), nelle serie TV Tutto può succedere (2016 - 2017 - 2018, RAI 1), «Nero a Metà 2» (2019, 2021 RAI 1) e «Suburra la serie» terza serie, (Netflix, 2020).
Vincitore di diversi concorsi internazionali per la realizzazione di opere d’arte pubbliche.
 

Matteo Boato, Il viaggio, olio e acquerello su tela, 150x100cm, 2022.
 
Con «Ora et labora» è stato selezionato con Menzione d'Onore della Giuria al Festival del Nuovo Rinascimento 8ª edizione di Milano. Che cosa rappresenta l’opera e a che ciclo è afferente?
«Il dipinto intitolato Ora et labora (dimensioni: 100x100cm, olio su tela, 2009) è stato selezionato per la mostra intitolata Tempo di natura e coscienza, ospitata presso il centro Leonardo da Vinci Art Expo di Milano.
«La tela ritrae un piccolo borgo situato sulle pendici di una collina. Dal punto di vista compositivo, l'organizzazione urbana e i suoi abitanti sembrano essere generati dalla collina stessa, mentre allo stesso tempo si osserva un processo inverso in cui le coltivazioni e la circolarità del borgo conferiscono forza alla terra circostante: gli abitanti ricevono dalla terra tanto quanto le donano in termini di attenzione e cura.
«Si tratta dell'idea di non prendere dall'ambiente più di quanto non si dia ad esso, un concetto che può essere trasferito anche alle relazioni umane. Ho dipinto circa quaranta opere su questa tematica tra il 2009 e il 2011, una serie che ho intitolato Terra
 
In anni recenti ha affrontato diverse tematiche legate all’elemento acqua, opere dedicate a Venezia, dove è sepolto suo padre Sandro. Lui era fra l’altro un poeta: c’è una sua poesia che le viene in mente ora e che le suscita una particolare emozione?
«Sì, a mio padre ho dedicato diversi lavori, tantissimi in realtà. Li ho formalmente dedicati all'acqua, che credo sia l'elemento che lui amasse di più, alla città di Venezia, alle barche e alle imbarcazioni di piccolo calibro che caratterizzano la vita lagunare.
«Recentemente ho dipinto un ciclo che parlava dell'emigrazione del primo Novecento, in primis per raccontare la mia voglia di una nuova vita in questi anni, ma anche per fare un parallelo con il nonno paterno veneziano che cento anni fa è partito per l'Argentina proprio con lo stesso obiettivo.
«Tornando al mio papà, ci sono diverse poesie sue sull'acqua che amo, per esempio Laguna.
«L'ultima che mi ha colpito profondamente (qui il tema dell'acqua non c'entra) è un haiku, brevissima struttura poetica giapponese in tre versi liberi, dal titolo La testa
 

Matteo Boato, Ora et labora, olio su tela, 100x100cm, 2009.
 
Negli ultimi anni ha ripreso a viaggiare, come faceva prima della pandemia. Ci sono luoghi o esperienze recenti che le hanno regalato suggestioni particolari, influenzando il suo processo creativo?
«Due anni fa, nel 2022, uscendo da più di un anno di penose restrizioni, concludevo l'introduzione del catalogo della mia mostra personale aQua a Palazzo Roccabruna di Trento con le seguenti frasi: "Mi vedo ancora in quella stazione piena di treni che passano. Ne prendo improvvisamente uno che sembra vada lontano, verso Oriente, verso il sole. E so che un treno ne può nascondere un altro".
«Non mi riferivo solo al viaggio esplorativo, fisico insomma, ma anche a quello emotivo, sentimentale, che si intraprende nella vita ogni volta che si incontra un bivio, una scelta. Da quel momento, comunque, ho ripreso a viaggiare come tanti di noi. Credo che il momento più stimolante degli ultimi tempi sia stato il Botswana, paese africano dove sono stato a novembre 2023 insieme a un amico fotografo, Alessandro, in una riserva naturale... un safari fotografico che per me è diventato un safari per gli occhi e per l'anima.
«Ho dipinto diversi acquerelli in Africa. Forse l'animale che mi ha colpito di più è stata la giraffa, affascinante, maestosa, curiosa, elegante.
«L'albero che tengo più nel cuore da quel viaggio è il baobab. La prossima meta sarà il Nord Europa; vorrei tanto andare in Islanda. Mi attraggono le terre del Nord, da quando ho letto il libro Omero nel Baltico di F. Vinci, che apre serie e documentate possibilità che le vicende omeriche siano collocabili nel Baltico appunto.
«L'estate scorsa sono stato con le mie figlie a Tallinn (Estonia) e ad Helsinki (Finlandia). Da questi viaggi sono quasi certo che nasceranno nei prossimi anni dei cicli pittorici: uno legato alle città del Nord Europa, uno legato all'Africa e uno, spero, dedicato all'Islanda.»
 

Matteo Boato, CIelo di Tetti, olio su tela, 100x100cm, 2023.
 
A cosa sta lavorando?
«Nell'ultimo anno, finalmente, ho ripreso in mano un progetto mai completato ma iniziato nel 2001, intitolato Cielo di tetti.
«A quel tempo, erano solo pochi lavori, ma ora si è trasformato in un complesso corpo di opere su tela, ampiamente evoluto rispetto agli inizi, realizzato con una tavolozza molto ampia di oli.»
 
Progetti/prossime mostre?
«Il mio primo progetto è continuare a dipingere finché avrò energia. A volte penso che sia proprio il dipingere a darmi la vera forza di vivere.
«Ho in programma molte mostre da maggio a ottobre 2024: Rovereto, Riva del Garda, Piacenza, Dro, Bologna e Firenze. Non vedo l'ora di iniziare questo viaggio con i miei nuovi lavori.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Laguna (di Sandro Boato)
È un olio la laguna
il sole accende fuochi
come anatre i gabbiani
‘n ammollo
si lascian portar fuori
dalla marea calante
là dove corre il mio pensiero andante.
La testa (di Sandro Boato)
Seguo le nubi
dimenticando i piedi
in una buca.




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