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A Milano l'ultima mostra di Bruno Lucchi – Di Daniela Larentis

«Via Crucis» è allestita in febbraio presso la Cappella del Sacro Cuore, Università Cattolica, la prestigiosa esposizione è visitabile fino al 10 aprile

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L’artista trentino Bruno Lucchi lo scorso 10 febbraio ha inaugurato a Milano la sua ultima splendida mostra, «Via Crucis», curata dal Centro Pastorale e visitabile fino al 10 aprile 2016 presso la Cappella del Sacro cuore, Università Cattolica.
Lo scultore dal carattere schivo e riservato di Levico Terme, splendida località trentina dove vive e lavora da moltissimi anni, è autore di importanti opere di grandi dimensioni e al suo attivo conta più di 200 mostre personali in musei, sedi pubbliche e prestigiose gallerie sia in Italia che all’estero (in Spagna, Francia, Belgio, Germania, Stai Uniti, Canada, Cina).
La terra è da sempre la materia da cui nascono le sue figure, che con il rito del fuoco trasforma in terracotta nel suo atelier, diventano poi bronzi e porcellane.
Recentemente la sua ricerca lo ha condotto alla sperimentazione di nuovi materiali. Infatti, con l’acciaio Corten, da solo o abbinato al semirefrattario, si cimenta nella costruzione di installazioni enormi dal forte impatto estetico, e con il mosaico, in tecnica moderna, rinnova l’antichissima tradizione portandola al contemporaneo.
Le opere di Bruno Lucchi hanno un fascino essenziale, minimale, invitano ad aprirsi a una dimensione dell’ascolto interiore, diventano mezzo di ricerca spirituale.
 

 
Nel bellissimo catalogo che accompagna la mostra, fra Renato Delbono o.f.m. Cappellano Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nel suo intervento critico spiega: «Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia».
Con questa affermazione il nostro papa Francesco, nella Bolla d’indizione dell’anno giubilare, ci offre lo spunto per riappropriarci di una condizione essenziale dell’esperienza umana e di fede.
«Contemplare» significa andare oltre, scrutare superando il limite dell’immanente, raggiungere una dimensione che traendo lo spunto della realtà manifesta rivela la sua profondità e verità solo nella sintesi del «già e non ancora».
«Un ammasso di roccia cessa di essere un mucchio di roccia nel momento in cui un solo uomo la contempla immaginandola, al suo interno, come una cattedrale» (Antoine de Saint-Exupery, Il Piccolo Principe).
L’uomo contemporaneo, noi, abbiamo bisogno di educarci, ex – ducere, tirare fuori, ciò che risulta essere spesso assopito e sclerotizzato. L’arte della contemplazione è essenziale per incontrare Dio, per riconoscere i Suoi miracoli, il Suo modo di manifestarsi nella storia di ogni uomo.
 

 
L’arte di contemplare ci aiuta ad entrare nel mondo che abitiamo con rispetto e sacralità riconoscendo il dono della bellezza, contestando la pragmaticità dello sfruttamento.
L’arte del contemplare ci permette una relazione autentica con ogni creatura, annientando i pregiudizi, gli stereotipi, mettendosi in ascolto del mistero - perché incontenibile - dell’uomo, portando ad una comunione che si fa solidarietà, ascolto, aiuto, consolazione, in una parola: misericordia.
Ma per noi la contemplazione ha un oggetto primordiale e imprescindibile: Gesù Cristo.
Ci ricorda il santo Padre «Gesù Cristo è il volto della Misericordia del Padre». La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza.
«Dio è amore » (1 Gv 4,8.16), afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura l’evangelista Giovanni.
«Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile.
«I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione (Misericordiae Vultus,8).»
 

 
L’artista Bruno Lucchi ci offre l’occasione di esercitare l’arte della contemplazione, missione intrinseca dell’arte stessa, come afferma il filosofo Joseph Pieper: «Un'arte che scorre dalla contemplazione non cerca di copiare la realtà, quanto piuttosto catturare gli archetipi di tutto ciò che è.
«Tale arte non vuole rappresentare ciò che tutti vedono già, ma di rendere visibile ciò che non tutti vedono. («Tre colloqui in studio di uno scultore» un saggio in Solo l'Lover Sings).
«Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità» e essere noi testimoni della Misericordia incarnata (Misericordiae Vultus, 8)».
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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