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Sveva Casati Modignani al Trentino Book Festival – Di Daniela Larentis

La celebre scrittrice ha partecipato a un incontro con Luciana Grillo, nell’ambito dell’appuntamento culturale di Pino Loperfido

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Al Trentino Book Festival, quest’anno alla sesta edizione, oggi la scrittrice Sveva Casati Modignani ha partecipato a un incontro con la giornalista Luciana Grillo, responsabile delle attività culturali a Trento di Soroptimist Italia.
Ricordiamo che si tratta di un’associazione di donne con qualificazione elevata nel proprio impegno lavorativo, sociale e culturale, attive nei vari ambiti della società in cui vivono, che promuove l’avanzamento della condizione delle donne.
Sveva Casati Modignani è un’autrice prolifica, progressista, anticonformista, scrive romanzi di grande successo dal 1981. Le sue sono storie che, come ha fatto notare la Grillo, «hanno accompagnato, nel bene e nel male, la nostra società, i cambiamenti e le crisi.
«Forse– ha sottolineato ricordando la forza di carattere e le capacità creative non comuni di Sveva Casati Modignani – è proprio questo uno dei motivi del suo successo, tanto che l’insieme dei romanzi si può leggere in una prospettiva sociologica».
Tre sono stati i libri di cui le due giornaliste e scrittrici hanno parlato innanzi al folto pubblico presente in sala: Disperatamente Giulia, 1986, Lezioni di tango, 1998, e La vigna di Angelica, 2015, scelti come esempi per sottolineare l’evoluzione della scrittura e delle storie che, come è stato evidenziato, «in qualche modo seguono i cambiamenti della società».
 

 
«Di nuovo la scrittrice ci sorprende, – ha detto Luciana Grillo accennando all’ultimo romanzo pubblicato, – perché l’ambiente è quello delle Donne del vino di cui Sveva dimostra di conoscere storie e pensieri. Con la competenza di chi, prima di scrivere, si informa e si documenta.
«Sveva traccia il profilo del grande chef che non dimentica le sue radici. E poi, Sveva ci racconta l’amore per la terra, per le vigne e anche la ribellione della figlia adolescente a cui Il borgo andava stretto
Riferendosi a vari personaggi, in particolar modo al personaggio maschile Tancredi, la Grillo - dialogando con Sveva Casati Modignani - ha sottolineato una grande verità, ossia il fatto che difficilmente si può arrivare al successo se prima non si affrontano tante difficoltà: «È dal dolore che le personalità diventano forti, capaci di affrontare la vita.»
 
Interessante ciò che la Grillo, concludendo, ha chiesto all’ospite, riferendosi al termine limite - «la parola chiave del festival» - ossia se abbia un limite la sua fantasia creativa, quanti e quali limiti abbia superato nel suo percorso di scrittrice e se ci siano stati limiti che l’hanno ostacolata.
«Io mi sono ritrovata ancora molto giovane, quando facevo la giornalista, a subire la prevaricazione dei miei colleghi maschi - ha risposto Sveva Casati Modignani - oltre a questo, credo che il limite sia sempre una cosa buona per ognuno di noi […].»
Ha poi aggiunto senza esitazioni «Di me stessa posso solo dire che sono fortunata, faccio un mestiere che mi piace infinitamente […].»
 

 
Approfittando della sua disponibilità, abbiamo avuto il piacere di rivolgerle qualche domanda.
Lei ha iniziato la sua carriera come giornalista. Come è diventata scrittrice?
«Ho incominciato a scrivere i miei romanzi a 40 anni. Avevo voglia di raccontare delle cose mie, a modo mio, quando fai la giornalista non sempre lo puoi fare. A un certo punto avevo una storia da raccontare e l’ho fatto.»
 
«Anna dagli occhi verdi» è il suo primo romanzo, scritto agli inizi degli anni ’80 con suo marito Nullo Cantaroni e pubblicato con lo pseudonimo di Sveva Casati Modignani. Da allora non si è più fermata, ora è famosa in tutto il mondo: che ricordo ha degli esordi?
«Ho il ricordo dell’immediato clamore attorno alla storia che avevo scritto. Mi ha stupito molto, evidentemente piacevolmente. Da allora non ho più smesso di scrivere.»
 
Non si è mai pentita di non aver usato il suo vero nome, Bice Cairati, per firmare i suoi romanzi?
«No, io sono Sveva per tutti.»
 
Come è nata l’idea di «La vigna di Angelica»?
«È nata tanti anni fa. Avevo incontrato una signora che all’ufficio stampa seguiva gli eventi delle vignaiole, il suo nome è Anna Pesenti, è la vedova di Vincenzo Buonassisi, mitico giornalista del Corriere. Grazie a lei ho conosciuto alcune donne, le quali mi hanno accolta a braccia aperte, mi hanno mostrato le loro case, le loro cantine, le loro vigne.
«Siamo poi sempre rimaste in contatto, siamo diventate amiche. Con il trascorrere degli anni ho incominciato ad ascoltare le loro storie, storie di famiglia, le grandi difficoltà di muoversi in questo mondo. Me ne sono innamorata.
«Quando scopro una realtà di questo Paese, soprattutto se collegata alle donne, mi viene voglia di raccontarla, ed è nata così La vigna di Angelica
 

 
C’è un personaggio, fra tutti quelli che popolano i suoi bestseller, a cui è particolarmente affezionata e, eventualmente, perché?
«No, nessuno. Io li considero tutti figli miei, però una volta che sono nati li abbandono, perché ho altri figli a cui andare incontro.
«Se mi legassi a qualcuno di loro non potrei spalancare le porte della mia fantasia ad altre creature che aspettano di nascere.»
 
Come nascono i suoi personaggi?
«Sono gli incontri che li fanno nascere, sono i racconti degli altri ad ispirarmi. Quando ho scritto Palazzo Sogliano avevo scoperto anni addietro il mondo del corallo, che è un'altra delle eccellenze italiane.
«Sono andata a Torre del Greco, dove si lavora il corallo da duecento anni, dove si realizzano gioielli che vengono venduti nelle più grandi oreficerie, nei negozi di gioielli di tutto il mondo, e lì ho scoperto questa realtà italiana stupefacente e quindi ho finito per raccontarla.
«Ogni volta che scopro una storia secondo me inedita, che pochi conoscono, mi viene voglia di narrarla.»
 
Lei che tipo di lettrice è, quali sono le letture che più preferisce?
«Io leggo tantissimo, dalla mattina alla sera. Sono legata agli autori della mia formazione, quelli che mi hanno aiutata a crescere da un punto di vista letterario, come tutti, penso.
«Mi sono poi più affezionata ad alcuni e ho abbandonato altri. Cechov e Proust mi fanno compagnia da una vita.»
 
I suoi romanzi parlano delle donne e parlano dell’amore: cosa è cambiato, secondo lei, nelle dinamiche dell’innamoramento oggigiorno rispetto a un tempo?
I comportamenti degli uomini sono gli stessi? E le aspettative delle donne anche?
«Ci sono grosse differenze comportamentali se si confrontano i miei tempi con quelli di mia nipote sedicenne, per esempio. L’innamoramento però è rimasto lo stesso.
«Noi donne non possiamo fare a meno di vivere una love story, tendiamo a idealizzare l’uomo di cui ci siamo innamorate, anche quando è un imbecille, a ogni modo questo è l’amore.»
 

 
L’immaginario che viene presentato intorno alle donne mature o anziane tende a farle scomparire uniformando i loro volti dietro una pretesa di eterna giovinezza, e questo lo si vede soprattutto in televisione. Lei cosa ne pensa?
«In televisione compaiono spesso donne di una certa età che fanno ricorso al botulino in maniera talvolta grottesca. È un’altra delle storture imposte alle donne dal mondo maschilista.»
 
Lei crede che le donne in amore facilmente scendano a compromessi?
«Purtroppo sì.»
 
Secondo lei accettano spesso di compiacere?
«La donna cerca spesso di compiacere e sbaglia. Questo comportamento affonda le sue radici nelle generazioni che ci hanno precedute.»
 
Un’ultima domanda: che cosa pensa dell’amore fra persone dello stesso sesso?
«Vorrei sapere perché ci poniamo ancora questa domanda. La sessualità è una cosa che nasce con te, te la dà il buon Dio. Se sei etero va tutto bene, nel caso contrario cominciano i drammi, e questo perché storicamente l’omosessualità è stata condannata.
«Durante il nazismo, per esempio, gli omosessuali finivano nei lager e poi nei forni crematori. Anche nel mondo animale, a pensarci, esiste l’omosessualità.
«Mi stupiscono, però, i gay pride, il fatto di andare orgogliosi del fatto di essere gay, ognuno vive la sessualità in maniera diversa, per me il problema non dovrebbe esistere.
«Nutro un interrogativo circa il desiderio di un omosessuale di sposarsi, mi chiedo: chi glielo fa fare...?»
 
Daniela Larentis - d.larentis@ladigetto.it

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