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Pietro Marsilli e il suo omaggio a Cirillo Grott – Di Daniela Larentis

Critico d’arte, giornalista e scrittore di origine roveretana, è curatore di un'eccezionale mostra dedicata all’artista folgaretano, ospitata per tutta l’estate a Folgaria

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Una straordinaria mostra è quella dedicata all’artista folgaretano Cirillo Grott, a 26 anni dalla sua scomparsa, allestita a Folgaria, Trento, a Maso Spilzi, inaugurata innanzi ad alcune centinaia di entusiaste persone lo scorso 2 luglio e inserita all’interno di una serie di manifestazioni che caratterizzerà l’estate degli Altipiani.
L’esposizione, dal titolo «Cirillo Grott e la Misericordia», è accompagnata da un prezioso ed esaustivo catalogo (Edizioni Osiride).
Il curatore è Pietro Marsilli, stimato critico d’arte, scrittore, giornalista pubblicista di origine roveretana, cresciuto a Faenza.
Laureatosi in Storia moderna all’Università di Bologna, per cinque anni è stato lettore di Storia e Cultura italiane presso le Università di Innsbruck e di Salisburgo.
Dal 1985 insegna Storia dell’arte al Liceo artistico di Trento. Il suo principale settore di studio è la Storia dell’arte trentina e la Critica d’arte contemporanea, con particolare interesse per la scultura lignea.
Ha pubblicato una ventina di libri e un centinaio di interventi, articoli e saggi su periodici di settore, volumi miscellanei e cataloghi di mostre.
 
Pietro Marsilli, nel suo intervento critico in catalogo, si interroga, inizialmente, su che senso abbia, oggi, a parecchi decenni dalla morte del Maestro, analizzare e proporre al pubblico le sue opere, sottolineando quanto segue (pag.11).
«Per dare risposta a tale quesito, per cogliere e valorizzare ciò che di esse è ancora vivo e cosa al contrario è caduco, ritengo che sia indispensabile dar vita a un approccio sincronico e ad uno diacronico, e intesserli l’un con l’altro.»
«Tali opere, cioè, da un lato devono essere studiate e valutate considerando il tempo della loro creazione, il determinato stato della lingua artistica del Maestro, lo specifico momento (periodo) della loro formulazione, in un determinato stadio della storia comune, indipendentemente dalla loro evoluzione nel tempo; in rapporto non solo, ad esempio, con il matrimonio con Sandra (1967), la nascita dei figli Tiziano (1968), Emanuel (1970) e Florian (1974) o altri analoghi eventi personali ma anche e soprattutto con quei fatti storici (locali, nazionali, internazionali), spesso drammatici, che la loro creazione hanno sollecitato, suggerito o provocato […].»
«Accanto all’approccio sincronico sarà indispensabile porre in essere anche un approccio di tipo diacronico, ovvero occorrerà considerare tali opere nella loro evoluzione nel tempo, secondo il loro divenire nel tempo, secondo una prospettiva dinamica ed evolutiva, in modo storico-comparativo […].»
«Le opere – fa, infine, presente – restano le medesime, sono intatte; siamo noi che cambiamo e ci approcciamo ad esse in modo sempre diverso. La necessità di tenere ben distinti, ancorché intrecciati, i due punti di vista sincronico e diacronico, come aveva teorizzato in ambito linguistico il ginevrino Ferdinand de Saussure giusto cento anni fa, si rivela fondamentale anche nel nostro ambito specifico.»
 

Figure, tecnica mista su carta, 50x70, 1975.
 
 Abbiamo avuto il piacere di porgergli alcune domande 
Come è nata l’idea di questa esposizione da lei curata, un omaggio allo scultore Cirillo Grott?
«Purtroppo non ho mai incontrato personalmente Cirillo Grott (1937-1990), ma da quando ho incontrato la sua opera me ne sono innamorato. Sono entrato in ottimi rapporti con la gentile signora Alessandra, ne ho scritto qualche articolo, sono stato chiamato a redigere un expertise su una sua opera della quale si contestava l’autenticità, ne ho organizzato l’anno scorso una mostra a Luserna…
«È stato abbastanza naturale che chiamassero me a organizzare questo Omaggio al Maestro e a scriverne il relativo catalogo. L’idea della mostra è della signora Alessandra, donna squisita quanto tenace, sempre sorridente e sempre dedita a valorizzare l’opera dell’artista del quale è l’erede e il promotore come in vita ne era stata la moglie, l’amica, la madre dei suoi figli, l’amante, la modella e la musa ispiratrice.
«Tale costante volontà, questa primavera, a 26 anni dalla sua scomparsa, ha incontrato il favore della nuova amministrazione Comunale di Folgaria. Ecco come è nata la mostra: come accade molto spesso dal felice incontro di un critico, un assessore e un promotore.»
 
Qual è il tema della mostra?
«Facendo, non nascondiamocelo, l’occhiolino al Giubileo straordinario proclamato da papa Francesco, il tema di questa mostra è la Misericordia. Nel concetto della Misericordia ho individuato il filo rosso che collega e spiega decine di opere del Maestro.
«La produzione artistica di Cirillo Grott non procede per salti, piuttosto scivola per tensione interna. In questo scritto, e nelle due esposizioni folgaretana e roveretana, si propone un’ interpretazione di una parte significativa di essa letta come un percorso circolare che, partendo dall’uomo, ad esso ritorna. I
«l punto zero viene individuato in Prometeo: l’eroe che sfida il suo dio. Ne conseguono sofferenza e morte, il male, la guerra e la violenza, sia nei confronti degli uomini che della Natura tutta. In molte sue opere Grott esemplifica anche diverse modalità di riscatto: la non violenza, il perdono, l’affetto, l’amore, la carità, la fede, la gioia, la maternità, l’attenzione alla Natura, la sensibilità nei confronti della bellezza, il gusto per la musica e la danza: tutte declinazioni della Misericordia.»
 

Il sacrificio del partigiano, bronzo, base 62, 1970.
 
Quante sono le opere esposte?
«Nel catalogo (edito da Osiride, di Rovereto, che qui ringrazio) e nelle due esposizioni folgaretana e roveretana, si propone un’ interpretazione di una parte significativa della produzione del Maestro letta come un percorso circolare che, partendo dall’uomo, ad esso ritorna; con cartina di tornasole la Misericordia.
«La mostra conterà oltre quaranta pezzi, datati o databili dal 1958 al 1990, la gran parte sculture in legno ma anche in bronzo e in pietra, dipinti a olio, acquarelli e disegni a china.
«Sono opere di tema sacro, profano e mitologico, legate a specifici eventi storici e non, riletture e libere interpretazioni di passaggi evangelici e biblici.
«Tutti rigorosamente originali, diversi sono inediti o non sono mai stati esposti prima di questa mostra. L’allestimento comprende anche alcune poesie di Cirillo Grott e alcuni suoi ritratti fotografici.»
 
È un po’ una sorpresa tale varietà tecnica?
«No: è ben noto che Grott non è stato solamente scultore in legno: l’uso di altre tecniche e altri supporti sono stati il pretesto per sistematiche ricerche autonome.
«Munito di un raro talento naturale e di una tecnica stupefacente, porta con sé costantemente la perizia nel disegno acquisita sin da giovanissimo.
«È poi stato disponibile a molte esperienze su molti materiali, tela, pietra, argilla, terracotta, carta, ferro, bronzo, matite, pastelli, materiali nobili e più modesti, duri o malleabili, robusti o fragili, usati senza complessi, materiali che poi le sue mani forti hanno trasformato in opere dotate di un’anima, che comunicano qualcosa di vissuto. In mostra ce ne è una bella antologia.»
 

Teschio di animale preistorico, legno di melo, 40x119, 1973.
 
Che tipo di essenze usava Cirillo Grott per le sue sculture in legno?
«Il re dei legni, il cirmolo, certo, ma poi di tutto: melo, prugno, acero… Gli è anche capitato di scolpire piante morte in piedi.»
 
Quali sono le tappe principali della formazione artistica di Cirillo Grott?
«Nato il 18 dicembre del 1937 a Guardia di Folgaria, Cirillo Grott frequentò la Scuola d’Arte di Ortisei e quindi l’Accademia di Belle Arti a Roma, seguendo i corsi del maestro Pericle Fazzini.
«All’inizio degli anni Sessanta si trasferì in Svizzera dove lavorò presso uno scultore; in quel periodo realizzò le sue prime opere che furono esposte in una collettiva a Losanna. In seguito ritornò ad Ortisei dove lavorò assiduamente ad altre sculture che furono esposte prima in una mostra a Firenze e quindi a Monaco di Baviera.
«Nel 1963, a Rovereto, aprì un suo atelier che in seguito venne affiancato dalla Galleria Paganini. Iniziò da quel momento un’intensa attività espositiva personale e di organizzazione di mostre altrui. Si dedicò anche alla pittura e scrisse molte poesie.
«Viaggiò spesso e portò le sue opere alle più importanti rassegne in Italia e all’estero (Trento, Bolzano, Roma, Milano, Salisburgo). Morì prematuramente nel 1990, il 27 febbraio.
«Dopo la sua morte la sua opera è stata al centro di varie iniziative espositive ed editoriali ed è in continua rivalutazione da parte della critica. Le sue opere sono esposte in permanenza alla Casa-Museo di Guardia di Folgaria.»
 

L’amore, inchiostro su carta, 50x70, 1979.
 
Quanto è stato importante, secondo lei, l’attaccamento alle origini per lo scultore folgaretano?
«Risposta facile facile: fondamentale. Lui stesso ha teorizzato che per il suo lavoro sarebbe stato meglio, da un certo punto di vista, vivere in pianura, semmai a Verona, comunque vicino alle fonderie artistiche.
«Ma nello stesso tempo lui sapeva e sentiva che non poteva vivere se non lì, dove è nato, dove è sempre stato, fra quei boschi e quei paesaggi forti.»
 
Come si esprime il rapporto uomo-natura nelle sue opere?
«Come dicevo l’uomo è sempre al centro delle sue opere, l’uomo in rapporto con gli altri uomini, con Dio, con la Natura.
«Molto significative sono le sculture realizzate per urlare al mondo il suo strazio per il disastro del Vajont o quello di Stava: scempi compiuti dall’uomo nei confronti della natura, con risultati drammatici.»
 
Qual è il messaggio che ha voluto trasmettere attraverso la sua arte?
«Nonostante tutto un messaggio di pace, di amore, di speranza, di bellezza. Di Misericordia, appunto».
 

Sofferente, legno di cirmolo, base 70, 1960.
 
Lo si può definire per certi versi uno scultore classico?
«Fra gli elementi costitutivi della formazione di Grott la classicità copre senza dubbio un ruolo centrale. I primi referenti del giovane scultore, anche in virtù dell’ospitalità più volte concessagli a Roma dalla zia, sono stati i marmi e i bronzi greci e romani.
«E non si tratta tanto di un discorso tipologico ma di un gioco ben più sottile: è il trattamento della luce, il senso tattile delle superfici, la ieratica compostezza dei ritratti colti in una atemporale attesa che Cirillo impara dagli antichi.»
 
Cirillo Grott era anche poeta: sono esposte alcune sue poesie?
«Sì, come dicevo abbiamo voluto esporne alcune in formato gigante, come d’altronde alcune le ho inserite nel catalogo. Il legame fra poesie e dipinti e sculture è sempre assai forte.»
 
Fino a quando rimarrà allestita la mostra?
«La mostra sarà allestita a Maso Spilzi dal 2 luglio al 10 settembre nell’ambito della manifestazione Emozioni al Maso: mart - dom 16-19, sab e dom anche 10-12. La (quasi) medesima mostra verrà poi ri-allestita a Rovereto alla Fondazione Opera Campana dei Caduti dal 25 novembre 2016 all’8 gennaio 2016, sempre con il medesimo catalogo e sempre a mia cura, in collaborazione con Alessandra Grott. Tutti i giorni con orario continuato 9-16.30.»
 

Cavallo prigioniero - aspirazione di libertà, bronzo, h 45, 1969.
 
Un’ultima domanda che la riguarda: lei è insegnante di storia dell’arte al Liceo artistico Alessandro Vittoria di Trento, membro della Società Trentina di Studi Storici e dell’Accademia Roveretana degli Agiati, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e del Centro Studi Judicaria, giornalista, scrittore e stimato critico d’arte, è autore di svariati preziosi contributi sull’arte trentina, sia storica che contemporanea. Ci potrebbe anticipare qualcosa sul suo prossimo libro?
«Sì, è vero, lavoro tanto, ma credo che il mio lavoro di giornalista e di critico mi aiuti a fare meglio quello di docente, e viceversa. Il mio prossimo libro uscirà ( finalmente!: sono assai in ritardo rispetto ai tempi inizialmente previsti) a novembre e sarà sulle stufe a olle della fornace Bormiolli di Trento (1764-1890). Una vera chicca: volentieri ne parleremo a fondo.»
 
Una mostra che in fondo è un viaggio metaforico, un’occasione unica offerta agli amanti dell’arte e a tutti coloro che, approfittando della bella stagione, potranno godere al contempo dell’ospitalità e della bellezza di una delle più rinomate località turistiche trentine.
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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