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«Cercando armonia», la mostra del Gruppo Acquerellisti Trentini

Inaugurata il 31 marzo a Trento, Sala Thun di Torre Mirana, resterà aperta al pubblico fino al 10 aprile 2017 – Di Daniela Larentis

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Inaugurata oggi nelle splendide sale di Torre Mirana, sala Thun, in Via Belenzani 3, a Trento, una bella mostra del Gruppo Acquerellisti Trentini intitolata «Cercando armonia».
L’esposizione, che resterà aperta al pubblico fino al prossimo 10 aprile, indaga pittoricamente il concetto di «armonia», inteso per lo più come «cammino spirituale personale di crescita», evidenzia Enrica Buratti, presidente dell’associazione, nella presentazione innanzi a un folto pubblico.
Apertura: tutti i giorni 10-12|15.30-19.
 
Dal 1998, anno di fondazione del Gruppo Acquerellisti Trentini (G.A.T.), ad oggi, l’attività associativa è stata intensa.
Sottolinea Buratti: «Nei suoi 19 anni di vita, ormai, il Gruppo, del quale hanno fatto parte anche pittori ormai scomparsi, si è cimentato con numerosi e stimolanti argomenti».
Ricordiamo, tanto per citare un esempio, l’ultima mostra organizzata con successo lo scorso anno intitolata «Oltre».
Il G.A.T., creato con il preciso scopo di promuovere la conoscenza e la diffusione dell’acquerello, presenta infatti ogni primavera, puntualmente, una collettiva, affrontando di volta in volta temi diversi.
 

 
Le opere realizzate dagli artisti ad acquerello testimoniano la padronanza di questa difficile tecnica (che non permette la correzione di eventuali errori) oltre a una grande sensibilità artistica, qualità che consentono la creazione di quadri luminosissimi e interessanti composizioni dalle atmosfere poetiche.
Una tecnica che, potremmo anche aggiungere, non è affatto anacronistica, al contrario, data la sua immediatezza rappresenta efficacemente la frenesia della vita moderna, la velocità del mondo contemporaneo, come dimostrano le opere in mostra della pittrice Renata Albertini, tanto per fare un esempio.
 
Il titolo proposto, di cui vi forniamo una possibile chiave di lettura, potrà apparire solo apparentemente banale, in realtà l’armonia è un concetto assai complesso e stimolante dal punto di vista anche pittorico.
Nell’immaginario collettivo da sempre questa parola si presta di primo acchito ad essere associata alla musica. Tuttavia, quello affrontato è un concetto polisemico, portatore cioè di più significati.
Partiamo con l’osservazione che già Aristotele ci aveva ricordato che gli esseri umani «sono animali sociali», perché la nostra sopravvivenza dipende dalla cooperazione degli uni con gli altri.
Collaborare con qualcuno per il conseguimento di un fine dovrebbe garantire l’armonia.
Al concetto di interdipendenza si lega il concetto di potere, che può essere economico, ideologico, politico, e la gestione di tale potere ha molto a che vedere con l’armonia.
 

 
Ciascuno di noi, a ogni modo, non potrebbe sopravvivere da solo. Gli esseri umani non sono solo animali sociali, ma sono anche animali simbolici, in quanto utilizzano simboli nella comunicazione (tutti i linguaggi utilizzano simboli).
Vivendo insieme si ha bisogno di comunicare gli uni con gli altri, ovviamente se, per assurdo, l’uomo fosse «solo» non avrebbe bisogno di comunicare (evidentemente non ci sarebbe nessuno a cui rivolgersi).
La comunicazione è legata quindi a questa nostra caratteristica di essere animali sociali e quindi animali simbolici.
 
Gli artisti dipingono fondamentalmente per comunicare agli altri il loro sentire, usano il linguaggio pittorico, come nel caso degli artisti in mostra, per trasmettere le loro emozioni.
E così lungo il percorso espositivo il visitatore potrà ammirare composizioni floreali, paesaggi luminosissimi, figure umane, quadri astratti, vedute romantiche e quadri dal significato più concettuale, ogni pittore ha interpretato, ognuno assecondando il proprio stile, gioiosamente il tema proposto.
Ed è proprio la gioia che si respira indugiando innanzi a questo o quel quadro.
 

 
Il titolo «Cercando armonia» si presta a più letture, suggerendo l’idea della proporzione, dell’equilibrio, della ricerca interiore, di quella che potremmo definire una vita armoniosa e felice (non a caso vivere in armonia coincide, nell’immaginario collettivo, con l’idea di una vita felice).
Un primo significato potrebbe infatti rimandare al concetto di eudaimonia, (dal greco classico: eu, buono e daimon, spirito o sorte), un termine usato nell’antichità che si riferiva alla ricerca di quella che potremmo definire la felicità.
Oggi questo termine indica generalmente lo sviluppo delle potenzialità umane.
 
Pare che chi riesca a sviluppare le proprie abbia più probabilità di raggiungere uno stato di benessere autentico.
Ed è facile che, dopo aver soddisfatto i bisogni fisiologici, come cibarsi, e i bisogni di sicurezza, nonché quelli sociali (quelli che riguardano gli affetti, la sfera amicale, le relazioni affettive), possa nascere l’esigenza di soddisfare altri bisogni.
Lo psicologo statunitense Maslow, vissuto nel secolo scorso, immaginò una gerarchia di bisogni umani, rappresentata con una sorta di piramide, in cima alla quale collocò i bisogni più alti, quelli di stima e quelli di autorealizzazione.
 

 
Per arrivare alla realizzazione del sé, stando al suo pensiero, occorrerebbe aver prima attraversato gli stadi precedenti.
Esistono varie teorie relative ai bisogni umani, quello che le accomuna un po’ tutte, più o meno, è che l’uomo tenderebbe, dopo aver soddisfatto tutta una serie di bisogni che potremmo definire «primari», quelli più «urgenti», a soddisfarne di più elevati, quelle attività, e noi faremmo rientrare nella categoria anche la pittura amatoriale, attraverso le quali sia possibile esprimere il proprio essere interiore.
 
Lo psicologo definiva l’autorealizzazione come l’esigenza di ogni persona di attuare le proprie potenzialità, mettere a frutto i propri talenti.
Per essere felici, insomma, si dovrebbe poter raggiungere una certa armonia interiore, ma non dimentichiamo che questa parola ha numerosi altri significati, molti dei quali sono stati indagati dagli artisti in mostra, i quali hanno espresso pittoricamente con originalità la loro idea di ricerca dell’armonia.
Un’armonia non ancora raggiunta, bensì anelata. Un’armonia di forme, come nel caso dell’opera di Luca Beltrami, artista e noto ingegnere di Trento, al quale abbiamo chiesto cosa rappresenti la sua opera.
 

 
«Si tratta di un acquerello che raffigura un particolare della Chiesa e dell’edificio del Pio Monte delle Misericordia, a Napoli, Stanze della Quadreria», – racconta.
L’artista ha saputo accostare - con un pizzico di ironia, a nostro avviso, e come lui stesso ci ha confermato - un curioso oggetto della tecnologia partenopea settecentesca a una pianta grassa dalle forme geometriche e dal colore verde-azzurro intenso, in contrasto con il candore del serramento in legno.
 
«Dalla finestra – ci spiega, indicandoci l’opera – si può intravedere la facciata di un edificio storico, particolare che svela il luogo ritratto: dalla parte opposta il locale si affaccia all’interno della chiesa dove si può scorgere l’ultima opera del Caravaggio, eseguita appena prima della sua morte.
«L’idea quindi è stata quella di esprimere armonia anche con elementi diversi tra loro, ma inseriti in un’atmosfera magica.»
 

 
Molto interessanti anche gli altri quadri esposti; tutti hanno saputo affrontare con grande sensibilità ed efficacia il tema oggetto dell’esposizione.
Qui di seguito l’elenco degli artisti in mostra: Rita Ansuini, Renata Albertini, Luca Beltrami, Enrica Buratti, Rosanna Camurri, Vilma Casagrande, Wilma De Nadai, Renata Di Palma, Michela Galione, Sandro Giordani, Raffaella Keller, Licia Marampon, Lina Pasqualetti Bezzi, Franca Rebuffat, Maria Maddalena Rizzi, Bianca Maria Zambiasi, Fiorella Zocchio, Pietro Bolner.
 

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it
 
 

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