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«Il fuoco» del Gruppo La Fontana di Gardolo – Di Daniela Larentis

Inaugurata a Palazzo De Maffei, Lavis, la mostra resterà aperta al pubblico dal 5 al 16 maggio 2017

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Isabella Moser - Il fuoco umano.
 
L’inaugurazione della mostra del Gruppo Belle Arti La Fontana di Gardolo, dal titolo «Il fuoco», si è tenuta oggi a Lavis, Trento, nelle splendide sale di Palazzo De Maffei di Via Matteotti. 
Ha presentato l’evento il prof. Luciano De Carli, presidente dell’A.S.T.A.A. (Associazione scrittori Trentino Alto Adige), alla presenza di Germana Comunello, assessora in Comunità di valle Rotaliana Königsberg; ad impreziosire il pomeriggio un momento musicale e la dizione di poesie sul tema di A. Micheloni e G. Corradi.
La mostra resterà aperta al pubblico dal 5 al 16 maggio 2017 nei seguenti orari: 16.00-19.00 e festività 10.00-12.00/16.00-19.00.
 

 
Il gruppo ha al suo attivo numerose esposizioni, non solo in Italia ma anche all’estero, l’associazione è infatti legata a doppio filo con un gruppo di pittori di Neufahrn, la città tedesca gemellata con Gardolo.
Ne ricordiamo qualcuna fra quelle organizzate negli ultimi anni: la mostra a Levico sul tema della Grande Guerra (2014), poi a Castello Tesino, in collaborazione con il Comune, qualche anno fa sono state esposte opere che hanno tratto ispirazione dalle liriche dei poeti del «Cenacolo Valsugana»; «La Luce», altra esposizione allestita sempre a Palazzo De Maffei, infine è dello scorso agosto una mostra collegata alla manifestazione «Il lago nel cuore – Calceranica poesia», un concorso nazionale di poesia il cui direttore artistico era Alberto Pattini.
 

Luigi Bevilacqua - Visione dantesca della S.S. Trinità in due tempere cm. 70 X 70.
 
L’attuale presidente del Gruppo La Fontana è Luigi Bevilacqua, uno dei soci fondatori dell’associazione nata nel lontano 1984, la quale conta una trentina di iscritti.
Due dei suoi tre quadri esposti si ispirano alla Divina Commedia (foto sopra), l’altro rappresenta la speranza (foto sotto).
Quest’ultima opera solleva un interrogativo, espresso dallo stesso artista: «Riusciremo a sopravvivere in questo mondo infuocato?»
Il fuoco può anche far pensare alla guerra, intesa proprio come conflitto armato, una triste realtà che ben conosciamo anche nell’epoca contemporanea.

Luigi Bevilacqua - Goccia di speranza
Tempera alla cera - Cm. 95 X 88.

L’opera di Bevilacqua a noi suggerisce una piccola riflessione: in Europa la guerra sembra un’istituzione del passato, ormai quasi superata.
Sembra desueta perché nell’Unione Europea è stata abolita, mediante la creazione di istituzioni sovranazionali in grado di dirimere le controversie fra gli Stati membri, in maniera giuridicamente vincolante ed efficace dal punto di vista empirico.
Non è così in altre parti del mondo, come ci mostrano le guerre e le crisi militari all’ordine del giorno. L’Unione Europea potrà avere sicuramente dei limiti, ma è incontestabile il fatto che abbia fino ad ora garantito la pace proprio tra gli Stati che storicamente si sono combattuti per lungo tempo, con intervalli brevissimi. Una pace da intendersi in senso kantiano come «impossibilità di fare la guerra».
 

 
Tutte le opere, eseguite con varie tecniche pittoriche, affrontano ognuna in modo diverso il tema del fuoco, elemento vitale che accompagna da sempre la storia dell’uomo e che ha ispirato per secoli gli artisti; ne ricordiamo uno fra tutti: Giuseppe Arcimboldo, fu lui nel Cinquecento a eseguire la celebre opera, un olio su tavola, intitolata appunto «Il fuoco».
Già Galeno sosteneva che gli elementi di cui è fatto il mondo sono aria, acqua, terra e il fuoco.
Quello che certo è che la sua scoperta ha cambiato la storia dell’umanità: esso è presente nei miti (pensiamo a Prometeo), in letteratura e anche in numerose leggende della nostra epoca, per esempio quelle di Giovanna Borzaga, «Le leggende del Trentino», ricordiamo quella intitolata «Una strega bruciata».
 

 
A proposito di streghe, non possiamo dimenticare che secoli fa molte donne innocenti accusate di stregoneria vennero arse vive, anche in Trentino.
In Val di Non, a Coredo, davanti allo storico Palazzo Nero nel 1600 vennero infatti bruciate una decina di presunte streghe.
Anticamente si pensava che all’interno del corpo scorressero delle sostanze ritenute per lungo tempo responsabili dello stato di salute, i cosiddetti «umori», ossia sangue, flemma, bile gialla e bile nera.
Alla bile gialla corrispondeva proprio il fuoco. Si possono attribuire al fuoco mille significati, noi lasciamo voce agli artisti e alle loro interpretazioni pittoriche.
 
Questo l’elenco degli artisti in mostra: Ada Fusari, Luigi Bevilacqua, Alberto Bortolotti, Daniela Larentis, Donatella Borzaga, Ernestina Grillo, Gemma Nardelli, Giuliano Lunelli, Gloriano Orvieto, Iris Dorigatti Mosna, Isabella Moser, Marianna Brera, Michela Galione, Michele Candotti, Nicoletta, Briarava, Vilma Casagrande, Patrizia Macor, Sandro Giordani, Theresia Passigli, Carla Zanchetta, Bruno Stefani.
 

 
Abbiamo chiesto a uno di loro di condividere con noi il significato dell’opera realizzata, un quadro di grandi dimensioni intitolato «Il fuoco umano», di Isabella Moser (foto di copertina).
«L’opera è stata realizzata in concomitanza della «Festa dell’uva» e rappresenta il territorio del comune di Giovo – ci spiega l’artista, – sullo sfondo si può scorgere il monte Corona, è visibile il rosario che simboleggia la fede che ha caratterizzato questi luoghi nei secoli.
«In centro è ritratto un grande paiolo, alimentato dal fuoco umano, ossia da queste coppie che simbolicamente rappresentano la procreazione, un paiolo dal quale spuntano i campanili e tutto ciò che è espressione dell’uomo stesso e della sua attività, tutto quello che ha creato.
«Il fuoco è quindi l’umanità. In alto, il sole e la luna sono stati dipinti per rappresentare lo scorrere del tempo, il giogo, al quale è appeso il paiolo, è invece il simbolo del duro lavoro dell’uomo.»
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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