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Bormiolli, le stufe a olle di Trento – Di Daniela Larentis

La prestigiosa pubblicazione di Pietro Marsilli e Patrizio Tapparelli verrà presentata a Trento il 20 ottobre 2017 – L’intervista

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Dopo diversi anni di studi, indagini archivistiche e sopralluoghi finalmente è uscito quello che si presenta come il più accurato studio scientifico e, insieme, il più elegante prodotto editoriale mai dedicato alle ceramiche trentine.
Di gran lunga lo studio più approfondito mai uscito in italiano di una singola manifattura ceramica dedita alla produzione di stufe a olle.
La prestigiosa pubblicazione di Pietro Marsilli e Patrizio Tapparelli verrà presentata a Trento il 20 ottobre 2017 alle 17.30 in via Brennero 182, presso la sede dell’Associazione artigiani di Trento.
In attesa della presentazione al pubblico del volume, abbiamo avuto il privilegio di intervistare uno dei due autori, il giornalista, storico e critico d’arte Pietro Marsilli.

La prestigiosa pubblicazione che verrà presentata a breve costituisce il più accurato studio scientifico inedito dedicato alle ceramiche artistiche trentine e in particolare alle stufe a olle. A chi si rivolge?
«Certamente in primis ai tecnici, perché possano svolgere meglio il loro lavoro: i fumisti, i restauratori, gli antiquari, i funzionari della Soprintendenza, gli architetti arredatori. Ma poi a tutti gli amanti del bello, dell’arte e del Trentino.»
 
In modo inconsueto ha ben sei presentazioni.
«È vero: il libro è introdotto dalle presentazioni di diverse prestigiose personalità che, partendo ciascuno dal proprio ambito di competenza, hanno saputo offrire originali inquadrature del libro.
«Ricordiamole: sono gli assessori provinciale e comunale alla Cultura Mellarini e Robol, il sindaco di Lavis Brugnara, l’ex presidente della Associazione Artigiani De Laurentis, il direttore del Museo Storico di Trento Ferrandi, il direttore del Museo di San Michele Kezich.»
 
Come è strutturato il libro?
«Il primo capitolo è teso a indagare la attività della manifattura Bormiolli nel quadro storico trentino mentre il secondo presenta gli aspetti tecnici e artistici delle loro stufe.
«Segue poi un Atlante che presenta 100 diverse stufe, una Selezione dove ne vengono approfondire una trentina e alcuni altri capitoli più brevi per approfondire alcuni aspetti particolari e specifici.
«Si conclude con cinque fitte pagine di bibliografia.»
 

 
Come è nata l’idea di scrivere un libro su questo argomento?
«Il primissimo desiderio di scrivere un libro sulla manifattura Bormiolli, è stata di Patrizio Tapparelli, che con suo fratello Donatello e con il loro padre Roberto aveva iniziato già da diversi anni a restaurare stufe ed apprezzava in particolare le Bormiolli. Tale sogno di nicchia, un pio desiderio, era condiviso anche da un amico comune, un fumista di Mori, Giuseppe Marcadent.»
 
E poi?
«Beh, fra il desiderio e la realtà il passo è lungo, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Con gentile insistenza Patrizio mi ha convinto, abbiamo coinvolto un fotografo, Emil Bosco, bravo quanto paziente, ho trovato (fondamentale!) un amico editore, Mario Festini Brosa, che ha creduto nel progetto e ci ha dato un appoggio costante … e allora siamo partiti.»
 
Chi ha partecipato al progetto?
«Gli autori siamo stati noi due, Patrizio ed io. Preziosa è stata la collaborazione in primis del grafico Roberto Conzatti, competente e disponibile, e pure di tanti bibliotecari e archivisti, cordiali e professionali.»
 
Quali sono state le principali difficoltà affrontate nella stesura di questo importante libro?
«Tutto sommato la principale difficoltà è stata il trovare il tempo, nel senso di riuscire a coniugare il nostro lavoro ordinario, mio di insegnante e giornalista e quello di Patrizio di fumista e restauratore, con la volontà di scriverlo, questo libro.
«Dozzine sono stati gli interi pomeriggi, i sabato, i giorni di festa che abbiamo dedicato alle stufe, per anni. Abbiamo lavorato anche il 24 e il 31 dicembre… Nei nostri sogni avremmo doluto uscire due anni fa.»
 

 
Qual è stato il momento di maggior soddisfazione?
«Tanti, sostanzialmente il vedere costantemente crescere il libro in qualità e quantità.»
 
Quando e dove Carlo Giuseppe Bormiolli iniziò la sua attività?
«Il 23 novembre 1762 firmò una convenzione con il Magistrato di Trento per stabilire le modalità di inizio dell’attività a partire dal febbraio successivo. La sede quella che è sempre restata la stessa: l’ex ospedale polacco. E’ lo stabile oggi occupato dalla farmacia Grandi, al civico 7/a di via Manzoni e all’8 di via San Martino.»
 
In che cosa consisteva nel dettaglio la produzione delle stufe?
«La manifattura, almeno all’inizio, lavorava anche il vetro e altre tipologie ceramiche. Le stufe costituivano il prodotto di forza.»
 
Da chi erano richieste queste stufe?
«I Bormiolli realizzavano sia grandi stufe monumentali, di forma cilindrica, rettangolare o mistilinea, sia stufe componibili più semplici, e più a buon prezzo, composte da formelle di formato più piccolo, spesso quadrato, che anticipava le attuali misure standard.
«Avevano un assai vasto mercato, differenziato sia nello spazio (tutto il Trentino ma anche ben oltre) che nelle categorie socio-economiche, dalla ricca aristocrazia sia tra i ceti più modesti.»
 
Come si potevano riconoscere dalle produzioni di altri marchi, in cosa si differenziavano principalmente e qual era il loro punto di forza?
«Molte stufe erano marchiate e contrassegnate con un numero progressivo. Ma poi è la forma, la struttura, i decori e gli smalti esclusivi a differenziarle, ad un occhio attento, dalle altre stufe prodotte dalla concorrenza.»
 

 
Quali erano le tipologie più richieste?
«Senza dubbio le stufe componibili realizzate assemblando delle formelle modulari, ma non dimentichiamo che più di un centinaio sono le stufe monumentali ancora presenti, sia in Trentino che fuori provincia, e molte sono ancora perfettamente funzionanti.»
 
Quante erano complessivamente le fornaci e quali famiglie erano coinvolte nella produzione?
«Negli anni questi numeri sono cambiati, cresciuti, diminuiti. Probabilmente c’erano da due a quattro fornaci e una ventina di addetti, ciascuno con le proprie competenze.»
 
Quando e per quali motivi venne chiusa l’attività?
«Il 13 febbraio 1881 Pietro Demetrio Bormiolli muore lasciando non pochi debiti alla moglie Beatrice, che oltre all’attività dovette preoccuparsi anche del futuro dei loro sei figli minorenni.
«Intanto il quadro economico generale era cambiato: l’apertura della ferrovia del Brennero aveva determinato la invasione in Trentino dei prodotti, nello specifico delle stufe, della grande industria germanica. Nel 1889 l’attività dei Bormiolli venne definitivamente chiusa.»
 
Il libro, il più elegante prodotto editoriale mai dedicato alle ceramiche artistiche trentine e in particolare alle stufe a olle, potrebbe essere un’idea accattivante per un raffinato regalo di Natale: dove lo si può acquistare?
«È vero, crediamo anche noi che sarebbe un regalo gradito a molti. Con una cifra contenuta ci si procura un oggetto di grande qualità, attuale e che resta nel tempo.
«So che è già nelle reti di vendita online e nelle maggiori librerie della regione, da Bolzano a Rovereto. A Trento, sia la libreria Ancora di via Santa Croce che la Einaudi di piazza della mostra, ai libri hanno affiancato un paio di formelle originali per realizzare accattivanti vetrine.»
 

 
Chi interverrà alla presentazione del 20 ottobre? Dove e a che ora si terrà precisamente?
«La presentazione si terrà venerdì 20 ottobre alle 17.30 in via Brennero 182, presso la sede dell’Associazione artigiani di Trento, molto comoda da raggiungere anche grazie alla vicinissima fermata dell’autobus (linee n. 3, 7, 11, 15, 17) e ad un ampio parcheggio. Oltre agli autori prenderanno la parola l’assessore alla Cultura del Comune di Trento Andrea Robol, il sindaco di Lavis Andrea Brugnara, il presidente della Associazione Artigiani Marco Segatta, il direttore del Museo Storico di Trento Giuseppe Ferrandi, il direttore del Museo di San Michele Giovanni Kezich. Se riesce a liberarsi da un altro impegno verrà anche il senatore Panizza. Dozzine di amici ci hanno assicurato la loro presenza.»
 
La domanda è di rito, considerando che lei è sempre molto impegnato: progetti futuri?
«Bando alla scaramanzia, lo dico ad alta voce: ho in animo di scrivere un altro libro sulle stufe trentine, relativo alle manifatture per certi versi minori, escludendo cioè quelle di Sfruz e le Bormiolli, dell’Ottocento, ma non solo. Sempre con le edizioni Osiride. Sempre a quattro mani con il collega e amico Patrizio Tapparelli.»
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it


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