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La saggezza felina… in un libro – Di Daniela Larentis

È intitolato «La scelta del gatto - Lezioni feline sull’arte di vivere», scritto da Matteo Rampin con Laura Fanna e Matteo Loporchio

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Inafferrabili, eleganti, indipendenti, potremmo definirli usando mille altri aggettivi, quello che è certo è che i gatti sono animali estremamente affascinanti.
«La scelta del gatto - Lezioni feline sull’arte di vivere» edito da Ponte alle Grazie è un libro che parla di loro e di come questi animali misteriosi ci offrano, attraverso i loro comportamenti, lezioni di equilibrio e saggezza.
Gli autori del volume sono Matteo Rampin, scrittore, psichiatra, consulente di aziende, organizzazioni e professionisti su temi legati al pensiero non convenzionale; Laura Fanna e Matteo Loporchio, marito e moglie, ambedue psicotetapeuti.
 
Prendiamo in esame uno degli argomenti proposti, il modo in cui cade il gatto, ovvero in piedi, come è risaputo, ma non si tratta di un semplice modo di dire.
Quando il gatto cade dall’alto riesce, grazie al riflesso di raddrizzamento, a toccare terra in piedi.
«Se all’inizio della caduta il gatto si trova a pancia in su, istantaneamente inizia a mettere in atto una serie di movimenti di avvitamento a livello della parte anteriore del corpo», scrive Rampin, precisando che «per noi «bipedi implumi e senza corna» (secondo l’ottimistica definizione di Aristotele) le cadute – e non parliamo solo di quelle meccaniche – sono evenienze inevitabili e abbastanza comuni; cadere in piedi, invece, è una faccenda per niente scontata, e per riuscirci c’è bisogno di alcune accortezze».
 

 
Quali sarebbero queste «accortezze»?
Innanzitutto occorre avere coscienza di come ci si sta muovendo, capire che si sta precipitando, dunque, per ridurre al minimo le conseguenze della caduta occorre fare proprio come il gatto quando ruota la testa verso terra cadendo: rendersi conto della situazione.
Far finta di niente, infatti, non aiuterà certo a risolvere un problema che nemmeno si ha il coraggio di riconoscere.
Poi, occorre saper cambiare orientamento, proprio come il gatto in caduta libera, il che significa che cadendo sarà saggio abbandonare preconcetti e pregiudizi, «la flessibilità felina ci sia di ispirazione per ammorbidire la nostra condotta» esorta l’autore.
 
Certo, la caduta potrà essere violenta, ma Rampin ci ricorda che spesso proprio le cadute sono momenti decisivi per la crescita, anzi, «cadere è necessario per imparare a stare in piedi».
Non mettersi in gioco per paura di cadere significa non voler vivere pienamente, quella è la sconfitta più dura, «l’unica vera sconfitta» viene sottolineato con forza.
Si dice che i gatti abbiano sette vite, quello che è certo è che hanno mille risorse per affrontare e per prevenire anche gli incidenti più pericolosi, potendo contare anche su un sistema immunitario molto potente.
Come possiamo noi umani aspirare alla longevità dell’amato felino? Lo possiamo fare in due modi, stando a quanto suggerito nel libro: innanzitutto occorre imparare a prevenire i pericoli, osservando il comportamento dei gatti si potrà imparare la vigilanza, ovvero la presenza di spirito, come osserva l’autore: «Il gatto non si perde in faccende inutili e prive di senso. Se passiamo un’intera giornata in sua compagnia, ci renderemo conto che tutto quello che fa ha uno scopo preciso […]».
 

 
«L’equivalente dell’agilità che ammiriamo nei gatti sarà per noi – scrive – la flessibilità: la capacità di piegarci come canne flessuose all’avanzare della tempesta invece di resistere in modo rigido come la quercia che finisce sradicata dall’impeto del vento.
«Reagiremo alle avversità in modo proporzionale a quanto avremo permesso a noi stessi di affrontare i colpi della sorte che non avremo potuto prevedere o assorbire: li sopporteremo, utilizzandoli come occasioni per renderci più forti. Inoltre, possiamo vivere sette vite in un’altra maniera: vivendo pienamente la nostra unica vita».
 
E questo pensiero non può che essere da noi condiviso, la vita è unica e va vissuta pienamente, aprendosi agli altri, accogliendo con gioia i momenti belli e accettando le cadute, imparando a rialzarsi all’occorrenza; vivere «trattenuti» non solo non risparmia dolori e amarezze, ma non permette nemmeno di cogliere la profondità di certe emozioni.

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it


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