Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | Associazione Castelli del Trentino – Di Daniela Larentis

Associazione Castelli del Trentino – Di Daniela Larentis

Renata Salvarani, professoressa di Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma, il 7 marzo parlerà di relazioni fra i vescovi di Trento e gli ordini cavallereschi

image

>
Il ciclo di serate predisposte dall’Associazione Castelli del Trentino denominato «Gli incontri del giovedì», organizzato dal presidente Bruno Kaisermann e dal vicepresidente, il giornalista, storico e critico d’arte Pietro Marsilli, prosegue con l’appuntamento di giovedì 7 marzo 2019.
Titolo della conferenza «La presenza degli ordini cavallereschi in Trentino fra vie di pellegrinaggio e istituzioni ecclesiastiche locali».
L’incontro si terrà alle 20.30 a Mezzolombardo in Sala Spaur, Piazza Erbe, e avrà come protagonista Renata Salvarani, professore di prima fascia di Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma.
Due le principali aree di ricerca da lei indagate: genesi e mutamento dei segni materiali impressi da comunità e istituzioni nello spazio e nel paesaggio; rapporti tra liturgia, progettazione dello spazio e architettura nel Medioevo, con particolare riferimento alla storia urbana di Gerusalemme, al Santo Sepolcro e ai santuari cristiani nella Terra di Israele.
 
Davvero lungo l’elenco delle sue pubblicazioni, citiamo il manuale Storia locale e valorizzazione del territorio. Dalla ricerca ai progetti (Milano, Vita e pensiero), dedicato alla progettazione di piani basati sulla ricerca e sul patrimonio culturale.
Fra le sue monografie ricordiamo: La fortuna del Santo Sepolcro nel Medioevo. Spazio, liturgia, architettura, Milano (Jaca Book) 2008; Pievi del Nord Italia. Cristianesimo, istituzioni, territorio, Verona (Arsenale) 2009; Matilde di Canossa, il Papato, l'Impero. Storia, arte cultura alle origini del Romanico. Catalogo della mostra, Mantova, Casa del Mantegna 31 agosto 2008-11 gennaio 2009, Cinisello Balsamo (Silvana Editoriale) 2008 (con Liana Castelfranchi); Territorio e identità locali. Elementi di metodologia per la catalogazione e la mappatura delle risorse culturali, Reggio Emilia (Diabasis – CNR) 2008; Garda romanico. Pievi, istituzioni, territorio, Milano (Libri Scheiwiller) 2004; Verso Gerusalemme, crociati, santuari, pellegrini (con Franco Cardini e Michele Piccirillo), Bergamo (Velar-Idea Libri) 2000.
Abbiamo avuto il piacere di porgerle alcune domande, in vista dell’incontro di giovedì prossimo.
 

 
Il suo intervento del 7 marzo verterà sulla presenza degli ordini cavallereschi in Trentino, fra vie di pellegrinaggio e istituzioni ecclesiastiche locali: potrebbe anticipare qualche informazione generale per inquadrare l’argomento?
«È il tema che più permette di evidenziare il rapporto fra orografia, paesaggio, forme dell’insediamento e istituzioni ecclesiastiche; un rapporto che nell’arco alpino è strettissimo e che in Trentino assume connotazioni specifiche soprattutto nei secoli centrali del Medioevo: le grandi trasformazioni dell’Europa cristiana si possono comprendere grazie alla conoscenza diretta della topografia del territorio, dei luoghi di passaggio, delle reti delle pievi, dei monasteri e dei centri legati agli ordini cavallereschi.»
 
Su cosa focalizzerà maggiormente l’attenzione?
«Sulle relazioni fra i vescovi di Trento e gli ordini cavallereschi, sulle loro scelte istituzionali ed economiche basate su un grande realismo e su una conoscenza acuta delle dinamiche generali della società europea e dei rapporti di potere.»
 
La fondazione del principato di Trento segnò per otto secoli un’impronta particolare nelle vicende ecclesiali del Trentino, potrebbe condividere con noi qualche riflessione a riguardo?
«Sul piano istituzionale, la storia del Trentino è per molti aspetti originalissima. I principi vescovi hanno realizzato e contribuito a codificare un sistema di equilibri fra le realtà direttamente controllate da loro, le comunità locali e le loro autonomie, gli ordini monastici che ha conferito un’impronta duratura alla società locale, al sistema economico, ai gruppi parentali, alle modalità di gestione del consenso e di regolazione degli interessi comuni.»
 
Federico Vanga partì per una Crociata in Terrasanta nel XIII secolo, trovando la morte in Siria. In breve, che ruolo ebbe nelle vicende politiche del suo tempo questo vescovo e per cosa può essere maggiormente ricordato?
«È un bell’esempio di come la Chiesa come istituzione fu coinvolta direttamente nella promozione e nell’organizzazione delle spedizioni Oltremare. Unì il suo ruolo di pastore della Chiesa trentina con quello di guida di un’operazione finalizzata alla liberazione e al recupero dei Luoghi Santi. Pagò lui stesso con la vita il prezzo di questa impresa. Pone molti interrogativi sui valori e sulla sensibilità che permeavano la societas christiana dell’epoca.
«Purtroppo la documentazione che è arrivata fino a noi fa luce soltanto sulle scelte e sugli eventi principali, lasciando in ombra, per esempio, gli aspetti delle devozioni personali, i legami con i predicatori di crociata, le reti di persone fra cui maturò l’organizzazione della spedizione.»
 
Oggi, in un contesto globale che tende per molti versi all’uniformazione, il Cristianesimo può essere ancora considerato elemento identitario di un popolo o di una nazione?
«No. Il messaggio del Vangelo si incultura, entra in tutte le culture portando a compimento gli elementi che di buono e di positivo esse hanno in sé. Tuttavia ci sono forme specifiche in cui il Cristianesimo trasforma le relazioni personali e la società che si sedimentano e vanno a far parte in modo unico e peculiare di una comunità, di un popolo, caratterizzandoli.
«E ci sono valori che il Cristianesimo ha portato che, storicamente, sono diventati tratti di una cultura, di una sensibilità, di una identità. Penso al matrimonio monogamico e indissolubile, alla verginità consacrata e al valore della donna indipendentemente dalla sua capacità di riprodursi biologicamente, alla centralità del bambino, all’attenzione ai deboli e agli ultimi, alle varie forme di perdono e riconciliazione messe concretamente in atto nelle società.»
 
Un’ultima domanda: a cosa sta lavorando e quali sono i suoi progetti futuri?
«Continuo a indagare il grande tema dei rapporti fra religione e violenza nel Medioevo: a fine 2019 spero esca una monografia di taglio divulgativo. In parallelo, dopo la pubblicazione della guida storica e archeologica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, sto lavorando sulla Basilica della Natività a Betlemme.»
 
Ricordiamo che tutti gli incontri in programma godono del patrocinio della Regione Trentino Alto-Adige, della Provincia Autonoma Trento, della Comunità Rotaliana, del Comune di Mezzolombardo; inoltre, della collaborazione dell’Accademia degli Agiati di Rovereto, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, del Museo degli Usi e Costumi della gente Trentina e della Fondazione Museo Storico del Trentino.
Sono riconosciuti da IPRASE e validi ai fini dell’aggiornamento del personale docente della Provincia Autonoma di Trento.
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande