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Reinhard Ploner, mostra personale a Trento – Di Daniela Larentis

Inaugurata venerdì 22 marzo al Grand Hotel Trento, l’esposizione dell’artista altoatesino sarà visitabile fino al 22 maggio 2019 – L’intervista

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È appena stata inaugurata a Trento, innanzi a un folto pubblico, la personale del pittore altoatesino Reinhard Ploner, con presentazione critica della curatrice Nicoletta Tamanini e allestimento curato da Nicola Cicchelli, il quale da anni segue per il Grand Hotel Trento le esposizioni di importanti artisti non solo trentini.
Ad impreziosire l’evento lo splendido accompagnamento musicale del chitarrista Stefano Cattoni.
La mostra raccoglie una significativa parte della produzione artistica degli ultimi due anni, una quarantina di opere eseguite prevalentemente ad acquerello.
Sarà visitabile fino al 22 maggio 2019 in piazza Dante 20, nel cuore della città.
 
Sottolinea nel suo intervento critico Nicoletta Tamanini, riferendosi alle opere esposte: «In questi ultimi lavori la sottile melanconia di un tempo lontano che pervade da sempre la poetica di Ploner sembra attenuarsi per lasciare il posto a una gioiosa, fresca contemporaneità esplicitata in scelte cromatiche più nitide e vivaci.
«Anche il sapore vagamente feiningeriano che contraddistingue molti dei lavori di Ploner realizzati in passato si condensa oggi in visioni e scorci connotati da maggiore definizione di architetture e prospettive in cui la figura umana, sia pur solo abbozzata, trova degna collocazione.»
 

 
Reinhard Ploner conta al suo attivo importanti esposizioni sia in Italia che all’estero; è stato docente di educazione artistica e presidente dei tre musei di Aldino (Museo Civico, Museo Geologico e Museo dei mulini), tiene inoltre da lungo tempo svariati corsi di acquerello e altre tecniche pittoriche, soprattutto in Alto Adige, dove è molto conosciuto.
Come abbiamo ricordato più volte, egli ama dipingere ad acquerello «en plein air» o traendo ispirazione dai rapidi e meravigliosi schizzi racchiusi nei suoi preziosi taccuini di viaggio.
Le sue fluide pennellate color indaco, blu di Prussia, brown madder, Siena naturale, danno vita a meravigliosi paesaggi, intensi ritratti, immagini di grande suggestione.
 
Nel 2004, in occasione del cinquecentenario del viaggio in Italia di Albrecht Dürer, Ploner ha ricevuto il grande onore di essere invitato dai Musei di Norimberga a esporre i suoi acquarelli in una prestigiosa mostra, allestita nella casa natale del genio del rinascimento tedesco.
Ha quindi ripercorso le tappe del viaggio che il Dürer fece sul finire del Quattrocento da Norimberga a Venezia; nel 1494, da poco sposato, il Dürer partì infatti da Norimberga per il suo primo viaggio verso l’Italia, passando per Innsbruck, deviando il suo percorso all’altezza di Salorno, a causa, così si dice, dell’esondazione dell’Adige.
 
L’Azienda per il Turismo Altopiano di Pinè e Valle di Cembra ha organizzato nel settembre 2015 un trekking culturale guidato lungo il sentiero del Dürer, il quale proprio alla Valle di Cembra e al Castello di Segonzano dedicò alcuni straordinari acquarelli.
A questa manifestazione era collegata, in ricordo di quel celebre viaggio, un’importante esposizione di Reinhard Ploner.
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Ploner e di porgergli alcune domande.
 

 
Quante opere sono esposte e secondo quale criterio sono state selezionate?
«Sono una trentina di acquerelli e una decina di opere miste. Non è stato affrontato un tema specifico, l’esposizione raccoglie in maniera omogenea la produzione di alcune opere realizzate soprattutto negli ultimi due anni, ma non solo.»
 
Fra le molte realizzate in tutti questi anni c’è un’opera che non venderebbe mai?
«Una Madonna dipinta per la realizzazione di cartoline natalizie, commissionate dalle ACLI di Aldino. Non ho mai voluto venderla, né credo mai lo farò.»
 
Turner, grande acquerellista, durante i suoi numerosi spostamenti nell’ Inghilterra del XIX secolo, munito di carta, matite e acquerelli, realizzò una quantità notevole di opere straordinarie, eppure pare ritenesse comunque la tecnica ad olio la più nobile fra le due. Anche lei ha realizzato nel tempo diverse opere ad olio, pur prediligendo comunque l’utilizzo della tecnica dell’acquerello. Ci può spiegare questa scelta?
«Per me la tecnica preferita rimane comunque sempre l’acquerello, pur avendo sperimentato nel tempo altre tecniche interessanti come l’olio ma non solo.
«L’acquerello mi piace per diversi motivi: soprattutto perché è una tecnica diretta, spontanea, è nelle mie corde, corrisponde un po’ al mio carattere, al mio modo di essere e di vivere. È l’unica tecnica pittorica che permette di cogliere al volo un’idea, un’impressione. Caratteristiche che la rendono unica sono la luminosità, la trasparenza, la leggerezza. Come l’ha definita un artista austriaco è l’arte con bagaglio leggero
 

 
Ritiene che la tecnica dell’acquerello possa nella contemporaneità essere in un certo senso ritenuta superata o al contrario non abbastanza valorizzata?
«Ogni tecnica, se eseguita correttamente, non è mai superata, credo invece che quella dell’acquerello non sia abbastanza valorizzata. Purtroppo, anche nella storia dell’arte è considerata per certi versi un’arte minore.
«Anche il direttore del museo dell’Albertina di Vienna ha definito l’acquerello la tecnica più semplice e allo stesso tempo più difficile di tutte le tecniche pittoriche, in quanto non permette correzioni, si potrebbe definire la regina di tutte le tecniche pittoriche.»
 
Lei ha avuto qualche anno fa l’onore di esporre presso la casa del Dürer, a Norimberga. Cosa le piace ricordare di quella prestigiosa esperienza?
«È stata per me un’esperienza importantissima, ricordo ancora con emozione e sorpresa il preciso istante in cui mi telefonò la curatrice del Museo di Norimberga, proponendomi questa mostra, in occasione del cinquecentenario del viaggio in Italia di Albrecht Dürer.»
 
Progetti futuri?
«Mi piacerebbe realizzare un nuovo catalogo, un volume che raccolga in maniera organica le mie opere.»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it


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