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Alla Casa della Cultura la personale di Matteo Boato – Di Daniela Larentis

La mostra, curata da Waimer Perinelli, dà il via all’estate espositiva del Centro d’Arte La Fonte – L’inaugurazione sabato 20 luglio a Caldonazzo, Trento

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A Caldonazzo, Trento, presso la Casa della Cultura di viale Stazione 8, sabato 20 luglio alle ore 18.00 si terrà l’inaugurazione della personale dedicata a Matteo Boato, con intervento critico del curatore dell’evento, lo stimato giornalista, critico d’arte e Presidente del Centro d’Arte La Fonte Waimer Perinelli.
La mostra dà il via all’estate espositiva del Centro e sarà visitabile fino al 30 luglio 2019 nel seguente orario di apertura: 16-19.
 
Il momento sarà impreziosito dall’accompagnamento musicale dello stesso artista, Matteo Boato è infatti laureato in chitarra classica, conta al suo attivo anche una laurea in ingegneria civile e un diploma in architettura biologica conseguiti negli anni Novanta, prima di dedicarsi completamente all’arte, assecondando il suo innato talento e trasformando una grande passione in una professione.
 
Sottolinea il curatore a tal riguardo: «Egli ha fatto dell'arte l'unica fonte economica della sua vita. Una scelta difficile in un mercato in grave stagnazione.
«Con l'età che contraddistingue le persone mature ma l'animo del ragazzino con cui deve operare l'artista, Matteo Boato propone una pittura d'immediata percezione dove la semplicità è in realtà il frutto di attente osservazioni e grande tecnica.»
 

Proprio a Caldonazzo, alla galleria La Fonte, Boato nel lontano 2001 tiene la sua prima importante esposizione, attirando l’attenzione dei giornalisti.
Dopo 18 anni ritorna, esponendo opere ascrivibili al periodo del suo esordio fino a quelle più recenti, si tratta di olii, la tecnica che lui preferisce, tutte di grandi dimensioni.
 
Le sue competenze trasversali gli hanno consentito fin dagli inizi di approcciarsi alla pittura in maniera del tutto originale: le vedute aeree sulle sue piazze, le «case danzanti», il ciclo degli archi e quello degli alberi, tutta la sua produzione è espressione di uno stile inconfondibile che fa di lui uno degli artisti più interessanti del panorama contemporaneo.
 
Del resto Matteo Boato è un pittore conosciuto e apprezzato non solo In Trentino e in Italia ma anche all’estero, dove ha esposto in sedi istituzionali e in prestigiose gallerie (in Europa, in Russia, negli Stati Uniti, in Asia).
 

Il curatore della mostra Waimer Perinelli innanzi alle opere di Matteo Boato.

Fra le innumerevoli mostre a cui ha partecipato in questi lunghi anni ne ricordiamo solo un paio allestite nella nostra splendida città, quella organizzata nel 2017 al Muse, il museo delle scienze di Trento, e «Luoghi trentini» del 2016, la personale in cui aveva presentato una trentina di opere nella splendida location di Torre Mirana, senza dimenticare il percorso espositivo a cielo aperto di via Belenzani, predisposto nell’autunno del 2018 nel cuore cittadino, in occasione del Premio di Poesia Città di Trento.
 
La sua rigorosa ricerca artistica lo ha condotto nel tempo a sviluppare temi legati al luogo urbano, concentrandosi in particolare sulla piazza e sul centro storico, senza mai dimenticare quelli legati alla natura, come testimonia il ciclo di opere intitolato «I mesi», dedicato agli alberi.
Diversi i lavori dedicati al Trentino, luoghi tendenzialmente abitati.
 

 
Molti lo conoscono come «l’artista delle piazze», quelle da lui ritratte sono per lo più piazze medievali e rinascimentali, luoghi di incontro.
Nel dipingerle lui si allontana idealmente, assumendo lo sguardo dell’osservatore, di colui che da una prospettiva privilegiata riesce a coglierne le molteplici relazioni.
Per lui la piazza «è un luogo dove chiunque passi lascia un frammento di vita, uno sguardo, un pensiero, un’idea».
 
Piazze, case, palazzi, le opere di Matteo Boato ci parlano dell’uomo e della sua storia, assumono la dignità di interlocutore entrando con l’osservatore in una sorta di relazione dialogica, ognuno può riconoscervi una traccia del proprio vissuto, i luoghi da lui ritratti sono luoghi storici, luoghi relazionali e identitari.
 

 
In attesa dell’inaugurazione della mostra, gli chiediamo quale sia il suo pensiero riguardo all’eventualità che il Palazzo delle Albere possa tornare ad essere un museo d’Arte.
E lui risponde: «Personalmente, mi piacerebbe molto potesse rimanere legato all’arte, sono particolarmente affezionato a questo storico palazzo.
«Dal mio punto di vista, il Palazzo delle Albere dovrebbe tornare ad ospitare mostre d’arte, sarebbe, forse, il luogo adatto per esposizioni di artisti trentini (o che vivono in Trentino).»

Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

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