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Mauro Neri, «Le mille e una leggenda del Trentino» - Di D. Larentis

Presentata la monumentale opera dello stimato giornalista e scrittore, una raccolta di storie, fiabe e leggende appartenenti alla tradizione orale della gente trentina

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Il volume «Le mille e una leggenda del Trentino» (ed. Athesia) è stato ufficialmente presentato al pubblico venerdì 22 novembre 2019.
L’evento, a cura del Comune di Trento, della Pro Cultura Trento e della casa editrice, si è da poco tenuto nell’affollata sala Falconetto a palazzo Geremia, uno dei palazzi più belli della città, edificato a cavallo del Quattrocento e Cinquecento su commissione di Giovanni Antonio Pona, detto Geremia.
Autore della monumentale opera è lo stimato giornalista e scrittore Mauro Neri, il quale conta al suo attivo più di duecento libri, tra cui molti di fiabe, racconti e romanzi.
Ha scritto anche testi di canzoni, testi teatrali, saggi storici, didattici e poesie e ha curato la realizzazione di trasmissioni televisive, video e documentari.
Con un volume su don Lorenzo Guetti, fondatore della cooperazione trentina, dal titolo «Le stagioni della solidarietà» ha vinto il premio ITAS del Libro di Montagna nel 1981.
Con il volume di poesie «Storie di pietra» ha vinto il Premio internazionale L'Emigrante nel 1996.
Con «Rondino», fiaba romanzo per bambini, ha vinto il Premio Giovanni Arpino-Città di Bra nel 2001.
Con il romanzo ambientato nella preistoria «Bàcmor» ha ricevuto una segnalazione al Premio Città di Castello nel 2002. 

Con la raccolta di leggende trentine «Quella terra magica tra i monti» è stato insignito con un diploma al Premio Parole senza confini nel 2003.
Anticipiamo che il prossimo 19 dicembre sarà protagonista di una conferenza organizzata nell’ambito del seguitissimo ciclo di serate predisposte dall’Associazione Castelli del Trentino, nel corso della quale parlerà di «Cucinare, mangiare e bere nelle leggende e nelle fiabe trentine» (all’evento dedicheremo un articolo di approfondimento con intervista; l’appuntamento si terrà a Mezzolombardo, come sempre alle 20.30 nella prestigiosa Sala Spaur di p.zza Erbe).
Fin da bambino Mauro Neri amava le fiabe e le leggende, gli venivano raccontate in particolare durante le lunghe estati trascorse ad Arco (Trento) dalla nonna Pia.
Quella per le storie ambientate in Trentino appartenenti alla tradizione orale è una passione che ha sempre avuto e che non lo ha mai abbandonato, spingendolo nel tempo a raccoglierne una quantità notevole, animato dall’amore per la sua terra e per la sua gente.
Per lui la leggenda è «la fotografia antica, sfocata ma ancora in parte leggibile, di volti ormai scomparsi, istantanea della memoria che perpetua avvenimenti straordinari, cronache piccole e grandi di una regione, di una città, di un paese».
 
Desiderosi di lasciarci catturare dalla suggestione dei suoi racconti ci siamo riproposti di leggerne uno al giorno, in realtà stiamo di gran lunga superando l’intenzione, avendo già divorato tutti quelli ambientati nella splendida val di Fiemme, quanto basta, tuttavia, per trarne alcune riflessioni.
Le storie aiutano a crescere, sono un sistema di connessioni, strutture narrative che attribuiscono un significato a una realtà condivisa e svolgono diverse funzioni educative.
Quella che l’autore tratteggia è l’articolata storia di un territorio, a tal proposito è lui stesso a sottolineare: «Il quadro composito che emerge da questi racconti è la civiltà contadina (superstiziosa e laboriosa, paziente ma anche feroce quando si ribella) e quella urbana (elegante nei suoi palazzi, nelle sue chiese, nei suoi monasteri); il sistema feudale d’epoca medievale (con le sue contraddizioni stridenti, ma anche con la consapevolezza delle autonomie locali, di valle, di borgo, di villaggio) e le invasioni a cui il Trentino assistette nel corso dei secoli, prigioniero dell’ineluttabilità degli eventi storici (quelle dei barbari, ma anche dei napoleonici, dei milanesi, dei veneziani e degli austriaci); il mondo degli animali con buoi parlanti e bruchi invadenti, lupi feroci e pecore impazzite, bisce immonde e mule provvidenziali) e quello della natura (ed ecco i laghi abitati da fate, streghe e draghi feroci e i torrenti che ospitano delicate Aguane, gli inverni eccezionalmente miti e le stelle cadenti nel pieno dell’estate)».
Ci sono poi leggende popolate da nani, vampiri, chiese d’oro e sorgenti magiche, tesori custoditi da diavoli, pestilenze, alluvioni, animali di ogni tipo e molto altro ancora, in un susseguirsi incalzante di mistero e fascino antico.
 
Il libro affronta molti temi e può prestarsi a diversi utilizzi: ogni storia è una metafora della vita, stimola la fantasia e il senso critico, apre la mente veicolando precisi messaggi, quindi leggerlo in famiglia, magari ai propri figli o ai propri nipoti, può offrire l’opportunità di creare un «tempo qualitativo» da trascorrere insieme, educando all’ascolto, ma può essere inteso anche come un valido strumento didattico-pedagogico da utilizzare nelle scuole per insegnare agli studenti la cultura locale nelle sue diverse declinazioni.
Può rivelarsi davvero un aiuto prezioso anche per gli studiosi, in quanto è strutturato in maniera tale da fornire informazioni esaustive (il libro riportata una bibliografia particolare, una bibliografia generale, un indice delle località, uno dei nomi, dei soggetto e delle situazioni, comprende anche un dizionario delle figure mitologiche e alcune considerazioni conclusive molto interessanti che riguardano vari aspetti; infine, riporta un indice generale delle leggende diviso per valli e un elenco delle «leggende allegre», adatte ai più piccoli, storie che venivano raccontate ai bambini all’inizio dei filò prima di andare a dormire).
 

 
La sensazione che persiste dopo essersi immersi nella lettura è quella di aver compiuto un viaggio fantastico in un tempo indefinito e in un luogo che percepiamo familiare, avvertendo una sorta di compartecipazione agli eventi. Sono storie che trasmettono precisi valori culturali, naturalmente non sono vere, nascono dalla tradizione orale, non corrispondono a fatti realmente accaduti (ne traggono però molte volte ispirazione), sono diverse le une dalle altre, alcune si assomigliano pur mantenendo delle differenze, la loro struttura narrativa riproduce a ogni modo il significato che viene attribuito alle tematiche di cui esse parlano (lo sapeva bene Vladimir Jakovlevič Propp, grande studioso di fiabe e leggende, peraltro autore di Morfologia della fiaba e di Le radici storiche dei racconti di fate, tradotti in italiano negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, il quale confrontando la struttura narrativa di un centinaio di fiabe di magia russe capì che dietro l’apparente diversità di ognuna di esse si celava un codice comune, veicolando un significato socio-culturale specifico).
Il volume ha un ulteriore merito, quello di saper coinvolgere il lettore a più livelli, il titolo non a caso è «Le mille e una leggenda del Trentino», dove la numero 1001 storia è quella che Mauro Neri non ha voluto scrivere, offrendo questa possibilità a chi vorrà coglierla.

Daniela Larentis - d.larentis@ladigetto.it

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