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Il sexting tra i giovani – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

Gli adolescenti sono sempre più stanchi e insicuri, per questo li trovi a chattare e divertirsi con la pornografia online. Ma è una pratica da contenere

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Ti dicono che si sentono stanchi e sempre più insicuri. Poi i dati delle ricerche confermano che il 31% dei ragazzi è in ansia e vive una condizione di apatia. Al 75,9% dei ragazzi manca la relazione con gli amici, anche se il 95,6% ha tentato di compensare questo vuoto con i social.
Lo rivela una ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Padova.

Allora li trovi tutti su Instagram o Tik Tok a chattare e a divertirsi con la pornografia online, che non è cosa nuova in adolescenza.
Perché questa è il tempo fisiologico della sessualità che nasce ed esplode, del corpo che pulsa.
Nuova è la distanza fisica, la mancanza di contatto e l’impossibilità degli adolescenti di fare esperienze reali, ovvero delle prime prove generali.
Ai «coronials», insomma, manca la realtà della vita quotidiana, i rapporti veri fatti di intese concrete e di spazi dove esplorare l’intimità.

Il sesso lo incontrano per lo più mediato da un display e, privati del contatto fisico, scoprono la sessualità come prestazione senza affettività e sentimento.
Scoperta peraltro sempre più anticipata rispetto ai tempi canonici.
In questa infinita quarantena, 4 su 10 preadolescenti, ovvero minori al di sotto dei 12 anni, navigano nottetempo sui siti porno e incontrano il sesso virtuale e l’eccitazione derivante da infinite prestazioni della pornografia.
 
Un «vamping» devastante perché il navigare notturno toglie quote di sonno importanti per la crescita e approccia al sesso in maniera troppo precoce.
[Il Vamping è la pratica, diffusa in particolare tra gli utenti più giovani, di restare svegli fino all'alba, condividendo post, messaggi, giocando, guardando dei video o scrollando tra i feed delle reti sociali - NdR]
Oggi schiere di teenager sovreccitati, sperimentano la sessualità con il «gioco» del sexting, che è un far girare informazioni provocanti e immagini erotiche in grado di finire dappertutto grazie a WhatsApp, un social diffuso anche tra i bambini della primaria, a cui in Italia, il Garante dei minori consente l’iscrizione a 12 anni, purché vi sia la supervisione dell’adulto.
 
Non meraviglia affatto allora che insieme al sexting, pratica attiva da tempo tra i giovani ma il cui significato preciso della parola sfugge agli adulti, si sviluppi il fenomeno grave del «Revenge porn», ovvero la spirale perversa della vendetta sessuale.
Il sexting, per quanto possa essere considerato fenomeno che rimanda alla ricerca della propria identità o illusoria prova d’amore dei partner, può essere usato tra i giovani come un modo per sperimentare la sessualità con meno ansia e mostrarsi grandi.
Tuttavia gli adolescenti non sanno, perché nessuno glielo ha mai detto chiaramente, che quell’inviare foto intime all’amica o al fidanzato di turno, può sfuggire dal proprio controllo e quel materiale privato può finire pericolosamente nel giro della pedopornografia.
 
Nessuno li avverte che quelle foto messe online non hanno niente a che fare con l’amore e che passando invece di cellulare in cellulare, potrebbero alimentare l’estorsione e il ricatto o favorire l’adescamento e la pedofilia online.
Ai minori va detto a chiare lettere che è pratica pericolosa.
Per contenere i rischi del sexting tra i giovanissimi, c’è bisogno di una precisa educazione alla sessualità da praticare presto sia in famiglia che a scuola la quale richiede da parte degli adulti, competenze educative adeguate ai tempi tecnologici di oggi e capacità di dialogo intorno alla sessualità.
Non certo di giudizi.

Giuseppe Maiolo - Psicologia delle età della vita
Università di Trento - www.iovivobene.it

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